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David Eugene Edwards & Alexander Hacke – Risha

2018 - Glitterhouse
sperimentale / americana / industrial / post punk

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Tracklist

1. Tryptich
2. All In The Palm
3. The Tell
4. Helios
5. Kiowa 5
6. Lily
7. Parish Chief
8. Akhal
9. Teach Us To Pray
10. Breathtaker


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Quando due entità come Alexander Hacke (Einstürzende Neubauten) e David Eugene Edwards (Wovenhand ma ancor più 16 Horsepower) escono dai propri rifugi per far scorribande in giro le antenne inevitabilmente si rizzano in attesa di ascoltarne il risultato – del primo ricordo con piacere il progettino The Unsemble condiviso con Duane Denison di Jesus Lizard/Tomahawk e l’ex Silver Jews Brian Kotzur – che di certo non mancherà di stupire. A maggior ragione se le due figure in questione finiscono per condividere il medesimo spazio sul medesimo disco.

Scopro “Risha” quasi per caso ed è una di quelle sorprese che mi mandano letteralmente in visibilio poiché il duo è di quelli che per la mia personale esperienza nei confronti delle loro band di provenienza può davvero molto. Speranze che non rimangono di certo disattese ma che nemmeno fanno gridare “al capolavoro!”. L’album non riserva sorprese – e forse non vuole farlo – eppure riluce di quello scintillio che purtroppo in pochi osserveranno, purtroppo, ma che carezza con obliqua amorevolezza il cuore. Nonché autorevolezza viste le eminenze grigie qui in campo.

Tanto fa l’inconfondibile voce di Edwards, sempre in bilico tra osanna messianici e inferni personali senza fondo, ma che grazie al gusto meccanico di Hacke trova nuovi spunti oppure ne sviluppa di già tentati altrove – i due hanno già comunque collaborato in casa Wovenhand. I rintocchi marziali e puramente industrial – verrebbe da aggiungere rock – di All In The Palm vanno a braccetto con i fantasmi post post punk che si manifestano nella bella ed intensa Lily. Noise e delirio contenuto si contendono lo spazio in Tryptich e avviluppano senza contenerlo un sentimento di distanza e abbandono.

La spiritualità passa anche dalle strade sterrate del medioriente respirandone a pieni polmoni tradizione e bellezza intrinseca come ben dimostrano i miraggi delle profondità della Terra di Breathtaker, di Helios e dell’ancor più psichedelica Akhal. Parish Chief dal canto suo potrebbe essere il brano dalle uova d’oro che da anni gli Interpol non riescono a scrivere, pur tentandoci, disturbata qui e là da flebili glitch e sfarfallii synth.

Di sicuro c’è che la strana coppia avrebbe potuto stupirci davvero probabilmente solo componendo un disco g-funk ma nonostante ciò che fotografa “Risha” è un momento di intensità e maturità artistica notevole che a stretto giro non mancherà di deliziare chi è già avvezzo ad entrambi e che d’altronde potrebbe anche avvicinare chi finora non li ha approfonditi a sufficienza.

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