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La giovinezza disincantata di “Enema Of The State”

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Enema Of The State“, album rilasciato dai Blink-182 nel 1999 dura 35 minuti e 22 secondi. In quei 35 minuti e ventidue secondi per quella generazione nata a metà degli anni 90 che rispolvererà il disco una decina di anni dopo c’è tutto il ricordo di una giovinezza disincantata in cui si aveva voglia di tuffarsi nella vita senza troppe domande, affanni, e pensieri.

L’album, con il suo suono pop punk, i suoni brani corti, veloci, orecchiabili, è la radiografia della genesi dell’adolescenza. L’adolescenza con i suoi brufoli, le urla, le insicurezze, le porte sbattute e le madri che urlano di abbassare il volume o che in macchina ripetono “Dobbiamo ascoltare ancora questa canzone?’’ Sin dalla copertina i ricordi si fanno meno nitidi; quelle protuberanze dell’infermiera punk in copertina che ha allietato i primi desideri sessuali di noi giovani Portnoy quando non era ancora cosi immediato entrare in siti porno dove la cosa più sobria che vedi è una cinese che si monta un cavallo. I desideri sessuali a quel tempo erano un frammento di spazio fotografico, non un flusso di tempo ininterrotto di eiaculazioni virtuali.

Erano gli ultimi anni delle seghe sulle riviste, dei trilli su Msn, di Mtv (in punto di morte) e di estati al caldo passate al campetto a lanciare una palla in un canestro arrugginito, sperando che la sera, quando si usciva, ci sarebbe stata anche la ragazza che ti piaceva. L’album pop e mainstream di una generazione che era quel che era, che era sopravvissuta al suicidio di Cobain e voleva solo ridere un po’. Non è un caso che parte del disco fu l’asse portante del teen movie “American Pie”, quel film che tutti noi abbiamo visto e che al tempo suonava cosi politicamente scorretto e che oggi ci sembra cosi banale. Sembra cosi banale perché ormai l’assuefazione digitale, nel suo mutual shaping, non è solo mediatica, ma sessuale ed ironica.

In “Enema Of The State” c’è tutta l’adolescenza Americana (“Americana“, come quell’album del 1998 degli Offspring) che noi abbiamo cercato di far nostra. Le prime feste, i capelli lunghi, le prime paranoie post marjiuana e l’assoluta certezza di voler mandare gli altri affanculo. Le notti passate in alcuni parchetti, le prime sbronze, “Ah, quindi è cosi che è la birra?’’ e la prima ragazzina di cui eri innamorato. Passeggiate sotto le stelle e baci sotto la pioggia, rincorse dietro ai bus che si perdevano e “Fai firmare la nota ai tuoi genitori’’, “Se continui cosi dove finirai?’’, pomeriggi all’oratorio e “Quella è una porca, me l’hanno detto’’. Le prime Converse usurate e i primi accordi di chitarra, dove si suonava non per cambiare il mondo, ma perché ci si voleva divertire.

C’è un filo di tristezza in Adam’s Song, in cui il tema del suicidio scorre silenzioso come la voce di chi dal resto dell’album viene escluso. Il suicidio che è sia accusa, sia perdono (“You’ll be sorry when i’m gone, please tell mom this is not her fault“) sia resa, sia vittoria, sia lucidità di giudizio ed amara consapevolezza. Perché inserire in un album cosi tagliente, ironico e provocatorio un tema cosi? Perché, oltre al lato esplicitamente esilarante, c’è anche quella insostenibile consapevolezza di non sentirsi adatti. Non perché inadatti, ma perché giovani. Giovani. Giovani. Non che non lo siamo più, ma all’epoca eravamo agli albori della nostra adolescenza, fatta di preliminari raccontati ai compagni, sigarette lasciate agli amici, limoni al parco e domeniche al bar dove ti sentivi davvero a casa.

L’album successivo, escluso il live “The Mark, Tom and Travis Show“, “Take off your Pants and Jacket’’, si aprirà con Anthem Part Two, l’ultimo canto del cigno nero che colorò l’aberrante paesaggio della nostra adolescenza pseudo-americana. Canzone che Linklater userà in “Boyhood’’, niente di meno che un film che è il time-lapse della vita.

A riascoltare oggi “Enema Of The State” si ha la certezza di avere fatto parte di quell’ultima generazione salvabile, ancora capace di fare stronzate senza che venissero immortalate da uno smarthphone, ancora capace di chiedere il numero ad una ragazza e riceverlo sbagliato, che aspettava il messaggio del proprio migliore amico sul NokiaN70, e quel messaggio che recitava “Sono sotto casa tua, scendi’’. Ecco, questa è una di quelle piccole cose che mancano (All The Small Things).

Però, oggi come allora, sulla macchina che ha sostituito la Vespa del vostro amico d’infanzia ci sarà di sicuro un pezzo dei Blink-182. Si, quella Vespa, perché si usciva, si saliva sulla Vespa del tuo amico, e come ci racconta Enrico Brizzi alla fine di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” “se si piangeva era solo per colpa dell’aria troppo forte”.

Davvero tutto andava bene cosi.

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