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Ministri – Fidatevi

2018 - Woodworm
rock / alternative

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Tracklist

1. Tra Le Vite Degli Altri
2. Fidatevi
3. Spettri
4. Crateri
5. Tienimi Che Ci Perdiamo
6. Mentre Fa Giorno
7. Memoria Breve
8. Usami
9. Un Dio Da Scegliere
10. Due Desideri Su Tre
11. Nella Battaglia
12. Dimmi Che Cosa


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Avevamo salutato i Ministri un paio di anni fa, al termine del tour celebrativo per il decennale de “I Soldi Sono Finiti“, disco capace di ridisegnare le coordinate geografiche del rock italiano, in un periodo nel quale non sembrava ancora esaurita l’eco di Seven Nation Army dei White Stripes (e nemmeno la sbornia Mondiale). Con i successivi quattro dischi, i milanesi hanno vissuto una crescita esponenziale, figlia anche dell’innata capacità di fidelizzare un pubblico che li ha consacrati come una delle più importanti rock band italiane delle ultime due decadi.

Per realizzare “Fidatevi” i Ministri sono ripartiti da Woodworm e da Taketo Gohara, dopo due anni di silenzio e di assenza totale, in controtendenza rispetto a un momento storico nel quale sembra fondamentale alimentare in qualche modo la macchina dell’hype. Nonostante il nome pesante, i tre sono usciti e rientrati in punta di piedi e anche il lancio dei due singoli (la titletrack e Tra Le Vite Degli Altri) è avvenuto tutt’altro che in pompa magna. Un po’ vecchio stile, o meglio dire un po’ stile Ministri.

Ascoltandoli oggi, potremmo dire a posteriori che un paio d’anni fa si chiudeva idealmente un cerchio: i Ministri del 2018 danno l’impressione di voler approcciarsi in maniera diversa all’oggi, sembrano cercare uno stratagemma per esorcizzare le paure e le ansie endemiche d’una generazione che vive una realtà complessa e frastagliata come mai, forse, nella storia. Con Fidatevi viene fuori la pars costruens dei Ministri: è l’accettazione, la presa di coscienza, ma anche il tentativo di riscatto attraverso la fiducia. È un atto di coraggio.

Fidatevi” è un disco di dodici tracce per tre quarti d’ora di durata e in apertura sono stipati i due singoli che hanno preceduto l’uscita del disco: prima la sofferenza e l’elettricità di Tra Le Vite Degli Altri, poi la furia di una giovane incompresa immersa fra riff che ricordano La Casa Brucia della titletrack, riassunta da una frase che potrebbe spiegare, per certi versi, un po’ tutto l’album (Signore e signori, analisti e dottori, abbiamo nuovi pensieri, abbiamo nuovi dolori che non potete capire, non potete intuire, non potete sentire quindi fidatevi). L’inquieta e scurissima Spettri è un crescendo musicale ed emotivo, un pezzo figlio del desiderio di superare gli ostacoli eretti dal nostro inconscio che precede il dolore lancinante di Crateri. La prima metà dell’album si esaurisce con due pezzi d’amore poco tradizionali che insistono sulle idee forti di questo lavoro: la paura e la fiducia. Se quello dolce di Tienimi Che Ci Perdiamo è un amore instabile, che si consolida per il terrore dell’abbandono, in Mentre Fa Giorno è una deflagrazione (anche musicalmente), è l’apertura di un nuovo ciclo e porta in dote con sé anche la speranza della longevità.

La seconda metà di “Fidatevi” si apre con un pezzo che vuole contemporaneamente celebrare e maledire quella Memoria Breve che ci porta a ricadere sempre negli stessi errori e poi torna nuovamente a pestare con Usami, prima di una fase che accentua quell’introspezione ben più che accennata fino a ora. Un Dio Da Scegliere abbassa i ritmi, ma tiene alto il livello di tensione, con la sua denuncia all’eccessiva aridità del nostro spirito, pur restando comunque lontano da discorsi meramente religiosi, prima di sfumare in una coda elegante e distorta. Due Desideri Su Tre scorre ancora più lentamente, la struttura musicale è essenziale, quasi impalpabile, mentre Nella Battaglia si aggrappa al suo ritornello per ripensare positivamente la diserzione di alcune guerre che combattiamo quotidianamente, con traiettorie che tornano a essere più rock. Dimmi Che Cosa suggella il sesto album dei Ministri con un’altra massiccia dose di pathos e un nuovo crescendo.

Nel nuovo album dei Ministri si sente, e non poco, il lavoro svolto da Taketo Gohara: una produzione così maniacale ha reso più elegante e pulito del solito il rock tendenzialmente crudo del trio milanese. È un elemento che, di primo acchito, potrebbe spiazzare, ma con gli ascolti il disco scorre sempre più fluido e non risulta snaturato. I brani più melodici dal sapore di ballad, in tal senso, sono una costante da “Tempi Bui” in poi e non dovrebbero stupire. Al netto di qualche passaggio meno a fuoco di altri (nella seconda parte), i Ministri hanno confezionato un altro album di livello: un passo avanti rispetto a “Cultura Generale“, musicalmente capace di alternare diverse anime, conservando il classico afflato rock e scritto con grande sensibilità.

Probabilmente non metterà d’accordo proprio tutti, ma era un’impresa ardua: in sintesi, comunque, chi si è fidato non ha sbagliato.

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