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Jochen Arbeit & Paolo Spaccamonti – CLN

2018 - Boring Machines / Escape From Today
sperimentale

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Tracklist

1. I
2. II
3. III
4. IV
5. V
6. VI
7. VII


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Quante volte negli ultimi sedici anni sono passato da Piazza C.L.N. a Torino con noncuranza? Quante altre invece mi sono soffermato a pensare giusto per ritrovarmi al cospetto delle chiese di San Carlo e Santa Cristina, pochi passi più avanti? E quante volte ancora ho pensato che ciò che stava passando nelle cuffie perennemente calcate nelle mie orecchie non sottolineasse doviziosamente né i miei pensieri né ciò che stavo osservando?

Troppe, è la risposta a questa serie di domande che potrebbero stonare all’inizio di qualsiasi recensione. Qualsiasi ma non questa. Jochen Arbeit e Paolo Spaccamonti si incontrano sotto il colonnato freddo ed austero e si guardano negli occhi. Paolo Spaccamonti e Jochen Arbeit imbracciano le chitarre e rimodellano l’architettura. Da una parte i nuovi palazzi che collassano dall’altra nuove strutture che crescono e si impongono al posto delle precedenti sotto un sole che non scalda.

Il biancore di “CLN” è fulgidamente algido e si imprime nella retina come un raggio di neve candida che si sporca di realtà, di tanto in tanto. Preme sulle pareti di un cuore di marmo e si ammanta delle ombre di Augusta Taurinorum nel suo antico abbraccio fino a formare una rete elettrica scomposta e ricomposta in maniera ordinata e in totale fusione fino a creare qualcosa d’altro, sconosciuto nel suo essere già scritto e già letto, rilettura di un passaggio tra montagne d’etere che fendono il cemento.

Il cammino del soldato perso nei meandri del tempo è irto di ostruzioni e ostacoli intessuti nel rumore e nel compendio di un sopito male elettrico che stratifica nelle cavità della Terra (II, IV). Ombre che si allungano su paesaggi brulli e riscaldati dal fuoco della sabbia divorano tutto in spettrali mistificazioni di peregrinaggi avvenuti ormai anni orsono al di là dell’Oceano, al limitare del deserto e in lunghe carovane (V, VI). Cerulei volti toccati da fantasmi la cui voce è sono echi delicati ed intensi si stagliano su gentili cieli d’inverno in lontani richiami che noi definiremmo “post” (I, III). Infine antichi macchinari fusi nel piombo e nel risentimento tornano operativi vomitando sequenze noise alzando i propri volti tumefatti al cielo e urlando a piena voce (VII).

CLN” non è solo un disco, è la precisa identità di un’entità a due unità che divengono soliloquio e unisono dissonante. Sembra uno scioglilingua ma quando lo ascolterete non potrete che convenire con me.

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