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Kanye West – Ye

2018 - GOOD Music / Def Jam
hip hop / r&b / pop

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Tracklist

1. I Thought About Killing You
2. Yikes
3. All Mine
4. Wouldn’t Leave
5. No Mistakes
6. Ghost Town
7. Violent Crimes


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Effettuare una disamina del peso specifico di Mr. West in qualità di trend setter, nel bene e nel male, di alcune delle derive prese dall’hip hop durante l’ultima decade richiederebbe uno spazio ben più ampio di quello di una semplice recensione. Così come una valutazione della sua figura pubblica dalla sparata clamorosa facile. Limitiamoci dunque a prendere atto del fatto che “ye”, ottava fatica solista in oltre quindici anni di carriera, è uscito e al solito sta facendo molto parlare di sé.

Dopo l’ottimo lavoro recentemente svolto in cabina di regia per “Daytona” di Pusha-T, Yeezy era atteso al varco per il secondo di una serie di lavori da lui curati e che dovrebbero vedere tutti la luce entro l’anno (tra cui l’attesissimo ritorno di Nas). L’ormai pubblicamente dichiarato bipolarismo pare avere giocato un ruolo cruciale nella preparazione di questo pastiche musicale ad alto tasso d’instabilità. Solo che anziché costituire un elemento d’interesse consegna un ascolto decisamente confuso, in cui la mancanza di una direzione precisa, sommata alla scelta di sonorità per la maggior parte piuttosto programmatiche e morbide e finisce per procurare più di uno sbadiglio.

Lo sproloquio abbastanza fine a sé stesso di I Thought About Killing You, più recitata che musicata, potrebbe lasciare interdetti coloro che si aspettavano delle nuove canzoni. Yikes e All Mine sono meri compitini le cui basi sanno inevitabilmente di già sentito un sacco di volte, così come le zuccherose ballatone RnB Wouldn’t Leave e Violent Crimes. Tentativi di dare una sterzata si possono ravvisare nella robusta iniezione di rock su Ghost Town, inficiata però proprio dall’interpretazione priva di mordente di Kanye e del socio Kid Kudi, e in No Mistakes che riesce a coniugare la sua anima hip hop più classica con quella più sintetica.

È opinione assai diffusa che il chiacchierato artista se la cavi decisamente meglio alle macchine che al microfono. E anche stavolta spunti per argomentarla vengono forniti in abbondanza. Fedele alla propria pomposità autoreferenziale se non altro smette i panni di Padre Eterno in persona, per accontentarsi di quelli di supereroe. Pur non avendo alcuna intenzione di dissertare circa l’autenticità dei sentimenti ivi esternati, visto il difficile momento personale ritratto, va detto che essi sono supportati da una scrittura deboluccia e anche piuttosto sconclusionata. Sull’inesistenza delle sue doti canore non credo ci sia nemmeno bisogno di soffermarsi.

Pur non essendo tremendo come i momenti più kitsch di “Yeezus” e “The Life Of Pablo“, “ye” riesce nella non facile impresa di fare sembrare interminabili i propri venti minuti scarsi. Forse sarebbe meglio, tra un tweet delirante e l’altro, che il nuovo miglior amico del presidente Trump si ritagliasse un po’ di tempo per prendersi cura della propria salute mentale e della propria vena creativa prima che siano entrambe irrimediabilmente compromesse. Come si sentiva nell’introduzione di un suo (bel) disco di ormai tanti anni fa: “WAKE UP MR. WEST!!!”.

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