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Deerhunter – Double Dream Of Spring

2018 - 4AD
indie rock / psych

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Tracklist

1. Clorox Creek Chorus
2. Dial’s Metal Patterns
3. [untitled]
4. Strang’s Glacier
5. The Primitive Baptists
6. Denim Opera
7. Lilacs In Motor Oil
8. Faulkner’s Dance
9. How German Is It?
10. Serenity 1919 (Ives)


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Trecento copie in formato cassetta: così Bradford Cox e compagni decidono di distribuire il loro ultimo EP, “Double Dream of Spring”. Ovviamente, sold out al primissimo show. Di conseguenza, non è stato per nulla immediato mettere le mani nemmeno su una copia digitale del disco. Per fortuna i “ragazzi di internet” ne sanno una più del diavolo e alla fine le mie ricerche hanno dato i loro frutti. Tanto lavoro, ma…ne è valsa la pena? Difficile a dirsi.

Registrato nell’iconico scantinato-casa madre di Atlanta, “Double Dream of Spring” incarna di per sé lo spirito lo-fi e l’urge sperimentale ed avangardista della band, che evidentemente chiedeva da tempo attenzione e spazio d’espressione. L’EP si compone di dieci brani che, già da una prima occhiata ai titoli, si preannunciano decisamente enigmatici. Di fatto, definire “brani” delle registrazioni sotto il minuto di atterraggi alieni (Clorox Creek Chorus) e gabbiani ([untitled]) mi sembra un tantino fuori luogo. “Tracce”, “esperimenti”, sono forse termini più adeguati per descrivere la maggior parte del contenuto del disco. Gli unici episodi che mi sbilancerei a definire “brani”, sono: Dial’s Metal Patterns, jam chamber-psych d’ambiente che in dieci minuti abbondanti introduce diversi fiati dal retrogusto jazzy su una distesa melodia di pianoforte in loop (sulla scia degli esperimenti strumentali di Stereolab e Tortoise); Strang’s Glacier, altro loop di pianoforte su cui si appoggiano delicatamente ensambles d’archi, come se gli Sigur Rós fossero cresciuti sotto il sole della Georgia, invece che tra le nevi di Reykjavik. Per il resto, nell’ottavo lavoro in studio dei Deerhunter regna il caos, tra dissonanze suburbane bruscamente interrotte (Denim Opera), interferenze radio guarnite di xilofoni (Lilacs In Motor Oil), pizzichi da casa degli orrori (Faulkner’s Dance), random slide guitar (How German Is It?) e melodie funerarie anni Venti (Serenity 1919 (Ives)).

Per quanto mi riguarda, “Double Dream of Spring” rimane dunque nient’altro se non un immenso punto interrogativo. Enigmatica raccolta di fantasie musicali in pillole? Necessario compendio di idee per nuove direzioni artistiche? Provocatorio antipasto al release del prossimo attesissimo album, “Why Hasn’t Everything Already Disappeared?”? Nudo e crudo “teasing musicale”? E chi lo sa. Una cosa, però, è certa: se non siete religiosi fan con la bava alla bocca o avvoltoi di cimeli musicali, per questa volta, potete lasciar perdere.

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