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Ursula K. Le Guin & Todd Barton – Music and Poetry Of The Kesh

2018 - RVNG
sperimentale

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Tracklist

01. Heron Dance 
02. Twilight Song
03. Yes—Singing
04. Dragonfly Song 
05. A Homesick Song 
06. The Willows (1:40
07. Lullaby—Lahela 
08. Long Singing
09. The Quail Song 
10. A Teaching Poem 
11. A River Song 
12. Sun Dance Poem 
13. A Music of the Eighth House 


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Questo disco, tutto particolare, affonda le radici nel romanzo di fantasia di Ursula K. Le Guin “Always Coming Home” che racconta la vita del popolo Kesh (corrispondente ai Sumeri). Il libro inoltre colleziona una serie di fonti e documenti (chiaramente immaginari ma verosimili) che tesimoniano la vita e le usanze di questo popolo. Il punto di vista narrativo è raccontato dalla protagonista: una donna chiamata Stone Telling che ha passato l’infanzia con la madre in una valle (corrispondente al Nord della California, oggi sommersa dal livello del mare) e quando è cresciuta, ha passato l’adolescenza col padre in città. Le due società, valle e città, sono in netto contrasto: i Kesh sono pacifici mentre i Dayao o Condor sono rigidi, con schemi patriarcali, gerarchici e con una forte impronta militare che mira ad espansioni.

Ecco, per il momento il prosieguo della storia non ci riguarda, e potremmo soffermarci ancora su questa distinzione e penetrare ancora meglio la cultura della valle del popolo Kesh, una popolazione fittizia, con una lingua e una cultura immaginarie . Il libro è una forma di protesta contro la civilizzazione (quella che Nietzsche contrapponeva alla cultura, in sostanza) che è chiamata dal popolo Kesh, la “malattia dell’uomo”. E proprio in questa apocalisse à la Waterworld, le razze e i popoli non riescono a ricordare i veri motivi del collasso mondiale. Qualche popolo racconta che gli unici segni di civilzzazione rimasti, sono gli artefatti e un network di computer grande quanto il sistema solare. Ecco che allora, le varie tribù nei propri villaggi vivono del lavoro della propria terra in una sorta di autarchia (in cui si vive di caccia, pastorizia e di industrie autoctone).

Questo è lo scenario da cui parte il disco della scrittrice Le Guin e del suo amico Todd Barton. Il libro era accompagnato da immagini, note e nella prima edizione limitata, anche da una cassetta. La cassetta come testimonianza di canti di questi popoli di cui mai si saprà nulla perché troppo lontani (nel futuro o nel passato, poco importa, insomma, pre-istoricamente) riaffiora in questa uscita con i testi di Le Guin e con le musiche di Todd Barton (strumentista dell’Oregon, esperto di sistemi Buchla e collaboratore con Ursula per alcuni progetti radio) che si è dovuto adeguare al suo volere costruendo e imparando a suonare gli strumenti da lei ideati (tra cui il corno lungo sette piedi conosciuto dal popolo Kesh come Houmbùta, o il flauto d’osso detto Wéosai Medoud Tayahi, giusto per citarne alcuni). E tutte queste cose, nel disco, si sentono, essendo dei field recordings studiati, come testimonianza di canti popolari antichi in scenari caratteristici, con atmosfere bucoliche, elegantemente composte e pulite.

Nel suo complesso, “Music and Poetry of The Kesh” è assolutamente geniale perché ricrea con quella finzione borgesiana che ha una sua storicità e perché riprende un percorso che aveva come medium la scrittura. Il documento emerge sempre dalla realtà ritratta che si rifrange su se stessa fino a confermarsi e per questo continuamente a mascherarsi, ad ingannarsi, fino a crederci.

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