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Heads – Collider

2018 - This Charming Man
noise

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Tracklist

1. At The Coast
2. Urges
3. Last Gasp Shout 
4. Mannequin 
5. Smile
6. Wolves At The Door 
7. Samsa 
8. To Call And Let It Ring 
9. Collider 
10. Youth 


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Collider” è il classico disco che paragonerei  ad un diesel, cresce ascolto dopo ascolto. Gli autori di questo lavoro sono gli Heads, gruppo tedesco con base a Berlino, quasi sconosciuto in Italia purtroppo, totalmente dedito ad un noise-rock fortemente “newyorkese” con qualche rimando vagamente shoegaze, genere che sembrerebbe stia tornando prepotentemente in auge nell’ultimo periodo.

Collider” è una scoperta interessante, a tratti ha quel mood dark romantico come lo intenderebbero i Cure, ed una volta ascoltato lascia “felicemente inquieti”;  il sound del trio teutonico è caratterizzato in maniera marcata da chitarre semi sospese con tanto di feedback vari, imprescindibili se si fa noise, da una voce in alcuni casi “scazzata” che mi ricorda un po’ a volte il timbro di Thurston Moore dei Sonic Youth – band dalla quale tra l’altro i nostri traggono probabilmente ispirazione – ed infine ma non per ultimo da quell’atmosfera decadente  perennemente di fondo allo svolgimento dell’intero lavoro.

I brani che compongono “Collider” quindi sono tutti tesi, la chitarra è una lama che si conficca nel cervello dell’ascoltatore ed il basso è spesso martellante e distorto; Mannequin ne è un esempio lampante, sostenuta da una solida sezione ritmica che svolge per davvero il suo compito in maniera magistrale. L’influenza di un’altra band fondamentale per il noise, gli Unsane, è invece evidente in un brano come Smile anche dal punto di vista della struttura: in questo caso il suono si fa più pieno, facendo emergere prepotentemente sonorità sludge.

Nota di merito per l’ottima produzione affidata a Magnus Lindberg dei Cult of Luna che ha fatto uno splendido lavoro in regia rendendo il suono degli Heads davvero efficace, minimale ma assolutamente perfetto nella sua semplicità e in cui chitarra, voce, basso e batteria hanno davvero un equilibrio che definirei perfetto, e ciò lo si nota soprattutto in pezzi come le intense Wolves at The Door, Samsa o nella conclusiva “post-noise-rock” Youth, che vede l’aggiunta di un sax nella parte conclusiva e che risulta essere davvero un valore aggiunto.

Non c’è molto da aggiungere, se non che è davvero un piacere ascoltare dischi di tale fattura, magari non immediati o che necessitano una maggior attenzione e più ascolti, ma se il risultato è questo, credo che non sia uno sforzo esagerato e che ne valga assolutamente la pena.

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