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Dashboard Confessional – Crooked Shadows

2018 - Fueled By Ramen
alternative rock

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Tracklist

1. We Fight
2. Catch You
3. About Us
4. Heart Beat Here
5. Belong
6. Crooked Shadows
7. Open My Eyes
8. Be Alright
9. Just What To Say


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“The Swiss Army Romance” fu il primo disco completamente acustico che abbia mai ascoltato, sarà stato il 2002, ricordo, e facevo il possibile per seguire gruppi punkrock di cui nessuno aveva mai sentito parlare, magari. Ascoltavo un sacco di band emo, cercando però di non scadere mai nel commericale. Non pensavo fosse un disco inciso da un gruppo, in realtà, al primo ascolto. Non esistevano ancora i mezzi di informazione di cui possiamo usufruire adesso e leggevo il nome, Dashboard Confessional, senza alcun articolo davanti. Come per dire “Kevin Devine”, per intenderci. Pensavo fosse una sorta di progetto solista. Subito dopo iniziai ad ascoltare anche

“The places you have to come to fear the most” perché uscì su Vagrant e quasi mi auto-obbligavo ad ascoltare gruppi Vagrant, in attesa di perle discografiche come Reggie And The Full Effect. “Crooked Shadows” esce invece per l’etichetta di Gainesville Fueled By Ramen, di cui non ho mai sentito parlare, ed è il settimo disco di questa band originaria della Florida e guidada dal carismatico e controverso Chris Carrabba. Non ho mai sentito parlare della Fueled By Ramen, sia ben inteso: Gainesville invece è un punto geografico importantissimo per ciò che riguarda i miei gusti, ma questa è un’altra storia.

Il settimo disco dei Dashboard Confessional, venendo al “core” della questione, è un lavoro noioso, senza spunti e senza spirito. Ha più il piglio di uno svecchiato disco pop che di un tentativo di fare del banale emocore alle soglie del 2020. “Crooked Shadows” è un sostanzialmente banale, e anche le canzoni che dovrebbero essere esplicative, che dovrebbero risultare come un manifesto di intenti, come il singolo di lancio We Fight, non hanno nessuno sprazzo intuitivo né la tonicità ideale per attirare l’attenzione: il singolo appare con le sembianze di uno scombussolato e postmoderno accavallarsi di urla e sintetizzatori.

Lindsey Stirling presta il suo violino in Open My Eyes, che ha tutta l’aria di essere una raffazzonata ballata per portare un po’ più in là il minutaggio totale dell’album. Heart Beat Here è forse il brano che più riconduce l’ascoltatore ai primi tempi dei Dashboard Confessional, proprio perché nella sua acusticità risulta trovare un’agognata semplicità, scandendo chiaramente il titolo della canzone nel so svilupparsi. Catch You è un pezzo alla Kevin Devine fatto e finito, ma meno accattivante e duro: il ritornello infatti può anche ssere gradevole, ma gli accorgimenti elettronici messi lì come a chiosare il rendimento totale dei giri fanno presagire sempre di più la mancanza di idee innovative da parte di Chris Carrabba. 

L’epoca in cui l’emopunk era punto di partenza per poter esplorare i più reconditi campi della musica alternativa americana sono ormai inesorabilmente finiti, anche grazie ad album come “Crooked Shadows“. Prima si partiva dai Thursday e si arrivava ai Drive Like Jehu, capendo il significato di una certa musica inserita in un certo ambito. Ma ora? Minutaggio.

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