1. Scarpe #1
2. Emoranger
3. Sesso bastardo
4. Bravo
5. Scooter
6. Camper
7. Gattone
8. Amico
9. Appartamento
Va bene, il titolo del disco non mi piace. “Emoranger” suona troppo consueto. È il nickname di Luca Galizia su Instagram, ma perchè dedicare un intero disco a un titolo così?
Anche “Emoranger” esce come il precedente S/T su Tempesta Dischi, ma questa volta Generic Animal si avvale dell’aiuto di Bomba Dischi, forse ancora in una diogenica ricerca di qualcuno che possa eguagliare Calcutta, almeno a livello di presa. I brani sono nove e c’è dell’autotune. Tanto. C’è troppo autotune. Non a livello di trap o robe simili, ben inteso. Ma comunque ce n’è a mio avviso troppo per le mie aspettative e non posso evitare di risultarne amareggiato.
Il disco si snoda secondo la stessa tracciatura minimale del disco precedente: poca elaborazione tecnica, per fortuna, ma arrivando al pubblico solo dopo pochi mesi era normale non aspettarsi stravolgimenti. Più ragionato e meno focalizzato sulla materialità quotidiana; più interiore, se proprio vogliamo parlare di paragoni. Il minimalismo di “Emoranger” risiede nel ricercare la materia esterna grazie al proprio pensiero, all’esistere grazie alla propria musica. È un minimalismo molto simile, per esempio, a quello che cantava e descriveva Babalot. La musica suonata da Generic Animal non è una musica en plein aire, anzi. Ci immaginiamo le sigarette, le tapparelle abbassate nel primo pomeriggio,il telefono introvabile sotto ad una tempesta di fogli di carta, a merende scartate. Qui risiede la sua potenza.
“Emoranger” è però un disco forse troppo incentrato sulla solipsistica versione dei fatti di Luca Galizia, in cui mancano i neologismi architetturali del primo disco ma soprattutto la calma afosa con cui arrivavano le cantilene, dolci e trafugate, di brani come Broncio. Ma non è corretto parlare a ritroso, perché Generic Animal sta rappresentando, in questo biennio, una novità verace nel panorama indie italiano. Una realtà con la quale ci troveremo a fare i conti, prima o dopo. La sua esposizione culturale è pressante, i suoi interessi sono vividi. Ecco allora canzoni rarefatte come Sc00ter e Bravo nonostante un autotune al limite della sopportazione), oppure ironiche come Sesso bastardo, frutto di una sapiente ricerca musicale e di un’eccellente produzione (a cura di Zollo) lo-fi standardizzata su livelli poco lo-fi.
Appartamento, l’ultima, è forse assieme all’iniziale Scarpe#1, la canzone del disco che più ci riporta all’anno scorso: flusso di coscienza, descrizioni casalinghe e dialoghi indiretti. Fosse stato tutto così, “Emoranger” (vediamo se continuando a nominare il titolo riesco ad esorcizzare il suono della parola in modo da farla apparire normale) sarebbe stato un disco incredibile. E invece no.
Dopo alcune uscite che hanno lasciato desiderare a livello di pacche e incisività, riecco affiorare Bomba Dischi, insomma. Sono contento.