Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Artura – Drone

2018 - New Model Label
post-rock / noise

Ascolta

Acquista

Tracklist

01. Estranei
02. Fusa
03. Mona
04. Ostica
05. Artengo
06.Zeno
07. Rojo
08. Gurken
09. Massive
10. Hostess


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Un album ricco e allo stesso tempo minimale, costruito sulla stratificazione di più piani strumentali e con l’utilizzo di un effetto culto quale lo Space Echo della Roland, attraverso cui sono filtrate tutte le parti del disco, come se ci trovassimo di fronte ad un album dub senza però che vi sia presenza di alcuna influenza reggae. Gli Artura vengono da Udine, scena friulana forse meno celebrata rispetto a quella di Pordenone ma strettamente connessa a questa. Matteo Dainese guida la composizione con la sua batteria creativa e nervosa,strumento che abbiamo ascoltato in molti dischi di culto a proprio nome (Il Cane, Il Moro e Il Quasi Biondo, Il Mercato Nero) ma anche insieme ai francesi Ulan Bator nel classico “Ego: Echo” e nei successivi dischi intorno al 2000. Tommaso Casasola invece  traccia bassline precise e groovy che si mischiano a quelle presenti nelle sequenze e per finire Cristiano Deison completa lo spettro sonoro andando ad agire su sample e rumori, effetti che vanno ad occupare sequenze che abitualmente sarebbero state tipiche di tastiere o chitarre. Un lavoro di precisione grazie alla sua esperienza di anni nella scena con collaborazoni da Theo Teardo a Lasse Marhaug, dal padre dell’industrial italiano Maurizio Bianchi all’ottimo album con Mingle, ovvero Andrea Gastaldello.

Trovare una definizione non è semplice, verrebbe da usare il termine post-rock per la prima traccia Estranei ma in realtà gli stili attraversati sono molti di più di quelli che si potrebbe immaginare. Ci sono anche inserti vocali in Mona, uno degli episodi più accessibili del disco in cui il math rock della band nel corso del brano assume connotati che lo fanno arrivare vicino ad una certa elettronica di casa Warp e sembra impossibile rimanere fermi con una canzone del genere, anche se non c’è alcun intento dance da parte degli autori. Ostica viaggia su una bassline quasi dark, in stile Bauhaus si sviluppa  un tema che porta vicino al primo Aphex Twin dei “Selected Ambient Works” e ci si dimentica facilmente di avere di fronte una band dalle origini rock.

Il pregio degli Artura è nell’equilibrio degli ingredienti, nel rendere cambi e crescendo mai casuali, anche quando si si affida al suono di una pallina da ping pong che rimbalza, come in Artengo, brano con una struttura da colonna sonora ma anche un’anima funk come nei dischi di Luke Vibert intorno al 2000. Zeno ha soluzioni ricercate, una sorta di hard funk, con uno sguardo al Krautrock dei Neu!, e ancora una volta la batteria è protagonista, insieme alla tromba dell’ospite Zeno Tami. Rojo viaggia tra atmosfera jazzata, elettronica in stile Ninja Tune, sonorità calde ed analogiche, organo elettrico, effetti, magari, sample. A volte è difficile ricostruire chi fa cosa, perché, batteria a parte, con una personalità perfettamente riconoscibile, il resto riserva continuamente sorprese ed è giusto così.

Un progetto che forse sarebbe meglio definire gruppo, e probabilmente merita di essere visto dal vivo dove può offrire qualcosa di più del solito live set di elettronica con un musicista / producer fisso davanti allo schermo del suo laptop.  Se nel momento di composizione non vogliamo rievocare polemiche superate e datate su ciò che è suonato e ciò che è campionato, quando ci troviamo in un live non possiamo negare che con strumenti reali lo spettacolo ne guadagna, soprattutto quando non si tratta di suonare esclusivamente sopra delle sequenze.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni