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CRASH OF RHINOS: una retrospettiva

Crash Of Rhinos

La carriera degli inglesi Crash of Rhinos è stata da sempre contrassegnata da una particolare vicinanza con la scena italiana. Forse nessun altro gruppo europeo ha mai avuto un legame così stretto con etichette e altre bands dello stivale, e questa caratteristica ne fa sicuramente una realtà unica. Luca Benni, che ospitiamo in questa sede e che con la sua To Lose La Track ha dato luce al secondo disco del gruppo di Derby, uscito ormai cinque anni fa, ci parla con dettagliate descrizioni dell’intera vita dei Crash of Rhinos e di tutto ciò che, intorno a loro, prese vita. I Crash of Rhinos hanno vissuto una carriera frenetica e densa come pochi altri. Più che una band, possono essere considerati quindi un vero e proprio fenomeno, tra tour infiniti e Sorrentino. Ed ecco perché. Partiamo quindi con questo vero e proprio flusso di coscienza dai cosiddetti “anni zero”, in the UK.


Ok, l’America è sempre stato un punto di riferimento per certe sonorità, ma, personalmente, la musica rock emotiva inglese d’Inghilterra non è mai stata una sorpresa, non dico di partire dagli Smiths perchè sarebbe troppo facile, ma già nel periodo dell’emo ’98 americano e negli anni successivi, in terra d’albione c’erano delle band assolutamente incredibili che giravano dietro a 3/4 etichette di riferimento quali Gravity DIP, Subjugation e Xtra Mile Recordings. Eclettiche e di nicchia. Tanto per citare qualche nome, Spy Vs. Spy, Stapleton, Dartz, Bob Tilton, Pylon, Month of Birthdays, This Ain’t Vegas e Tellison, che sono ancora in attività e quest’anno verrano pure in Italia per la prima volta.

Fra gli altri c’erano pure The Little Explorer, attivi dal 2001 al 2007 a Derby, i cui membri erano: Jim Cork alla chitarra, Paul Beal al basso, Richard “Biff” J. Birkin alla seconda chitarra e tale Garrick Smith alla batteria. Aevano sonorità super-emo con un tocco di screamo, il che non guasta mai, tantomeno in quegli anni.

I percorsi della vita sono strani e sorprendenti, e capita che i Fine Before You Came in tour in Inghilterra (quando ancora cantavano in inglese) nel 2001 suonarono a Derby in un festival organizzato da Ian Draper (molto attivo nella scena di Derby) proprio con The Little Explorer. Jacopo si ricorda così di quell’incontro: “Dopo il concerto eravamo tutti intorno al furgone a ballare. alcuni di noi nudi“. Vi lascio immaginare.

FBYC e i ragazzi dei The Little Explorer rimangono in contatto per un po’ di tempo ma nel frattempo i The Little Explorer si sciolgono e si formano i The Jesus Years, in pratica i Crash Of Rhinos ma tutti i pezzi sono strumentali (contrariamente a quanto accadrà nei C.O.R. dove tutti e 5 hanno sempre cantato). A Jim e Paul, diventato nel frattempo chitarrista, si aggiungono proprio Draper al secondo basso e il funambolico Oli Craven alla batteria. Per la precisione Richard in quel periodo collabora solamente alle registrazioni (qualche piano e qualche chitarra) e non era stabilmente nella band.  Il tempo di un EP, “Are Matthew, Mark, Luke and John“, di uno split con i Billy Mahonie e di un po’ di concerti in giro e la band decide di voltare pagina e tirare fuori sia le voci che dei suoni più pesanti: signore e signori ecco a voi i Crash Of Rhinos. Da notare l’entrata in pianta stabile dell’amico di sempre Richard J. Birkin alla seconda chitarra e cambio di strumentazione con Paul che torna al basso generando l’originalissima lineup due bassi, due chitarre, batteria e 5 voci!

Crash Of Rhinos

foto di Dan Wheeler

Appena escono le prime registrazioni Jim manda tutto a Jacopo che si innamora subito dei pezzi; è il 2011 e in quel periodo Jacopo insieme a Maurizio Borgna avevano dato vita a Triste Records, etichetta con la quale erano usciti già i dischi di “Sfortuna” dei FBYC e “Enciclopedia Popolare Della Vita Quotidiana” dei Distanti. Maurizio si occuperà proprio di registrare il disco al Superbudda Studio in Italia, a Torino, e verrà dato alle stampe “Distal” (per i feticisti del vinile è un doppio album ma solo 3 lati sono incisi).

Distal

Crash Of Rhinos

Quando esce “Distal” in Italia viene subito montato un hype pazzesco e meritato; è un periodo particolarmente florido per la musica con le chitarre e i richiami emozionali (“Legna” dei Gazebo Penguins era uscito qualche mese prima e i Verme erano ancora vivi e facevano concerti in giro per la penisola) e i Crash Of Rhinos diventano subito uno dei gruppi preferiti dai kids italiani: le 5 voci che cantano, i suoni puliti e cristallini, le chitarre ruvide ed intricate, i pattern complicati di batteria e il basso pulsante fanno impazzire gli italiani dal cuore tenero.

Distal” è quindi uno dei dischi dell’anno e prima della fine del 2011 vengono in Italia per alcune date organizzate in stile d.i.y. da Jacopo e soci: le date a Milano, Roma e Forlì sono un tripudio di gente, io andai a quella di Roma; nella foga generale della gente (vedi video) Jim cadde dal palco e si rovinò pure un ginocchio.

Knots

Mentre i ragazzi stanno componendo KNOTS, questo il titolo scelto per il secondo album, Maurizio Borgna di Triste chiude i battenti e si trasferisce in Germania, non prima di aver dato alle stampe il primo disco di Emphemetry, “A Lullaby Hum For Tired Streets“, il progetto solista di Richard J. Birkin nel 2011 e “Ormai” dei FBYC. Ed automaticamente, qui entro in gioco io: mi scrive Jim per propormi appunto di far uscire in Italia “Knots“, visto la stima reciproca che nel frattempo si è creata e le affinità con i gruppi che compongono il roster di To Lose La Track (Gazebo Penguins, Verme, Minnie’s).

Crash Of Rhinos

Nel progetto viene coinvolta Big Scary Monsters, che nel frattempo aveva ristampato “Distal” in cassetta e, udite udite, Topshelf Records, che in quel periodo negli Stati Uniti è diventata una delle nuove etichette indipendenti di riferimento, grazie anche al cosidetto revival emo.

Luglio 2013: “Knots” è un ciclone, il disco della consacrazione, un lavoro magari meno diretto di “Distal” ma più complesso e sfaccettato, uno di quei dischi che ti regala sempre emozioni nuove ad ogni ascolto; ancora in doppio vinile (nero e varie edizioni colorate). Se ne accorgono un po’ tutti, pure Pitchfork con la storica recensione e il voto di 8.1 di Ian Cohen. I fan, me compreso, non rimangono delusi.

Ad agosto viene annunciato che i C.O.R. saranno di spalla ai Braid per il tour esclusivamente inglese dei 20 anni del capolavoro generazionale “Frame & Canvas“. Nella data di Londra suonarono anche i Delta Sleep. I Braid sono il mio gruppo preferito di sempre e per problemi logistici (neve, Appennini, Fiat Uno scassata) me l’ero già persi 20 anni prima in quel di Fano insieme ad Eversor e Get Up Kids. Decido di prendere un giorno di ferie e un aereo low cost per Manchester da Roma e mi faccio tutto di filata il viaggio da solo, andata/concerto/ritorno in 24 ore per essere al lavoro la mattina seguente in quel di Foligno. Tralasciando gli aneddoti notturni alla stazione degli autobus di Manchester, ricordo in modo molto piacevole l’evento, rivedere i Crash Of Rhinos in casa loro e scambiare 4 chiacchiere con i Braid che si sorprendevano del fatto che fossi arrivato dall’Italia (e Bob Nanna che ricordava di quando era venuto in Italia con Owen a Umbertide nel 2007).

Al concerto, oltre agli amici WellWisher, che avevo conosciuto grazie ad una data coi Verme, c’era un’età media abbastanza alta. La cosa che mi sorprese maggiormente fu che pochissimi degli intervenuti conoscessero i pezzi dei Crash Of Rhinos tanto che mi pare di essere stato l’unico che cantasse a squarciagola: di profeti in patria ne abbiamo!?

A settembre 2013 i Crash tornano di nuovo in Italia per presentare il disco. In particolare il festival “La Svolta” del 21 settembre all’Arci Svolta di Rozzano ( Milano ) fu una bella bomba: oltre ai connazionali Delta Sleep (fu lì che li conobbi personalmente per la prima volta; all’epoca erano compagni d’etichetta in BSM e poi decidemmo di ristampare in vinile il loro primo EP “Management” e iniziammo la collaborazione con To Lose La Track) e suonarono The Elderly And Children e poi ancora Minnie’s, Il Buio, L’Amo, What Contemporary Means, Do Nascimiento e Nient’Altro Che Macerie.

La Fine ( che è la fine, questa volta)

Dopo due album (“Distal” del 2011 e “Knots” del 2013), i Crash Of Rhinos arrivano al capolinea e a febbraio 2014 si sciolgono. La notizia arriva direttamente dal gruppo, tramite un messaggio sulla pagina Facebook ufficiale: “E’ con rammarico che vi annunciamo che i Crash Of Rhinos non esistono più. Abbiamo passato momenti incredibili, incontrando alcune delle migliori persone e suonando con alcune delle migliori band“, scrive la formazione inglese, proseguendo poi con una serie di ringraziamenti. 

I Crash Of Rhinos se ne vanno così, con poche righe che lasciano un vuoto grandissimo. Provo a scrivere a Jim ma sento che non ha tanta voglia di parlarne. E dire che “Knots” era uscito da poco e già si parlare di tour in America.

Congedo

Dopo un po’ di tempo di silenzio mi sono risentito con Jim e ho scoperto che lui, Draper e Olly avevano messo su un trio chiamato Holding Patterns, avendo avuto anche modo di sentire qualche provino strumentale entusiasmante. Così che quando hanno iniziato a suonare dal vivo non ho perso l’occasione e lo scorso aprile sono volato fino a Brighton per il festival della Small Pond in cui suonavano anche loro insieme a Delta Sleep, Tangled Hair, TTNG e molti altri. Dal vivo l’emozione è stata la stessa, come se avessi rivisto di nuovo i Crash Of Rhinos, ma più asciutti, meno orpelli ma sempre diretti ed emozionanti. I nostri quest’estate faranno un salto in studio e ne sentiremo ancora parlare, per fortuna!

Recentemente mi sono sentito anche con Paul Beal, mi ha raccontato che suona con i Night Flowers e, anche se il genere è un po’ distante dai miei gusti, sono lanciatissimi e passeranno anche per l’Italia ad agosto per una manciata di date. All’appello manca solo “Biff” Richard J. Birkin: mi è capitato per caso di scoprire la suona nuova (per me) vita da compositore di colonne sonore che è stata anche la scintilla che ha fatto venire voglia di scrivere questo pezzo.
Qualche settimana fa stavo shazzammando i pezzi della colonna sonora di “Loro 2” di Paolo Sorrentino (un pezzo con piano e archi in particolare mi fa piangere ogni volta) e mi imbatto proprio in Biff. Da lì scopro che ha realizzato, fra gli altri, anche composizioni per la serie The Young Pope, sempre di Sorrentino, per altro collaborando ancora con Maurizio Borgna.


Come avrete potuto leggere, i Crash Of Rhinos non sono una band che si presta ad elegiache biografie. Hanno suonato tanto, forse troppo rispetto ai nostri standard da gruppo famoso. Abbiamo così raccolto l’idea di Luca per poter creare una loro lineare e sentita cronistoria, raccontata da chi avesse vissuto quegli anni in stretto contatto con questi ragazzi britannici che per un periodo troppo breve sono stati capaci di infiammare palchi, vinili e cuori. Il mondo descritto in queste pagine è un mondo che può apparire lontano dal nostro, per frenesie e sfaccettature artistiche, ma che in realtà non è nient’altro che puro impeto. 

History’s choking on the fumes of this night.
You’re stalling this re-run.
Our words now filling gaps in time.

 

 

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