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Guided By Voices – Space Gun

2018 - Guided By Voices, Inc.
indie rock

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Tracklist

1. Space Gun
2. Colonel Paper
3. King Flute
4. Ark Technican
5. See My Field
6. Liar’s Box
7. Blink Bank
8. Daily Get Ups
9. Hudson Rake
10. Sport Component National
11. I Love Kangaroos
12. Grey Spat Matters
13. That’s Good
14. Flight Advantage
15. Evolution Circus


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Prima Superchunk, poi Yo La Tengo, ora Guided By Voices (più il ritorno primaverile di Stephen Malkmus & The Jicks): questo 2018 all’insegna delle vecchie glorie dell’indie-rock anni Novanta si fa sempre più interessante. E ogni occasione è buona per rispolverare la storia di grandi band, specie quando rientrano tra le principali influenze di promettenti realtà odierne, come Parquet Courts, Car Seat Headrest o Twin Peaks.

Ora, parlando di storie, nessuna ha dell’incredibile come quella di Robert Pollard. Inizia nel lontano 1983 con “c’era una volta un maestro elementare di Dayton, Ohio” e racconta di una delle carriere più spettacolari nella storia della musica contemporanea. Tra Guided By Voices, progetti paralleli (Boston Spaceships) e carriera solista, il buon vecchio Bob può vantare all’attivo più di 100 album, il corrispondente di circa 2000 canzoni. Tra gli aggettivi più gettonati per descrivere la sua natura troviamo infatti “stacanovista”, “incontinente”. Personalmente, preferirei delineare un’immagine più romantica della sua attitudine alla vita-lavoro (per quanto apprezzi turpi declinazioni fisiologiche), definendolo – sempre con la dovuta cautela – “epicureista”. Dati i numeri, “Space Gun” rappresenta sì l’ennesimo capitolo nell’aberrante produzione musicale della rock star americana (quello che finisce con “e registrarono così il loro ventiseiesimo LP felici e contenti”), ma certamente non uno da prendere con leggerezza, come avranno ben intuito gli amanti del genere alla notizia che sarebbe stato il “solo” disco dell’anno per i GBV. La sua voce, più tempestosa che mai, è infatti incapace di nascondere l’entusiasmo per la corrente line-up della band, mista di veterani (Doug Gillard, Kevin March) e forze fresche (Mark Shue, Bobby Bare Jr.), che brilla di collaudata alchimia sin dal primissimo ascolto.

A più di vent’anni anni dai capolavori “Bee Thousand” (1994) e “Alien Lanes” (1995), la vecchia estetica lo-fi è ormai rimpiazzata in toto da una robusta matrice classic-rock, figlia soprattutto della nostalgica passione del Nostro per la British invasion ed il post-punk. “Space Gun” propone un validissimo assortimento di brani, ricco di instant hits degne del prossimo cofanetto celebrativo della band, come la title track in apertura, l’irresistibile cavalcata di See My Field o l’appiccicoso sing-along di Blink Blank. Le brillanti progressioni di King Flute, Ark Technitian ed I Love Kangaroos fanno pensare ad Eddie Vedder trapiantato in Murmur dei R.E.M., mentre le accelerate di Daily Get Ups e Sport Component National si muovono con nonchalance tra Wire e The Replacements. Tra episodi più heavy – come l’esplosiva sveglia à la Stone Temple Pilots Colonel Paper, il toccante sfogo liberatorio di Liar’s Box o le ritmiche dal retrogusto stoner della conclusiva Evolution Circus – e ballate ibride di The Raconteurs e T-Rex (That’s Good, Hudson Rake), “Space Gun” è un vero e proprio compendio di riferimenti di classe.

È difficile fare il punto della situazione quando si parla di un artista che starnuta una decina di brani ogni altro weekend del mese da più di trent’anni (che fine ha fatto Epicuro?), ma l’impressione è che dal doppio LP “August Cake” (e ancor più con “How Do You Spell Heaven?“) il nostro eroe sia tornato sui giusti binari, più deciso che mai a cementarsi nella storia del rock non solo come uno dei più prolifici, ma anche come uno dei più solidi cantautori contemporanei. Perciò – dico io – diamo a Cesare quel che è di Cesare e prendiamo “Space Gun” per quello che oggettivamente é: un ottimo disco e – per assurdo – un esemplare biglietto da visita per neofiti ai Guided By Voices. Insomma, una nuova, eccellente opportunità di godere delle epiche storie di nonno Bob. Da non perdere.

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