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Emma Tricca – St. Peter

2018 - Dell'Orso Records
folk / songwriting

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Tracklist

  1. Winter, My Dear
  2. Fire Ghost
  3. Julian's Wings
  4. Buildings In Millions
  5. Salt
  6. Green Box
  7. Mars Is Asleep
  8. The Servant's Room
  9. Solomon Said
  10. So Here It Goes

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Immaginate di essere un esploratore dei secoli scorsi, che si imbarca o incammina alla scoperta di territori o mari sconosciuti le cui varietà si alternano nella perfetta armonia dell’ignoto. Odori, sapori, sensazioni ed emozioni che si susseguono assieme o distinte; talvolta confondendovi, o altrimenti indicandovi la via.

Ciò è quanto può accadere al primo ascolto di “St. Peter”, il nuovo album di Emma Tricca, cantante italiana trapiantata a Londra. Musicalmente viene definita “Folk”, ma è palese fin dalla prima traccia, Winter, my Dear, che si tratti di qualcosa di più complesso ed elaborato, senza però perdere spontaneità e profondità. La voce di Emma infatti ha molto di jazz, sebbene questa sfumatura venga contenuta a parte rare eccezioni. Ci sono anche richiami al folk classico americano ed alle voci femminili trascendenti delle varie band e progetti musicali di ispirazione celtica, con un ermetismo nei testi che ci fa intuire la maturità a tutto tondo dell’artista. Le canzoni raccontano scorci, panorami, vicende e sentimenti che ancora risuonano dal passato come una corrente di risacca verso il largo del nostro presente. Lo fanno senza pretese o prepotenza, tramite la voce assertiva e fluida della cantante, che al contempo non ha paura di interrompersi e lasciare spazio al reparto strumentale, altro grande punto di forza del disco.

La presenza di una artista di fama mondiale come Judy Collins, il batterista dei Sonic Youth Steve Shelley, e Jason Victor, chitarrista dei Dream Syndacate, si rivelano la perfetta alchimia per accompagnare in modo equo: senza annichilire la voce, o metterla in secondo piano, intagliando atmosfere uniche e profonde.

Rispetto ai lavori precedenti, “Minor White” (2009) e “Relic” (2014), questo nuovo lavoro conferma la crescita artistica e le capacità musicali e vocali della cantante. L’impressione è che gli album stessi siano un diario di questo viaggio continuo di ricerca dentro e fuori se stessa, e che in fin dei conti ogni paesaggio o situazione cantata, accada prima di tutto interiormente. Adottando questa chiave di interpretazione, non si può che rimanere ammutoliti dalla delicatezza e dalla capacità di comunicare emozioni in modo cosi personale, con una discrezione che però non finisce nell’autocensura. Abbiamo quindi tra le mani un diamante grezzo nel quale rifletterci e riflettere il mondo che ci circonda, che speriamo cresca con noi e noi con lei, continuando questo viaggio di ricerca musicale ed introspettivo in noi stessi e nel mondo.

Per concludere, “St Peter” è il disco adatto per chi sia in cerca di un suono pulito ed ancora spontaneo e confidenziale, coraggioso nel porsi con linguaggio carico di un retrogusto di emozioni che non vogliono nascondersi ma che richiedono volontà di ascolto e comprensione. Perchè in fin dei conti Emma è come se avesse aperto uno squarcio nel tempo, e tramite questo “diario di viaggio” spera che noi la si possa raggiungere, arricchendoci come lei e con lei di esperienze e sonorità che probabilmente fino ad oggi ignoravamo.

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