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Immortal – Northern Chaos Gods

2018 - Nuclear Blast
black metal

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Tracklist

1. Northern Chaos Gods
2. Into Battle Ride
3. Gates To Blashyrkh
4. Grim And Dark
5. Called To Ice
6. Where Mountains Rise
7. Blacker Of Worlds
8. Mighty Ravendark


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Il nome Immortal nel black metal costituisce uno dei capisaldi del genere musicale stesso. Il loro nome è uno dei primi scolpiti sulla cima della montagna del metal nero. Purtroppo, a seguito di diverbi legali tra Abbath e Demonaz, riguardo ai diritti sul marchio Immortal, si pensava che la storia del gruppo, stavolta, fosse veramente giunta alla fine. Abbath esce di scena per dedicarsi ad altri suoi progetti.

Ma Harald Naevdal, in arte Demonaz Doom Occulta, risorge dalle ceneri e torna con un album glaciale, devastante e oscuro. In realtà, ricordiamo che Demonaz non è mai uscito ufficialmente dal gruppo, ma, con “Blizzard Beast” del 1997, per via di una grave tendinite alle braccia, aveva dovuto lasciare la band e limitarsi al ruolo di produttore e curatore dei testi. Dopo lungo tempo è lui a riprendere il timone della corazzata Immortal, insieme ad Horgh, storico batterista e, per l’occasione, niente meno che Peter Tägtgren al basso. Così nasce “Northern Chaos Gods”, un lavoro che già dal primo ascolto lascia stupefatti.

Un’incalzante title track martella durissimo già dalle prime note, sfoderando un metal black/thrash molto energico, che fa subito capire che Demonaz e compagni non hanno alcuna intenzione di scherzare. Si ritorna alle sonorità di album come “Pure Holocaust”, 1993,  Battles In The North”, 1995 o “Sons of Northern Darkness”, 2002. Percorrendo la stessa aspra via, Into Battle Ride termina la sua furia su Gates To Blashyrkh: ebbene sì a distanza di ventitré anni Demonaz ci riconduce realmente in quel gelido mondo scaturito dalla sua mente e quella del compare Abbath nel 1995. I riff ci riportano proprio al vecchio brano Blashyrkh (Mighty Ravendark) del ’95. Horgh e Tägtgren inarrestabili, eseguono un lavoro di chirurgica precisione nel supportare la chitarra e la voce di Demonaz, creando la cornice perfetta a questo roccioso e algido mondo arcaico. Con Grim And Dark scaliamo pareti di suono rocciose e gelate, arrivando così a Called To Ice, brano che ci riporta ancora indietro nel passato, precisamente a Solarfall di “At The Heart Of Winter” del 1999.  Bellissima anche  Where Mountains Rise”, con un riff in tipico stile Immortal, che apre ad imponenti muri di chitarra e al battere incessante di batteria e basso sempre impeccabili.

In Blacker Of Worlds, penultima traccia del disco, il gruppo non molla la presa, ci trascina incessantemente su pendii musicali gelidi, sotto tormente di blast beat, fino ad arrivare al gran finale: Mighty Ravendark. Demonaz non ha lasciato nulla al caso e con una traccia feroce, nel classico stile degli Immortal, torna a far volare il gigantesco corvo nero, padrone del regno di Blashyrkh. È tale il pathos del brano che viene quasi naturale scandire l’urlo nel ritornello: Mightyyy Ravendaaark!! Questa magnifica traccia, sancisce definitivamente il ritorno allo splendore di Demonaz e dei suoi Immortal, che, in questo caso, sembrano porgere un omaggio al grande Quorthon e a i suoi Bathory. Possiamo affermare che, anche sotto il comando di Abbath, non c’è stato mai un album che portasse il gruppo a cadere dal trono su cui sono seduti da almeno due decadi.

Nonostante la separazione dei due padri, la macchina Immortal esiste e macina metallo pesante come se non ci fosse un domani. Nessuno si sarebbe aspettato un album tanto devastante ed oscuro da questo gruppo, a ben nove anni dall’ultimo “All Shall Fall”, 2009, e dopo la defezione di Abbath. Demonaz ha definitivamente ripreso in braccio la sua creatura e, riferisce in alcune interviste, ha messo tutto ciò che poteva dentro a questo lavoro perché sentiva il bisogno di creare qualcosa di estremo e feroce. Anche solo dopo il primo ascolto, possiamo augurarci che questa voglia e questo bisogno non vengano mai meno, così gli Immortal continueranno a volare alto. 

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