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Ministry – AmeriKKKant

2018 - Nuclear Blast
industrial metal

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Tracklist

1. I Know Words
2. Twilight Zone
3. Victims Of A Clown
4. TV5/4Chan
5. We're Tired Of It
6. Wargasm
7. Antifa
8. Game Over
10. Amerikkkant


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Con alle spalle una lista interminabile di lavori, il gruppo di Al Jourgensen ritorna sulle scene a distanza di cinque anni dall’ultimo “From Beer to Eternity” del 2013. Precursori dell’industrial metal, i Ministry ritornano in studio, per la prima volta senza il compianto Mike Scaccia, dando vita alla loro ultima fatica: “AmeriKKKant”.

Come al solito, Al e compagni urlano lo sdegno verso una politica putrida ed ingannatrice che tende a distruggere e a svilire una società diventata impotente. Infatti, in un intervista rilasciata tempo fa, il leader del gruppo dichiara che questo disco non attacca solamente la figura del neo presidente degli Stati Uniti, ma attacca il sistema sociale che porta la gente a dare fiducia a personaggi come Trump o Putin. Un assalto frontale alla coscienza della gente: bisogna comprendere cosa ci porta a dare potere a persone del genere, le quali hanno come obiettivo quello di fare gli interessi di banche e multinazionali, alzare muri o sviluppare nuovi armamenti per poi mostrarli, come un wrestler mostra i muscoli all’avversario per fargli vedere che “ha il bottone più grosso del suo” (triste cit.).

Un panorama triste quello descritto e contro cui si scagliano i Ministry nel loro nuovo album. Intriso di rabbia e sdegno, “AmeriKKKant” sputa in faccia ad un’idea di società ignorante e impotente, farcita dai media di propaganda e bugie. Un distorto e scratchato Trump che pronuncia frasi come “We will make America great again” apre il disco con I Know Words: da queste parole inizia la protesta, facendole evolvere poi in “We will make America stupid again”. Il crudo sound elettronico si evolve nelle litaniche e cruente Twilight Zone e Kill Of A Clown, dove i piatti continuano a girare e ad essere manipolati. We’re Tired Of It, è un altro massacro di piastre su frasi al vetriolo, che fa da intro a Wargasm, seguita da Game Over, brani che scuotono gli animi a calci in pancia, tra le urla gutturali di Jourgensen e i muri sonori alzati dai suoi compagni.

Antifa risuona proprio come una marcia di rivolta e di violenza contro le mediatico-tecno dittature incentrate sulla paura e sulla disinformazione. In questo brano si crea un perfetto connubio tra le piastre ed un violento hardcore che forse supera l’industrial vero e proprio. La granata finale è Amerikkka: un industrial pesante, quasi soffocante che ci trascina di fronte alla realtà, non solo americana, ma dell’intera società occidentale che si guarda allo specchio con un’arma in mano e si chiede chi è, perché e che cosa stia combattendo e soprattutto se tutto ciò porterà a stare meglio o sarà solo l’ennesimo declino.

I Ministry, ora più che mai, si pongono di nuovo nel ruolo del gruppo che con le sue opere mira ad assaltare le coscienze della società. Una società ormai abbrutita dal sistema e da politiche fondate su soldi, armi, potere e che si nascondono dietro all’orgoglio e al populismo, mentre in realtà celano la verità e agiscono contro la società stessa in un fagocitante meccanismo autodistruttivo.

Sicuramente il disco non lascia insoddisfatti, è un’ottima prova artistica proposta da uno dei gruppi storicamente più rappresentativi del genere industrial e che non ha nessuna intenzione di smettere di fare sul serio.

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