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Five Finger Death Punch – And Justice For None

2018 - Eleven Seven Music
groove metal / heavy metal / hard rock

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Tracklist

1. Fake
2. Top Of The World
3. Sham Pain
4. Blue On Black
5. Fire In The Hole
6. I Refuse
7. It Doesn’t Matter
8. When The Seasons Change
9. Stuck In My Ways
10. Rock Bottom
11. Gone Away
12. Bloody
13. Will The Sun Ever Rise


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Ormai è dal 2007 che i Five Finger Death Punch combattono la loro battaglia nelle trincee del metal. Con già sette dischi sulle spalle, il quintetto di Las Vegas mette ora la firma su “And Justice For None”, il loro nuovo lavoro in studio.

Rispetto ai precedenti album, il gruppo mantiene la sua linea di condotta, valida sotto certi aspetti e criticabile sotto altri: un gruppo sofisticato, tecnico e curato nei dettagli non è mai stato, però i ragazzi riescono a tirare fuori pezzi con buoni arrangiamenti, strutture semplici, e dal sound orecchiabile, adatto per stuzzicare i gusti di un pubblico più ampio. La band vanta comunque le solide e valide individualità dalla voce di Moody, alle potenti chitarre di Bathory e Hook, e la parte ritmica affidata al basso di Chris Kael e alla batteria di Jeremy Spencer: bella line up, valida, ma soprattutto consapevole e rispettosa delle proprie possibilità.

I FFDP non insistono con artifici o tecnicismi che non gli appartengono, vanno dritti al sodo, come nei brani di apertura dell’album: Fake e Top Of The World, due brani che colpiscono duro come pugni nello stomaco; forse sui testi si poteva fare qualcosina in più dal punto di vista creativo, ma bisogna ammettere che il risultato c’è. Gli arrangiamenti, pur rimanendo semplici, riescono comunque a risultare efficaci e a dare una buona struttura a brani come Sham Pain e Fire In The Hole, dove anche gli aspetti ritmici sono ben curati dalla precisione di Spencer. 

Blue On Back e I Refuse, semiballad in stile hard rock, mostrano come il gruppo si sappia dedicare non solo alle cavalcate ritmiche forsennate e alla violenza melodica. Tuttavia sono brani che tendono ad abbracciare uno stile più orecchiabile e anche di facile distribuzione, se vogliamo proprio dirlo. Ciò nonostante rimangono pezzi validi con l’ottima voce di Moody e qualche virtuosismo chitarristico di Hook che fa sempre piacere ascoltare, ad esempio l’assolo di Blue On Back. It Doesn’t Matter, non stupirebbe se fosse uscita da un album degli ultimi Slipknot: un alternarsi di groove metal deciso ad un ritornello dalle linee più soft, ma che comunque si incastra alla perfezione. Con When The Season Change, forse il brano meno significativo dell’album, il gruppo riprende, nuovamente, la linea melodica dell’ hard rock: forse tre pezzi così in un album cominciano ad essere un po’ troppi? Se non fosse per il bell’assolo di Hook, Stuck in My Way resterebbe una canzone un po’ trita e priva di aspettative, ma inserita nel contesto FFDP, diciamo che è accettabile.

Rock Bottom resta l’ultimo straccio di groove duro e incalzante: bella cavalcata ritmica, chitarre sferzanti con begli assoli e voce corposa e violenta di Moody danno al brano lo sprint tipico di questo gruppo. Il finale del disco con Bloody e Will The Sun Ever Rise risulta come annacquato, i ritmi sono lenti e i brani tendono ad essere meno convincenti e molto prevedibili, quasi come un esperimento non troppo riuscito. La cover degli Offspring, Gone Away, risulta ben fatta e piacevole all’orecchio: il gruppo riesce bene a reinterpretare il brano, inserendo il proprio sound energico, esaltandolo efficacemente.

In conclusione i Five Finger Death Punch danno alla luce un buon disco, con dei pregi e dei difetti. Stavolta forse i difetti cominciano ad essere più rilevanti rispetto ai lavori passati. Forse la formula dei cinque ragazzoni sta perdendo un po’ di smalto, anche se, per ora, continua a mantenere la sua incisività.

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