“UNDO ME!” Così tuona il coro, più trionfale che mai, in I Am Sovereign, prima di immergersi in una filosofia pura, quasi eterea, che permea l’intero LP. Così come per i canti, rigorosamente in inglese, del coro malefico. Gli omaggi latini a satana si intravedono solo su Lightbringer: Lucifer Lux; per il resto è una festa di incoraggiamenti al perseverare in eterno, o all’inutilità di quest’idea.
Aeonian farà forse piacere ai puristi: canzone con riff classici, fra tremolo e scale vertiginosamente discendenti. “Per governare te stesso, devi sapere il tuo passato”, e l’emozione è servita. Cinematica lo è anche Alpha Aeon Omega, una cavalcata dallo stampo classico. Quando parte Council of Wolves And Snakes invece, pare di sentire Cirice dei Ghost. Le locuzioni semi arroganti poi, buttate lì a caso come i canti pseudo-indiani (d’America) che dovrebbero essere invece ispirati ai popoli indigeni del nord della Norvegia.
Rimossi dal contesto della loro notevole discografia, i norvegesi ci lasciano comunque un album con una certa continuità testuale più che musicale. Shargath e co. non hanno ambizioni di reinventarsi, tipo gli Ulver o Ihsahn, per intenderci, questo loro sviluppo si accinge a collocarsi tra il sacro e il profano, in tutti i sensi.
I Dimmu Borgir, forse mai come ora lontani dalle radici ‘trve cvlt’, stanno diventato i de facto “motivational coach” del black metal sinfonico. In bocca al wolf.