Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Mèsa – Touché

2018 - Bomba Dischi
pop / songwriting

Ascolta

Acquista

Tracklist


Web

Sito Ufficiale
Facebook

L’ultima scommessa di Bomba Dischi è di quelle che lasciano il segno e che, per certi versi, vanno miracolosamente controtendenza. Si tratta di Mèsa, cantautrice romana classe 1991 che, dopo la solita interminabile gavetta in inglese e un buon EP d’esordio, affronta ora la prova del debutto sulla lunga distanza con “Touché“. In controtendenza, dicevamo, soprattutto perché il disco in questione è tutto tranne che rapido e immediato, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da un’artista che punta ad affermarsi su un terreno ora tanto accogliente quale l’indie nostrano.

Touché” è infatti un lavoro timido e ostinato, contorto e pieno di grovigli, a volte ruvido e taciturno e che rifiuta a più riprese i dogmi di una scrittura pop più smaliziata. Certo, non mancano striature melodiche più o meno consistenti, a tratti davvero graziose, segno di infatuazioni folk sincere e comunque mai banali, ma in ogni caso si tratta di ornamenti evidenti solo in superficie. Piuttosto, nelle profondità di “Touché” ci sono tutti quei riferimenti con cui Mèsa è cresciuta. Non a caso, l’album profuma fino al midollo di anni novanta, di tutto l’indie italiano dell’epoca, quando a predominare era un alt-rock tutt’altro che confortevole. Ecco allora che, per quanto il risultato finale non sia poi così alternative, l’equilibrio fra quest’ultimo aspetto, la vena cantautorale e quella folk apre a una dimensione fresca e interessante, a tratti paradossalmente anacronistica, retta magistralmente da un uso quasi feticistico delle chitarre elettriche. I riferimenti, da Cristina Donà alla prima Carmen Consoli, diventano a questo punto una pura questione di devozione.

Al di là di questo, sono parecchi i bei momenti in “Touché” (su tutti i gioiellini rock d’altri tempi Lividi a pois e A chi), ma poche volte come in questo caso è essenziale citarne il finale per la sua illuminante importanza. Come quando, guardandosi indietro, si scoprono dettagli che al momento in cui si sono vissuti non si potevano percepire, negli ultimi due pezzi del disco Mèsa riesce fare una luce retrospettiva e inaspettata su molti degli aspetti dell’opera: l’anticamera di Tutto è, in fede al titolo, la sintesi perfetta di quanto detto fino a lì, fra la rassegnazione dell’esperienza e un ruggito di immancabile rabbia; l’enorme Oceanoletto, con elegantissima suite d’apertura, è il groviglio di chitarre più dolce ed equilibrato dell’album, l’occasione per distendere i nervi, la pace dopo la tempesta, l’altra faccia di un disco contorto e increspato, sul letto da rifare dell’intima essenzialità e della malinconia (“con le coperte si vincono le guerre”, dice la cantautrice con rasserenata consapevolezza).

In un periodo in cui molti sembrano anteporre la brevità e l’immediatezza ad ogni altro aspetto, Mèsa ha preferito virare verso un lavoro più lungo e riflessivo. “Touché” è un disco da tenersi stretto, una preziosa scheggia di un talento destinato a crescere, che mostra tanta voglia di mettersi in gioco, di fare le cose alla vecchia maniera e soprattutto di suonare, in un mondo che sembra quasi averlo dimenticato.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni