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Lorø – Hidden Twin

2018 - Brigante Records & Productions / Dio Drone / Drown Within Records / Cave Canem DIY / In The Bottle Records
math / sludge / industrial / noise

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Tracklist

1. Low Raw
2. Choke
3. Last Gone
4. Deaf's Hymn
5. Point&Comma
6. Hidden Twin


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A tre anni di distanza dall’ottimo omonimo esordio del 2015 tornano i Lorø, power trio padovano che dimostra decisamente di aver carattere, perché se già sul primo disco gli ingredienti sul piatto erano davvero tanti, su “Hidden Twin” se possibile sono ancora di più. Infatti a parte lambire sonorità o  generi anche apparentemente distanti , i tre hanno deciso di aggiungere una voce su alcuni brani, decisamente distorta e luciferina e che, pur non aggiungendo moltissimo alla riuscita di un lavoro che comunque risulta promosso, evidenzia una novità non trascurabile all’interno del loro sound, soprattutto per una band che nasce strumentale.

È tutt’ora molto forte nel gruppo veneto la voglia di sperimentare ma soprattutto di osare e se come per i Lorø si hanno tutte le carte in regola per farlo, risulta spesso un piacere per chi ascolta, anche se ciò provoca una sorta di stordimento, forse semplicemente perché ho ancora nelle orecchie quel buonissimo esordio che tanto mi aveva colpito tre anni fa. Fatta questa considerazione soggettiva ed assolutamente trascurabile,  reputo che al secondo disco è più che legittimo e comprensibile non avere ancora tutto chiaro o prestabilito, anzi per fortuna non tutti si siedono sugli allori ed inevitabilmente per le band che effettivamente hanno qualcosa da dire bisogna fare i conti anche con quella che gli addetti ai lavori amano chiamare “evoluzione artistica”, nonchè forse una sorta di positiva irrequietezza.

La  caratteristica che è subito in evidenza fin dalle prime note di “Hidden Twin” è un certo inasprimento delle chitarre, più metalliche rispetto al lavoro precedente come nell’iniziale cavalcata industrial Low Raw, mentre nella potente e sludge Choke si ha la presenza per la prima volta della “dolce” (si fa per dire) voce di Riccardo Zulato, per  poi trasformarsi in un turbinio math con inserti elettronici. L’inquietante synth di Mattia Bonafini la fa da padrone fin da subito nella successiva ed incisiva Last Gone, con i suoi ottimi cambi di tempo ed il suo killer groove. La componente sludge è più presente rispetto al passato, cosa che si nota anche nella mefistofelica Deaf’s Hymn o nella strumentale Point& Comma, che ricorda i nostrani Fuzz Orchestra con il sempre ottimo apporto del synth, strumento più incisivo rispetto al passato, ed il finale acustico inaspettato.

Anche il brano che da il titolo al disco, pur se forse inizialmente in maniera meno minacciosa con un leggero retrogusto stoner, inizia acustico, ma poi arriva il synth da film horror e lo sludge torna a farla da padrone. Tutto ciò rende la title track insieme alla seguente Inerxia, Drive Me As Only You Can Do, con il suo finale in crescendo davvero notevole, uno dei pezzi migliori di un disco che dimostra una certa urgenza e forse meno ragionato rispetto all’esordio ma che sicuramente non faticherò ad inserire tra i migliori italiani di quest’anno anche se appena iniziato.

Reputo certamente i Lorø una delle band più interessante soprattutto in prospettiva del panorama underground italiano.

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