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Nine Inch Nails – Bad Witch

2018 - The Null Corporation
industrial rock

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Tracklist

1. Shit Mirror
2. Ahead Of Ouselves
3. Play The Goddamned Part
4. God Break Down The Door
5. I'm Not From This World
6. Over And Out


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È ufficiale: Trent Reznor è tornato nel 1994, ha fatto quattro chiacchiere con il se stesso dell’epoca ed è tornato qui ispirato al punto giusto per comporre “Bad Witch”. Quello che inizialmente doveva essere il capitolo finale della trilogia di EP comprendenti “Not The Actual Events” e “ADD VIOLENCE” il nuovo lavoro dei Nine Inch Nails è invece il (degno) successore di “Hesitation Marks”. Nono full lenght della macchina da guerra industrial e miglior capitolo da quel dì.

Se già l’extended play di tre anni fa riportava alla mente quanto fatto sull’infinito “Downward Spiral” mentre il seguente più che aggiungere violenza strizzava occhi su occhi, la cattiva strega di Ross e Reznor sembra ripescare a piene mani da quella poetica intransigenza lasciata indietro troppi anni or sono, la riabilita rendendola scintillante e pronta per essere pubblicata nel 2018 senza troppi rimandi al proprio illustre passato. Tutto il contrario di tutto aka la solita operazione furbesca ma inattaccabile del ragazzo di Mercer.

Si torna a parlare di violenza (quella vera) e la batosta è di quelle forti. Se già il primo singolo God Break Down The Door aveva dato dimostrazione d’intransigenza e rigor marziale propri del genere d’appartenenza, mescolando inesorabilmente una scudisciata ritmica di drum’n’bass cibernetico a chitarre in odor di hardcore impietoso, il resto non è meno ferale, anzi, se possibile lo è anche il doppio. L’attacco di Ahead Of Ourselves ha quell’aura massacrante che già abbiamo avuto modo di conoscere su Starfuckers Inc. e che qui torna virata in lo-fi in una mattanza di suoni distorti e maledetti che esplode qui e là in rasoiate sfiancanti. Shit Mirror invece piaga il rock elettronico di “ADD” e lo mistifica trasportandolo in un mondo lercio e ferruginoso. Sembra invece di sentire lo spettro di David Bowie sulla conclusiva Over And Out, vero e proprio intruso in mezzo a tante distorsioni, coi suoi minimalismi post-punk virati electro.

Delle due strumentali a spiccare è solo Play The Goddamned Part che introduce un sax di memoria colinstetsoniana in un pastiche di plastica ed acciaio mesmerizzante che porta in un solo luogo: il reparto di neuropsichiatria.

Non ci sarebbe nulla da ridire ai Nine Inch Nails se non che la vera debolezza di lavori come questo è proprio il minutaggio. Sembra infatti un lavoro incompleto questo “Bad Witch” che per quanto incredibile sia manca della forza di Reznor di raccontare una storia nella sua interezza. Storia che qui viene ripresa da svariati punti di vista ma non approfondita come Dio comanda – sarà che travestire un EP da LP non è poi tutta questa ideona?. Probabilmente se il duo avesse preso i migliori brani di tutti e tre i lavori in questione ora avremmo in mano uno dei lavori migliori dei NIN post “The Fragile” e invece ci tocca accontentarci di skippare ciò che è di troppo.

Ad ogni modo il fan che è in me può dirvi solo che siamo davanti ad una mina incredibile. Incompiuta ma incredibile.

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