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Split Cranium – I’m The Devil And I’m Ok

2018 - Ipecac Recordings
d-beat / crust

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Tracklist

1. Evil Hands
2. The Age Of Embitterment
3. Wet Shadow
4. Ingurgitated Liquids
5. Whirling Dusk
6. Pain Of Innocence
7. Blood Boiler
8. Death Bed-The Yellow Room
9. Heavy Daughter
10. I'm The Devil And I'm Ok


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Cosa sia capitato ad Aaron Turner nella sua vita post Isis è presto detto. Il deus ex machina del post metal tutto ha cancellato totalmente il suffisso che inizia per P ed ha lasciato il solo verbo della pesantezza nelle sue corde. Certo, nei Mamiffer – gruppo condiviso con la consorte Faith Coloccia  la cosa non vale, ma per tutto il resto la via intrapresa sembra essere ad una sola direzione e senza possibilità di redenzione alcuna.

Turner decide di tirare fuori dal cassetto dopo sei anni di silenzio radio il progetto Split Cranium dando all’album eponimo un successore. Ad affiancarlo oltre a Jussi Lehtisalo e Tomi Leppänen in questo nuovo “I’m The Devil And I’m Ok” – battezzato da mamma Ipecac – troviamo la succitata compagna di vita e nientemeno che Nate Newton dei Converge.

I presupposti per qualcosa di ottimo sulla carta ci sarebbero tutti ma non sempre da grandi nomi derivano grandi dischi (semi cit.) e questo disco è qui a dimostrarlo. Da queste parti non si parla la lingua del metal bensì l’idioma di base è quello di un d-beat feroce e sanguigno che mostra sin da subito tutti i limiti di un genere che tanto ha dato quanto per poco tempo. Messe da parte le inflazioni punkeggianti del predecessore il nuovo lavoro del combo si attesta su binari di cieca distruzione e nulla più, il che non fa ben presagire sui contenuti.

Il trittico iniziale formato da Evil Hands, Wet Shadow e The Age Of Embitterment infatti dimostra esattamente questo presupposto: ritmiche serrate, grida gutturali, stop’n’go d’ordinanza e velocità fulminea. Cotto, mangiato e dal sapore che t’aspetti. A dare un po’ di verve a cotanta scontatezza però ci mettono lo zampino i synth eterei di Faith che danno quel minimo di colore che altrimenti sarebbe rimasto ben nascosto nell’astuccio. Il movimento si fa interessante nella parte centrale di Ingurgitated Liquids e a fare la differenza è sempre Coloccia oltre alle “aperture” vocali di Turner che se ne vanno dalle parti dei bei Mastodon che furono facendo sterzare il treno indomabile degli strumenti.

Da sottolineare anche le disarmonie noise di Whirling Dusk che tra una staffilettata e l’altra ci dona chitarre ora saltellanti ora implicate in trame distruttive che danno movimento al tutto. Si distingue anche Death Bed-The Yellow Room infestata da epici insert di tastiera e voci spettrali da catacomba cosmica. La faccenda purtroppo si ripete paro paro anche sulla title track – salvo una coda sconclusionata sorretta da un tappeto elettronico francamente privo di mordente – senza soluzione di continuità alcuna, come fosse un copia-incolla senza riscatto.

Come ormai dimostrato già altrove al nostro eroe manca la voglia di osare, quella stessa voglia che ha reso la sua band madre un caposaldo di un genere altrimenti nato stanco. “I’m The Devil And I’m Ok” è in sostanza un album mediocre che non spiccherà nemmeno tra i tanti suoi simili d-beat e crust – mal che vada vi verrà voglia di riascoltarvi i Disfear e i Discharge – e che lascia in sospeso un bel ventaglio di possibilità appena accennate. Incolore è dir poco e di diabolico qui c’è solo una gran noia. Aaron ti prego torna in te.

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