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Iacampo – Fructus

2018 - Ala Bianca / Urtovox
indie / songwriting / folk

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Tracklist

1. Il Frutto del deserto
2. La Vita Nuova
3. Le mie Canzoni
4. Dormi fino a un giorno nuovo
5. Dividi il pane
6. Cosi? buono
7. Un Giorno Splendido
8. Fiore di Campo
9. I Demoni
10. Riva
11. Anni luce


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Iacampo si avventura in acque poco mosse, direi pacate, non salate, acque dolci di laghi trasparenti o di fiumi suadenti, dove pesci argentati affiorano atleticamente fuor d’acqua addentando insetti e rotolandosi in capriole giocose di tuffi liberi abbagliati dal sole mattutino, proprio quando le pulsanti vene del mondo sono prepotentemente irrorate da Madre Natura.

Accattivanti le sonorità in equilibrio tra acustica e pennellate di elettronica, Iacampo coltiva amorevolmente i testi e le inflessioni stilistico musicali& strumentali avvalendosi di ottimi musicisti (se stesso/ voce, chitarra classica; Enrico Milani/ violoncello; Filippo Zonta/ percussioni, voce; Leziero Rescigno/ cajon, percussioni, tastiere; Sergio Marchesini/ fisarmonica; Marco Penzo/ basso elettrico, contrabbasso) e della sensibile produzione del brasiliano Gui Amabis (campionamenti, suoni, vinili), cuspide della nuova musica internazionale, autore, compositore, anche di famose soundtrack, oltre che cantante e musicista. In campo, le orecchiabili canzoni abbracciano il fresco pop che fotografa l’attuale punto di ritrovo dell’autore, artistico ed umano, riflesso della vita matura.

Ci si adagia cullati dalle dolcezze delineate in digradate scie acquerello. Scrutando le belle levigatezze lucenti dei monili sonici artigianali ci si trattiene compiaciuti con accenno d’enfasi, i testi temperati leniscono, la poetica concreta, reale, cerca intorno a sé i vicini affetti; alberga buonismo qua e là; sostano interrogazioni personali, stati di coscienza decantati, velata malinconia di aggraziati panorami dell’anima e la fondamentale attitudine a scandire leggero il penetrante ritmo donato ad ogni track.

L’attenzione, la cura notevole, le spolverate di raffinatezza immesse nel sounding, e nelle cantate liriche, rendono allarmante il declamare ‘potente’ un prodotto che staziona in territori paciosi e introspettivi, confinati in una ideale riserva indiana alle prese con una tenda, una squaw, un totem ed i falò – in totale assenza di erbe mediatiche, implementandosi col solo succo di corteccia d’albero, da bere misto ad acqua di fonte, e qualche bufalo da smembrare, ma fatto di soia, tanto per non patire la fame e la sofferenza altrui.

In questo altrove dove non si è legati ad alcuna esigenza particolare, se non quella di raccontare con onestà i fatti così come stanno fluendo nella dimensione poetica di Iacampo, si sfaccetta il bouquet delle canzoni, variopinto, serio, privo di strappi e forti accenti, affinché il richiamo indirizzato a farfalle ed api causi l’adescamento raggiante e zuccheroso, altamente invitante, rivolto ad impollinare i colorati e profumatissimi fiori, incrementando di conseguenza la riproduzione attiva (vengono alla mente colonie di scoppiettanti coniglietti) degli ascolti.

Le arie che soffiano dal disco abbondano di germogli strumentali e spingono sul mantice della melodica world music istoriando artisticamente e sdoganando commercialmente il disco per la promozione all’estero, seppure cantato in lingua italiana; al pari del “Dieci Lune” della Renzetti, “Fructus” racchiude la forte potenzialità di esportare italianità, proprio come a suo tempo fece il “Clandestino” di Manu Chao coinvolgendo globalmente il preponderante latinoamericano. Iacampo, imperturbabile, procede imponendo il cantato essenziale, pulito, sobrio, avvicinando con semplicità e garbo l’ampio spettro emotivo a passi di felice danza.

Tutto troppo regolare, Iacampo non storce il sensitivo inviolabile delle canzoni scoprendo torsioni rugose o totem scorticati dai secoli, il suo ‘dentro’ è mezzo futuribile su cui viaggiare agevolmente a bordo condividendo anima e parole, girovagando il rappresentato mondo eterogeneo provvisti di levità multi-comunicativa, affrescando deliziosamente ogni song di ritmi e preziosità da ballad, soul, tango, calypso, folk e musica leggera nostrana.

Mi assale comunque la paura, quell’allarme di cui prima, che mi possa piacere troppo l’opera, temo che io possa regolarizzarmi e imparentarmi con dette liriche; e a quel punto ne nascerebbe un idillio passionale di me che cerco lui, colto da un’ossessione cogente, lo iacampismo, perciò la mia vita diventerebbe quella di un ortofloricoltore fiducioso, sorbendo tequila sunrise in vista dell’orizzonte bucolico, immobile tra bulbi di roseti a tinte miste, in attesa, leggiadro, delle sacrosante api, non più avvelenate dai rumori inquinanti della Monsanto, che impollineranno e produrranno il famoso miele naturale Iacampo, molto benefico come Il frutto del deserto, l’opening di “Fructus“.

– Bob, pensi che l’amore stia davvero in un boccone di pane condiviso?
– Sì, Manitù è dalla tua, Iacampo, il pane diviso non dividerà!

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