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Finnr’s Cane – Elegy

2018 - Prophecy Productions
atmospheric black metal

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Tracklist

1. Willow
2. Elegy
3. Strange Sun
4. Empty City
5. Earthsong
6. Lacuna
7. A Sky Of Violet And Pearl


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Dietro i Finnr’s Cane si nascondono tre giovani canadesi (due ragazzi e una ragazza) che hanno deciso di restare anonimi, nascondendo le loro identità dietro pseudonimi che sembrano uscire da un vecchio gioco di ruolo a tema fantasy o medievale.

Si fanno chiamare The Bard (Il Poeta), The Peasant (Il Contadino o Il Bifolco, in base ai vostri gusti) e The Slave (Lo Schiavo), e da quando hanno unito le forze (non troppo tempo fa, era il 2008) si sono sempre rifiutati di suonare dal vivo. Alle emozioni effimere dei palcoscenici preferiscono l’intimità e il tepore degli studi di registrazione nei quali, nell’arco di tre album (“Wanderlust” del 2010, “A Portrait Painted By The Sun”del 2013 e questo nuovo “Elegy”), hanno forgiato un gustoso black metal atmosferico tutt’altro che caloroso.

Nella musica dei Finnr’s Cane infatti soffiano forte i venti glaciali della loro terra natale, l’Ontario: è proprio il rigido inverno nordamericano a infiltrarsi come uno spiffero nello spaventoso riff tremolante di Strange Sun, tanto per citare uno degli episodi più ruvidi di “Elegy”, o nello scream non potentissimo ma disumano al punto giusto da scartavetrare la gola di The Bard nella prima parte di Lacuna.

In altri momenti dell’album, invece, prevalgono i toni malinconici dell’autunno: i ritmi rallentano, i volumi calano e i Finnr’s Cane ci regalano repentini attimi di quiete, delicati come foglie secche che cadono dai rami e si posano silenziosamente ai piedi degli alberi.

L’umore resta sempre crepuscolare, se non assolutamente deprimente; il continuo alternarsi di fasi all’interno dei brani – o di stagioni, per tornare a quel contrasto tra autunno e inverno che sembra caratterizzare un po’ tutto il mood di “Elegy” – infonde però un’insospettabile dinamicità anche a episodi dall’andamento funereo come Willow, Empty City e A Sky Of Violet And Pearl.

In queste tre tracce la pesantezza di un mix bello cattivo e ben bilanciato tra black e doom cede quasi improvvisamente il passo a inattese parentesi gotiche/melodiche, con tanto di chitarre acustiche, flauti, violoncelli e pianoforti a instillare piccole gocce di vita in un appassionante ma decisamente cupo deserto di ghiaccio.

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