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GOLDENGROUND: Dio Drone

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Esiste un mondo sommerso, una selva di persone, passioni e cuori che stanno dietro alla musica e che ogni giorno la nutrono con amore paterno, nascosti dietro le quinte della scena. Goldengound va a scavare negli intricati tunnel dell’underground per portare alla luce le scintillanti pepite d’oro sparse in tutta italia e per dare voce a chi è solito dare voce alla musica.

Trovate di seguito le parole di Naresh e della sua eitichetta Dio Drone, responsabile della diffusione delle più mostruose metamorfosi musicali dell’entroterra italiano. Tra i dischi pubblicati troviamo nomi altisonanti come OVO, Nudist ed Hate&Merda, ma anche progetti più recenti come i Carnero, i Demikohv e Vespertina; tutti sempre e comunque orgogliosi alfieri del buio, del disagio e del maligno.

Le etichette indipendenti sono il motore e il nutrimento della scena musicale, senza di esse sarebbe caos. Qual’è stato il momento o la situazione che ti ha fatto decidere di fondare un’etichetta e come hai scelto lo stile/genere musicale da promuovere?
Sono cresciuto seguendo le gesta di Tribe Of Neurot, Dischord, 4AD, Deathwish, Hydra Head e di tutte quelle labels indipendenti che producevano i gruppi che adoravo, una volta compreso che dietro ogni singolo disco che mi piaceva c’era tutto un mondo che comprendeva molto più della singola band che lo aveva scritto. Avevo da tempo questa idea di formare una sorta di collettivo di musicisti / artisti che collaborassero tra di loro e si supportassero nei rispettivi lavori, e c’è stato un preciso momento in cui mi sono accorto che la maggiorparte dei progetti che stimavo non riuscivano a trovare a Firenze spazi in cui esibirsi principalmente a causa delle loro scelte non propriamente di facile ascolto. L’idea era di metterci insieme, come una gang, e organizzare autonomamente eventi per formare una ‘scena’ tutta nostra, e così sono nati i primissimi festivals e le prime serate. C’è voluto davvero poco perché iniziassi anche a co-produrre dischi, trasformando di fatto Dio Drone in un’etichetta a sè.

DioDrone è un realtà giovane ma molto affermata, raccontaci brevemente i passi più importanti che ha attraversato nella sua esistenza, primo fra tutti la scelta del nome, e quali sono gli obiettivi futuri.
Ti ringrazio, sono poco più di cinque anni e sembrano volati. Il nome Dio Drone suscita ancora una risata in chi lo scopre, ma continua a piacermi molto pur essendo nato per una sciocca casualità. In occasione di un concerto della mia vecchia band, i Qube, avevo scritto in un blog ‘..che il dio drone ce la mandi buona..’. Il mio post fu censurato per bestemmia e la cosa mi fece così tanta tristezza (sarcastica) che al momento di battezzare il collettivo non ci fu alcun dubbio sul nome da scegliere. Considero importante ogni piccolo passo fatto dai primissimi giorni ad ora, ma indubbiamente alcuni momenti hanno segnato qualcosa di indelebile nella mia vita. All’inizio ero estremamente concentrato sulle realtà locali legate alla mia città, poi ho iniziato a cercare di portare qui tutto ciò che avrei fatto chilometri per andare a vedere altrove. Ho avuto la fortuna di collaborare con musicisti che stimo da secoli sia per concerti che per album, e con alcuni di loro costruire legami solidi che vanno oltre il lavoro. Lo spirito di Dio Drone fondamentalmente è proprio questo, da sempre.

Immagino sarai sommerso di demo tutti i giorni, ascolti tutto quello che ti arriva ? come decidi, oltre al genere musicale se un disco va pubblicato o meno ? Ci sono degli elementi che da soli precludono il fatto di poter uscire con DioDrone?
Non esageriamo, ma negli anni le proposte sono davvero aumentate ed è una bellissima cosa. Sono molto curioso, e cerco di ascoltare il più possibile nei limiti del tempo che ho. Purtroppo non riesco a star dietro a tutto, perché a differenza di quello che si crede gestisco il lato produttivo di Dio Drone completamente da solo. C’è chi la prende sul personale, e da musicista posso anche capirlo. Dio Drone non abbraccia un unico genere, è più in generale rivolto a tutto ciò che osa e che ha una sua atmosfera, anche se sono sempre stato più incline alle sonorità ‘scure’. A costo di ripetermi ciò che più conta è comunque il lato umano. Dedico a questo progetto la maggior parte della mia vita e non potrei mai condividerlo con persone con cui non ho una sintonia sincera.

Qual è il progetto di cui sei più orgoglioso di aver pubblicato, quale il più commercialmente venduto e quale il progetto che secondo te non è stato capito ?
A livello affettivo sono molto legato alla storia di Bad Girl, solo project di Leonardo Granchi, a tutti gli effetti uno dei miei più cari amici e stretti collaboratori. Ho visto nascere le sue prime idee e ho sempre pensato che fossero bellissime. ‘Cosmi’ resta uno degli album a cui tengo di più. Ma indubbiamente aver prodotto ‘Creatura’, l’ultimo disco dei mastodontici OvO, ha rappresentato qualcosa di molto importante per me, sia spiritualmente che per l’etichetta. In qualche modo ha fatto sì che Dio Drone venisse presa più sul serio e ha sancito un legame tangibile con due musicisti che stimavo da anni. Ma la cosa fondamentale è che è un disco da urlo! Non credo che esistano progetti non capiti, o forse semplicemente non amo vedere le cose in questi termini. Il fatto che un disco possa essere venduto meno di altri non contamina il suo valore, e l’importanza che può aver avuto per me contribuire a stamparlo.

Cosa pensi dell’industria discografica di oggi ? Come fa un’etichetta indipendente a sopravvivere e rinnovarsi con le sue risorse?
Preferisco risparmiarmi discorsi triti sul cambiamento del mondo musicale dell’ultimo decennio, strettamente correlato alle sorti dell’industria discografica in cui il mercato indipendente se ne sta fieramente ai margini. Le etichette come la mia si rivolgono ad appassionati veri e propri, che vedono nell’acquisto di un disco non solo un momento di shopping ma un contributo fondamentale ad una corrente artistica. Perché alla _fine ogni singolo album rappresenta la testimonianza fisica del passaggio culturale di qualcuno, come un quadro o un film. I costi della musica non sono sempre facili, per questo esistono le co-produzioni che vedono coinvolte più labels in una pubblicazione e che rappresentano lo spirito più puro, unire le forze perché qualcosa diventi fattibile.

Quanto ti ha arricchito umanamente l’esperienza di DioDrone? sei soddisfatto di come sono andate le cose o c’è qualcosa che avresti voluto fare diversamente ?
Dio Drone è indubbiamente un pezzo preponderante della mia vita. Ho stretto legami fondamentali con quasi tutte le persone con cui ho collaborato, e che ora fanno parte del mio quotidiano. Ho imparato come muovermi passo per passo, con i dovuti errori, e più che soddisfatto sono davvero grato per essere ancora qui a parlarne dopo cinque anni. Nessun grosso rimpianto dai.

Dai un consiglio ad un ragazzo che vuole aprire un’etichetta oggi. Cosa dovrebbe fare e cosa assolutamente non dovrebbe mai fare ?
Scappa! (ride) Ironia a parte, sono convinto che quando si decide di costruire qualcosa è giusto farlo bene e al meglio delle proprie possibilità. Detto questo non penso di avere chissà quali saggi consigli da dare, a parte di armarsi di determinazione, sacrificio e una dose incalcolabile di pazienza (ride again).

Sappiamo che ultimamente sei uscito allo scoperto con il disco Martyris Bukkake marchiato Nàresh Ran, sempre per Dio Drone ovviamente. Ci interesserebbe sapere cosa tu personalmente vuoi trasmettere con la musica e cosa ti ha spinto a intraprendere questa nuova strada. Saremo anche curiosi di sapere qualcosa sugli Hate & Merda, una domanda tra tante quanto dovremo aspettare per sentire nuova musica?
Non ero del tutto convinto di far uscire Martyris anche per Dio Drone, ma poi ho semplicemente capito che fa tutto parte del medesimo percorso. Ho sempre suonato fin da adolescente, e ho iniziato da qualche anno a esibirmi anche da solo, sicuro però di non voler mai pubblicare niente con il mio nome. Non so esattamente cosa sia cambiato, probabilmente la decisione di farne un album fisico è legata al momento in cui l’ho scritto. A volte concretizzare qualcosa di materiale è un modo per esorcizzare qualcosa di più nascosto. C’è chi si tatua, chi cambia taglio di capelli e chi va da uno psicologo. Nel mio caso c’è un disco, altrettanto terapeutico credo. Non mi sono mai chiesto se c’è qualcosa di preciso che voglio trasmettere, almeno in questo progetto. Lo vivo come un’esperienza molto solitaria, anche durante i concerti per quanto possibile. Per quanto riguarda gli Hate & Merda dovresti chiedere a loro, a tuo rischio, non sono il massimo della simpatia. Non appena si degneranno di registrare il nuovo album sarò ben lieto di ascoltarlo.

Ringraziamo del tempo che ci hai dedicato e ti auguriamo un buon lavoro!
Grazie a a voi per la chiacchierata!

Info e streaming: https://diodrone.bandcamp.com/

 

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