Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

American Nightmare – American Nightmare

2018 - Rise Records / Heartworm Press / Deathwish Inc. / Smart Punk
hardcore / punk

Ascolta

Acquista

Tracklist

  1. The World Is Blue
  2. Flowers Under Siege
  3. American Death
  4. War
  5. Gloom Forever
  6. Lower Than Life
  7. Colder Than Death
  8. Dream
  9. Crisis Of Faith

Web

Sito Ufficiale
Facebook

A volte ritornano. E se ritornano, lo fanno in grande stile.

È il caso degli American Nightmare, che a distanza di 15 anni da “We’re Down Til We’re Underground” (uscito sotto il nome di Give Up The Ghost), danno alla luce un album omonimo che è un concentrato di energia senza freno alcuno. Nove tracce, meno di venti minuti, una cavalcata punk che ricorda agli osservatori più attenti come nulla sia perduto, anche dopo uno scioglimento (inatteso) e una discografia scarna (d’altronde, ha mai rappresentato un fattore determinante nell’hardcore-punk?).

“American Nightmare” consolida inoltre l’affermarsi sulla scena underground di quel genio, forse incompreso dai più, che è Wesley Eisold. Basti pensare ai Cold Cave, sua creatura, un po’ figlia un po’ alter ego, capace di riportare gli anni ’80 più oscuri in giro per l’Europa e gli Stati Uniti. Il suo cantato furibondo e menefreghista, portatore sano di stage diving e lotta senza quartiere sotto i palchi che sia ora che in passato hanno ospitato la band, caratterizza un lavoro scuro come gli abiti indossati dai componenti del gruppo

Il punk degli American Nightmare è trascinante ma al tempo stesso malinconico, capace di passare in pochi secondi da brani che non sfiorano nemmeno il minuto (Flowers Under Siege, Dream) a ribaltamenti goth più intensi (Colder Than Death). L’album intero è intriso delle canore canore di Eisold, vero mattatore in grado di incarnare lo spirito più moderno dell’oscurità attuale che attanaglia gli U.S.A.

Se “Background Music”, full lenght del 2001 rilasciato con il nome odierno della band, ricalcava in pieno il sound di fine anni ’90, incentrato su ritmiche serrate prettamente hc, “American Nightmare” si fa portabandiera di una necessità di riscoprire la strafottenza del punk più viscerale. The World Is blue getta subito le basi, con un Alex Garcia-Rivera che sembra voler sfondare le pelli della batteria, azione ripetuta anche in American death, brano dai forti riferimenti a quei campioni di furia e rabbia che sono i Go Deep.

Nove tracce di “tutto arrosto e niente fumo”, dove è decisamente tutto oro ciò che luccica: War vince il premio come canzone più completa dell’album in quanto a sonorità che non si limitano al compitino; ogni singolo riff può fare reparto a sé stante, come un attaccante di un metro e novanta piazzato nell’area avversaria.

Josh Holden si attiva al meglio insieme al suo basso su Gloom Forever, creando un collante perfetto per un insieme di melodia ed emotività che nel contesto dell’album non stona affatto, anzi. La traccia si caratterizza per sonorità che rivangano un passato di melodic hardcore degno di essere preso in considerazione. Crisis Of Faith pone fine alle ostilità con un mix che racchiude tutte le sonorità presenti nell’album, toccando persino il “Cold Cave style” nella parte centrale.

Complessivamente, gli American Nightmare ci hanno incastrati: sarà questo album un nuovo inizio per la band, che tanta gloria ha portato all’hardcore-punk? O si tratterà di una “Rock’n’roll swindle” in salsa moderna, nella quale siamo tutti pronti a cadere? Nell’attesa, si può pregustare quella che è già una pietra miliare degli ultimi anni, sperando di non doverne attenderne altri quindici per un nuovo capolavoro.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni