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Domani è un giorno nuovo: una retrospettiva sui VERME

Verme
La prima volta che vidi dal vivo i Verme fu in Dauntaun, al Leoncavallo. Faceva abbastanza freddo e raggiunsi via Watteau coi mezzi, una cosa che non ho mai fatto per andare ad un concerto a Milano. Tornai oltre il fiume Ticino il giorno dopo, sempre coi mezzi, dopo aver lasciato la bici tutta la notte legata davanti alla stazione della mia città. Pedalai verso casa che i cavalcavia sembravano tanti, indomabili Falzarego. I ricordi di quella sera non mi sono tuttora ancora molto chiari ma si sa. La seconda volta invece faceva nettamente più caldo, sarà stato l’inizio di settembre, e andai a vederli a Varazze, sul lungomare, assieme alla ragazza che ora è diventata mia moglie. Era forse il secondo o terzo concerto che andavamo a vedere insieme, il primo furono i Perturbazione gratis. Il posto era un baretto, mi ricordo che la birra era freschissima e che partimmo di fretta, per le sei e mezzo di sera, perchè il concerto iniziava presto e sarebbe finito presto. Non c’era palco, praticamente i Verme suonarono nel dehors del localino, con la gente che leccava gli ultimi gelati della stagione balneare camminando sul lungomare e ci guardava un po’ dubbiosa.

Il merito maggiore dei Verme, durante la loro più che fulminea carriera, è sicuramente stato quello di aver pubblicato tutto e subito. Si sentì parlare di loro in quanto arrivavano tutti da altre esperienze musicali famosissime in Italia: Minnie’s, Fine Before You Came, Hot Gossip, Dummo, e subito dopo uscì il primo EP, “Un Verme resta un Verme“, quello con il rip/off di “(GI)” dei Germs, l’album con What we do is secret. Non ci hanno mai lasciati sulle spine, inventando un modo di fare musica fruibile sin dai primi tempi senza troppe trafile: subito materiale da scaricare corredato da grafiche lussureggianti, subito concerti e mini tour, subito risposte alle sempre più frequenti domande.
Ho preso in esame, sino ad ora, il “vettore”, o la “tara” di ciò di cui parlerò nelle prossime righe, e cioè il modo con il quale suonarono e registrarono i Verme, negli anni.
Innanzitutto non hanno mai avuto paura a parlare di crescere o di peggiorare fisicamente invecchiando, sottolineando la necessità di vivere il proprio tempo con la sensazione che il tempo stesso, nella sua immaterialità, non sia poi così importante. Sant’Agostino ci aveva già ragionato, sul tempo, ma senza parlare della frustrazione dell’essersi dimenticati di comprare il latte, per esempio.

Rip” è l’unico disco in formato 12″ che abbiano mai pubblicato i Verme, ma non è la loro prima raccolta. “Vermica” ( rip/off dei Metallica del “Black Album”), del 2012, racchiudeva infatti i loro primi tre lavoretti, tralasciando per mere cause anagrafiche gli ultimi due brani scritti e riportati nel 3 ways split “Splittone paura“, assieme a Gazebo Penguins e Do Nascimiento: L’inutilità del panorama e Lo squallore del tonno.
Ma aspetttiamo un attimo,tiriamo il fiato perchè troppa sinossi e troppa cronologia insieme non fanno bene, e riconcentriamoci piuttosto sull’aspetto più importante della carriera dei Verme: sono stati un gruppo che faceva cantare a squarciagola. E faceva cantare tutti, impossibile resistere. Anche nei momenti di affanno, quando torni a casa stanco o quando esci alla mattina ancora più stanco. Quando aspetti la pizza al venerdì sera e quando vai a pranzo dai tuoi alla domenica. Ci hanno fatto rendere conto di appartenere ad un unico, plasmabile e spinoziano territorio, ci hanno fatto prendere coscienza del fatto che stessimo crescendo, o che per lo meno ci stessimo provando. Ogni loro canzone è stata un avvenimento, ogni concerto al quale sono stati invitati un evento imperdibile, ogni loro copertina un rip/off. O per lo meno, le copertine relative agli album delle canzoni contenute in “Vermica“.
Rip“, invece, è solo “Rip“, senza il solito “Off“: arriva cinque anni dopo il loro ultimo concerto ed è un discone nero, pubblicato da To Lose la Track, solenne e malinconico tanto da sembrare un altisonante album di inediti. Ci sono le foto dei concerti, ci sono i testi, c’è un piccolo ricordo di come si siano formati loro, come gruppo, ci sono i disegni di prova di svariati loghi mai ufficializzati e poi c’è una croce rosa fosforescente in copertina, che si scopre, una volta tenendo in mano il disco, essere ritagliata in modo da rimanere bianca una volta tolto il booklet. Percorrendo “Rip” in ordine cronologico la differenza non la fa la musica ed il significato che assume una volta suonata, ma i ricordi che associamo ad ogni ritornello. È indubbio lo scarto stilistico che ha accompagnato i primi quattro brani della loro produzione, La semplicità della montagna, La complessità del mare, Piombo e Ossimoro, rispetto alle canzoni di “Vai verme vai“, uscito solo sei mesi dopo il debutto: aumentano la tristezza e la rassegnazione, la sperimentazione emocore viene abbandonata per lasiare spazio a ritmi più veloci e strutturati, ma la cosa più importante è che abbiamo imparato a cantare, grazie ai Verme, è inutile negarlo, lo ripeto per la seconda volta.

Sono stati loro a farci rendere conto che sia una cosa egoistica il curarsi dell’accostamento dei colori indossati quando magari le altre persone cessano di vivere. Sono stati loro a ricordarci che anche se si passa una giornata pesante, inserita in un periodo pesante, il domani potrà riservarci comunque un avvenimento più brutto di quelli che abbiamo già passato. Grazie a Gatto gatto gatto, poi, non vediamo l’ora che nevichi almeno un po’, per poterci auto-rassicurare sul fatto che il luogo in cui viviamo sia comunque un luogo orribile nonostante la soave intemperie. Attorno alla loro discografia, poi, sono nate moltissime realtà indipendenti dedite a produzioni, organizzazione di concerti, iniziative. Two Two Cats e Neat is Murder, per esempio, hanno riportato grazie ai Verme le canzoni su nastro, su cassetta, andando a completare la crasi perfetta tra i formati nei quali si può produrre musica. Legno, serigrafia milanese gestita da Jacopo, ha stampato decine e decine di magliette pazzesche ispirate ai testi e alla mentalità del gruppo. Mantenendo un senso di appartenenza cittadino e complementare all’amicizia raramente in evidenza in altri ambiti musicali italiani. “Questa città non mi vuole più forte, questa città non mi vuole più affatto.” La cantavamo persino ai concerti, ma ai concerti degli altri gruppi che andavamo a vedere.
In un totale di tre cassette, un CD e due sette pollici, nessun loro brano si è mai lasciato ottundere dai divaganti sentimenti di noia e desolazione attitudinale che, prima o poi inesorabilmente, iniziano ad attanagliare qualsiasi band. Semplicemente perchè non appena, credo, tali abbandoniche sintonie abbiano iniziato a serpeggiare, i Verme hanno smesso di suonare. Ed è così che dovrebbe essere, inutile sforzarsi ancora. Ma lo dicono anche loro, Iacopo, Viole, Giacomo e Tommaso, non mi sto inventando nulla.

Quando abbiamo iniziato a essere presi troppo seriamente ci siamo un po’ spaventati. Abbiamo avuto paura di perdere la genuinità con cui il tutto era partito. Così ci siam sciolti. Che lo scherzo è bello quando dura poco. Questa raccolta contiene tutti i pezzi che abbiamo fatto e registrato tra il 2009 e il 2012. sono stati anni divertenti. Ora basta però. Addio merde.

Ciao eh, e bravi tutti.
Tracklist
A1 La Semplicità Della Montagna
A2 La Complessità Del Mare
A3 Piombo
A4 Ossimoro
A5 Coglione
A6 Figlio

B1 Gatto Gatto Gatto
B2 Risse Risse Risse
B3 Va Tutto Malone
B4 Va Tutto Marchette
B5 L’Inutilità Del Panorama
B6 Lo Squallore Del Tonno

Verme

In più, abbiamo pensato di mandare una manciatina di domande ai Verme. Non è una vera e propria intervista perchè sarebbe melenso parlare di un gruppo sciolto da ormai cinque anni, ma queste poche righe servono a dimostrare che anche pur riposando in pace, un Verme resta un Verme. Rispondono loro quattro e, a sorpresa, anche Luca Benni, deus ex machina di To Lose La Track, l’etichetta umbra che li ha seguiti durante tutta la loro storia.

Di chi è stata l’idea di raccogliere tutte le canzoni che avete registrato in un unico disco? Ne avete parlato tra ex membri oppure To Lose La Track ci ha messo del suo?
Viole :Volevamo che Benni finalmente mettesse la jacuzzi in casa, tutto qua. All’autogrill sul Verghereto ne vendono una gonfiabile che è pazzesca. Semplicemente pazzesca.
Giacomo : Ma dopo l’uscita del cd la voglia di averlo in vinile c’è sempre stata e considero To lose la track aka Luchi come 5 membro. Grazie Luchi per averlo fatto uscire!
Luca: Personalmente sentivo la storia dei Verme come qualcosa di non concluso definitivamente se non fosse uscito questo disco. Ha rappresentanto un momento molto importante della storia della musica italiana di noi amanti delle povere chitarre del ruock. E visto che oggigiorno c’è stato questo ritorno molto forte del vinile, mi sembrava giusto lasciare ai posteri (e ai feticisti del vinile) un pezzo tangibile di questa storia recente.

Perchè questa volta non avete utilizzato alcun rip/off da mettere in copertina?
Viole Non so come chiamarlo: Rip off del rip off? Auto rip off? Meta rip off? Ad ogni modo è la copertina della prima cassettina, solo con il verme a fare una chiara croce anziché cercare di mordersi la coda e chiudere il cerchio dei Germs. Che poi era una delle due magliette che stampammo per l’ultimo concerto. Mia mamma dice che siamo scemi ed è rimasta molto turbata, non posso darle torto.A.:Perchè calcare ancora il polso, intitolando il disco “Rip”, sul fatto che “stop, basta, non suoneremo nè registreremo mai più”? Avete ricevuto molte proposte dopo la vostra ultima data, sia per concerti che per nuove regisrtrazioni?
Giacomo: Luca continua a chiederlo! viole In effetti ci capita di ricevere proposte indecenti e lusinghiere, perché c’è della gente affettuosa, tenace ma più che altro scema che ancora ci pensa. La verità è che stiamo cercando di vederci per una pizza e una bibita da almeno tre anni e non ci siamo ancora realmente riusciti, figurati un’operazione più complessa. Quindi ascoltate, appassionatevi e organizzate i concerti a tutte le belle bande che ci sono in giro, che a guardare indietro vi viene il torcicollo!
Jacopo C’è uno spiegone nel foglio interno del vinile. E comunque, in generale, le reunion non sono mai belle. Non mi piacerebbe nemmeno quella dei miei genitori.

Come la state vivendo ora, questa nuova uscita? Ne parlate fra di voi?
Viole: Ma che domanda è?
Jacopo: Vecchi, l’hai fatta incazzare.
Giacomo: Io non abito più in Italia, come ve la state vivendo questa uscita raga? In America non gliene frega un cazzo a nessuno.
Tommaso: Non ne parliamo, ci mandiamo dei vocali da un minuto e mezzo spunta blu nessuna risposta.

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