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Johnny Marr – Call The Comet

2018 - New Voodoo / Warner Bros.
indie rock

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Tracklist

01. Rise
02. The Tracers
03. Hey Angel
04. Hi Hello
05. New Dominions
06. Day In Day Out
07. Walk Into the Sea
08. Bug
09. Actor Attractor
10. Spiral Cities
11. My Eternal
12. A Different Sun


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In questa recensione parlerò solo di Johnny Marr, o comunque non indugerò in rimpianti del passato e se mai fossi così fortunato da incontrarlo un giorno, prometto che non gli chiederò mai di una reunion o al massimo, di una reunion dei “The The” o degli “Electronic”. Non per negare il passato ma perché penso sia giusto che un musicista con oltre 30 anni di carriera non venga ricordato solo per i suoi esordi ma, in generale, per il suo contributo al mondo della musica.

Rise apre il disco ed è una traccia muscolare, batteria rock, chitarre effettate con tremolo, e Marr non ha alcun timore a mettere la propria voce in primo piano così come non si è mai tirato indietro a controbattere statement razzisti e la sua visione del mondo è sempre stata molto chiara. The Tracers è un brano in puro stile Manchester, ma non la Manchester a cui ci aveva abituato e non starebbe affatto male in un disco dei Primal Scream o degli Algiers, giusto a ribadire l’attitudine militante del nostro.

Hey Angel è puro Marr guitar sound, il marchio di fabbrica della sua Fender Jaguar, singolo dalle atmosfere che rimandano ai primi 2000, ai New Order di “Crystal”, la stessa malinconica di fondo, ma abbellita da una parte solista in cui si sentono tutte le spigolosità del fuzz e l’irruenza del live. Il meglio di Manchester, compresa una melodia vocale che guarda agli Smiths in Hi Hello, e in questo caso non ho potuto fare a meno di citare il riferimento, ma senza nostalgie, è solo uno degli episodi seguito da un viaggio nell’elettronica di New Dominions, brano dall’appeal futurista e più sperimentale, come se Marr avesse voluto qui realizzare la sua State Trooper o se preferite Ghostrider, il brano dei Suicide che ha ispirato anche Springsteen ed è uno dei brani più originali e riusciti dell’album.

Day In Day Out ha un riff dalle sonorità che rimandano a “Big Mouth Strikes Again” e vede la presenza come ospite di Noel Gallagher, a ricordarci che Johnny Marr suona con tutta Manchester, da sempre… con tutti tranne uno. L’album prosegue senza cedimenti, e nel corso del disco la chitarra del nostro, trova soluzioni sempre più originali e ricercate, Walking Into The Sea pare figlia della collaborazione di Marr con il maestro delle colonne sonore di Hollywood, Hans Zimmer (con cui ha appunto collaborato recentemente), un riff ipnotico, dall’arrangiamento quasi trance.

Le origini dello stile chitarristico di Marr sono sempre state varie e una grande influenza nel suo suono è stata rappresentata anche dalla world music e il suo merito è stato di integrare queste suggestioni in un linguaggio rock originale e difficilmente imitabile, dettagli apparentemente piccoli che emergono anche in brani più tradizionalmente new wave come Bug.

Un altro suo marchio di fabbrica sono gli arpeggi di Spiral Cities e della conclusiva A Different Gun o ancora le atmosfere post punk di Actor Attractor e My Eternal, per un disco che merita più ascolti per cogliere il songwriting impeccabile del nostro che non è da meno rispetto al suo tocco e al suo stile come chitarrista. Inossidabile.

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