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Mike Shinoda – Post Traumatic

2018 - Warner Bros. / Machine Shop
pop / hip hop

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Tracklist

1. Place To Start
2. Over Again
3. Watching As I Fall
4. Nothing Makes Sense Anymore
5. About You (feat. Blackbear)
6. Brooding
7. Promises I Can't Keep
8. Crossing A Line
9. Hold It Together
10. Ghosts
11. Make It Up As I Go (feat. K.Flay)
12. Lift Off (feat. Chino Moreno, Machine Gun Kelly)
13. I.O.U.
14. Running From My Shadow (feat. Grandson)
15. World's On Fire
16. Can't Hear You Now


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C’è stato un tempo in cui da grandi emozioni e da traumi insormontabili nascevano dischi di altissima caratura e di assoluto pregio. Un periodo che sembra essersi inesorabilmente concluso e a dimostrarlo ci mancava solo Mike Shinoda.

Il co-pilota dei Linkin Park ha giustamente accusato il contraccolpo della perdita dell’amico Chester Bennington e da buon “artista” ha deciso di mettere in musica i sentimenti derivati da questa traumatica condizione. Tutto lecito, ma noi non siamo qui a decretare quanto un gesto sia o meno genuino, bensì la sua validità dal punto di vista meramente artistico e “Post Traumatic” è tutto tranne che valido. Anzi, niente di più lontano dall’idea di valore.

Non stupisce che la strada del pop mainstream senza né arte né parte venuta prepotentemente alla luce nell’ultimo lavoro della band madre “One More Light” si ripresenti qui ancor più stinto e affaticato, il che ha dell’incredibile, sicché il disco in questione è una delle cose più impalpabili uscite negli ultimi dieci anni. Shinoda non abbandona il modus operandi che adoperò tredici anni or sono col debutto del suo progetto estemporaneo Fort Minor con la sostanziale differenza che al tempo gli ospiti erano Common, Black Thought (The Roots), John Legend, Jonah Matranga (Far) ed Eric Bobo (Cypress Hill) – il tutto battezzato da Jay-Z – mentre qui a parte Chino Moreno ci sono dei gran signori nessuno a coadiuvare qui e là il cantante che comunque da sé sembra non riuscire a tirar fuori niente di buono.

Se già come MC non aveva dimostrato estreme qualità, pur facendo sempre il suo sporco lavoro in concomitanza ad un’aggressività di rilievo, come artista pop la faccenda può solo peggiorare. I brani – ben 16 – si attestano tutti nell’irrilevanza musicale più assoluta, piatti e tremendamente deboli. Le basi in salsa electro si somigliano bene o male tutte quante e nessuna aggiunge alcunché, né esprime a pieno alcun tipo di sentimento squalificando in pieno l’intento e confermando che come liricista/cantante Shinoda non sia niente di che piazzandosi a metà strada tra il peggiore Ed Sheeran e un personaggio a caso scelto tra i membri di talune boyband degli anni ’80/’90 in veste solista – che so, Ronan Keating, Gary Barlow, roba così – come ben esplicato in brani insipidi come Crossing A Line oppure Watching As I Fall.

La faccenda non migliora nemmeno nel tentativo disperato di riportare in casa la materia hip hop, e a dimostrarlo ci sono le imbarazzanti Over Again e About You, quest’ultima in compagnia del giovane – e sconosciuto – Blackbear. Peggio ancora quando il rap veste i panni dell’attuale risibile china presa dal genere (Ghosts e Hold It Together potrebbero essere farina del sacco di Post Malone). Il cantante dei Deftones tenta di riportare il tutto a galla piazzando un ritornello Crosses oriented su Lift Off; peccato che Machine Gun Kelly ed il padrone di casa mandino tutto gambe all’aria con il loro rhyming da scuola elementare. Peccato soprattutto perché sulla successiva I.O.U. la materia si fa di peso e i numeri fanno capolino, con Mike a pestare duro su una ficcante base gangsta. Purtroppo l’unico singulto di dignità ivi presente.

Eccessivamente prolisso ed estenuante, “Post Traumatic” non lascia che un estremo senso di amarezza e non a causa/grazie alle forti emozioni che dovrebbero essere contenute in un lavoro creato con i presupposti del caso. A dir poco irrilevante.

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