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The Third Eye Foundation – Wake The Dead

2018 - Ici D'Ailleurs
elettronica / sperimentale

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Tracklist

  1. Wake The Dead
  2. Procession For Eric
  3. The Blasted Tower
  4. Controlled Demolition
  5. That's Why
  6. Do The Crawl

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Insomma, il progetto di Matt Elliott stavolta ha preso una strada ben precisa, con un sound definito e una struttura che inizia e si conclude in poche (ma molto lunghe) tracce. E proprio questo suo aspetto conchiuso è la vera anima di questo progetto, paradossalmente opposto alle possibili scelte della personalità di Elliott.

Se infatti Elliott cerca l’apertura nelle sue produzioni, The Third Eye Foundation, che è un’entità separata rispetto all’uomo Elliott, si trincera dietro la facciata dei suoni e universi che ci spinge contro. Praticamente, se oggi The Third Eye Foundation suona così è perché si parla di un racconto à la Vico, in cui l’uomo è nel suo stato di decadenza in cui si trova già e che, di conseguenza, riflette il mondo attorno a sé distorcendolo, senza rispettarlo. Anzi, man mano che il tempo passava, il riflesso svaniva accumulando sporcizia sulla superficie riflettente.

In questo lavoro “Wake The Dead” ritorna alle sonorità di “The Dark” di 8 anni fa. E ribadisce che la lotta nel mondo (più in genere nell’uomo) non è tra luce e tenebra poiché è solo il nero l’unico colore degno di nota e ha davvero poco senso cercare una via d’uscita da questa visione umbratile della vita (che va ben oltre l’esistenza).

E con questo preambolo entriamo nel concept del disco, appunto, la morte, che ha più valenze. La morte è uno stato che, vivendolo (cioè morendo) o meno, condiziona la nostra esistenza (limitata da un punto che tutti conosciamo come morte: finisce l’esistenza, comincia la morte) anche quando di per sé non si presenta. Sarà banale (diciamolo pure, lo è) ma il passaggio che avviene successivamente è talmente banale che capovolge una visione corrente, lineare del nostro vivere. La morte è l’unica cosa che definisce la vita, ne determina il limite, ma d’altro canto, la morte, come limite, non appare. Lo sappiamo, e nonostante si sappia, “entrare e abbandonarsi a se stessi è un modo per svegliare temporaneamente le assenze che infestano i nostri ricordi”.

Wake The Dead” non è altro che un risveglio della memoria (anche qui, la dimensione dell’essere-stato-della-morte, ha una definizione tutta sua; non per forza la morte che verrà – che non è propriamente conosciuta – ma della morte che è stata e che ha affetto persone a noi vicine o lontane). E questo approccio non ha nulla a che vedere nemmeno con riflessioni, domande, piuttosto con un sentire poiché l’uomo, secondo The Third Eye Foundation non è altro che il risultato del proprio ambiente circostante e per rimediare alla nostra condizione di dipendenza, dobbiamo sbarazzarci delle nostre certezze, svuotarci e considerare l’ “altro”. Ecco, da qui comincia il disco, una volta appresa la visione, una volta acclarato che il risveglio dell’assolutamente altro (la morte, i morti, le memorie che, per quanto siano nostre, sono altro da noi, non più con noi) è l’unico modo per uscire dalla nostra condizione. E proprio perché non è prevista una “soluzione”, il disco non ha formalismi evidenti, piuttosto si basa su una forma libera: non c’è inizio o fine, è un viaggio come un instabile loop che si lascia invadere da altri dettagli che vengono fuori ascolto dopo ascolto, fino all’ammassarsi dei collassi possibili. Insomma, sembra che abbia una forma circolare di ripetizione, bensì è una spirale che non rimane mai la stessa cosa.

Chiaramente, non vi è alcun testo, alcuna forma di parola, ça va sans dir, poiché perdendo il significato e rimanendo esclusivamente un senso questionabile di incertezza, non possiamo formulare frasi, enunciati che abbiano un qualche meaning, bedeutung e altre definizioni parallele. Rimangono le macerie di una dubstep funeraria che lascia esprimere il silenzio.

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