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Arto – Fantasma

2018 - Sanguedischi/Offset Records/Dischi Bervisti/The Fucking Clinica/Fegato Dischi
dark-ambient / post-metal

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Tracklist

1. On Suicide
2. Trauma
3. Mirror Box
4. Larva
5. Hauntology
6. Ship Of Theseus
7. A Ghost Limbo
8. AibohphobiA


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Questo è proprio un titolo azzeccato per il disco in questione! E’ la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho finito di ascoltare il nuovo lavoro degli Arto, “supergruppo” italiano composto dai fratelli Cavina, Luca (Zeus e Calibro 35) che ha scritto quasi per intero le musiche e Simone, Christian Naldi (Ronin e Fulkanelli) ed il chitarrista e tecnico del suono Bruno Germano (Settlefish). Fantasma“, questo il titolo del lavoro, è un disco spettrale ed inquietante intriso di splendida oscurità. I quattro propongono atmosfere dark drone ambient alla Neurosis, altre più volte verso il post-rock ma sempre cupe in odore di zolfo alla Godspeed You! Black Emperor,  il tutto con arrangiamenti orchestrali molto ben studiati e che non sfigurerebbero come colonna sonora di un film, sicuramente però non una commedia, piuttosto un horror od un thriller psicologico.

Le otto tracce che compongono “Fantasma” sono tutte strumentali, esclusion fatta per l’iniziale e corta On Suicide, quasi una sorta di fiaba barocca e noir che vede alla voce IOSONOUNCANE, il tutto accompagnato solo da una chitarra languida ed archi che contribuiscono a creare tensione. Lo spettro della band di Scott Kelly e Steve Von Till si manifesta invece chiaramente nella successiva Trauma, dove la batteria scandisce il tempo in maniera prepotente, una sorta di marcia funebre con un fantastico crescendo degno della band post-metal di Oakland, così come nella successiva ipnotica e lisergica Mirror Box, in cui nel finale emergono influenze alla Isis, altra band fondamentale di quel genere poi definito post-metal.

Larva parte come un brano dark-ambient che ricorda un’altra band nostrana di ottimo livello, gli Ornaments, per poi esplodere nel finale verso lidi quasi black-metal. La tribale Hauntology – con l’ottimo contributo del synth che crea un tappeto sonoro ancora più oscuro ed inquietante – è un altro eccellente brano disturbante, che mostra quanto siano dei musicisti di livello i nostri quattro. Non c’è spazio per la melodia né soprattutto per tinte chiare su “Fantasma” e Ship of Theseus ne è la conferma con il suo groove minaccioso e con il basso di Luca Cavina che detta i tempi come se fosse un direttore d’orchestra di una sinfonia nera nella quale nemmeno il glockenspiel riesce ad attenuare la cupezza, anzi se possibile rende il tutto ancora più tetro. Stesso copione nell’epica A Ghost Limbo, in cui gli Arto utilizzano sapientemente anche un vibrafono. A conclusione di questo meraviglioso viaggio oscuro abbiamo AibohphobiA, con i suoi silenzi ansiogeni ed un triste e malinconico pianoforte che introduce gli inquietanti archi: potrebbe essere tranquillamente un brano di una colonna sonora uscita dalla penna di Mr. Nick Cave.

Gli Arto sono riusciti nel difficile compito di produrre un ottimo disco, senza stravolgere nessuno schema, ma facendolo dannatamente bene e soprattutto con una classe davvero fuori dal comune. Se questi sono gli incubi, che i “fantasmi” continuino ad imperversare alla grande.

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