Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Kamasi Washington – Heaven And Earth

2018 - Young Turks
jazz

Ascolta

Acquista

Tracklist

Earth

1. Fists Of Fury
2. Can You Hear Him
3. Hub-Tones
4. Connections
5. Tiffakonkae
6. The Invincible Youth
7. Testify
8. One of One

Heaven

1. The Space Travelers Lullaby
2. Vi Lua Vi Sol
3. Street Fighter Mas
4. Song for the Fallen
5. Journey
6. The Psalmnist
7. Show Us the Way
8 .Will You Sing


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Se è vero che i cavalli di razza si riconoscono sulle lunghe distanze, è impossibile ignorarlo. È impossibile, sì. Non si può andare oltre, bisogna soffermarsi e respirare saggiamente. La scena musicale odierna è colma di talenti, di musicisti talentuosissimi, iper-tecnici.. ma a cosa porta tutto ciò? Stiamo assistendo, forse, ad una nuova era?

Ed arriviamo qui, al nuovo disco di Kamasi Washington, un DOPPIO DISCO. Il solito jazz? Potremmo usare mille appellativi, altrettanti paragoni, ma la verità sta oltre – anche questa volta – per il sassofonista statunitense. La sua vena compositiva sembra affetta da un’incontrollabile voglia di espressione, alla quale la natura solista del musicista cede volentieri il passo. In ogni suo brano emerge sempre di più l’anima da compositore, magari vestita da strumentista eccelso e poliedrico: probabilmente è questa la chiave di lettura per comprendere questo lavoro in maniera equilibrata.

Come è solito per Washington, le caratteristiche di concept album sono le linee generali, evocando raffinatamente il titolo di questo disco, “Heaven And Earth” come due capitoli di un libro che sta ancora scrivendo. Chi conosce il suo percorso discografico, sicuramente, noterà dei margini di evoluzione che lasciano presupporre la sua responsabilità in termini di ricerca, musicalità ed esplorazione. Ma, come ogni saggio compositore, anche Kamasi ama circondarsi di musicisti di oggettivo talento e brio stilistico: il basso di Miles Mosley e la batteria di Ronald Bruner Jr. sono le fondamenta di ogni brano; sostengono magistralmente la sezione orchestrale e corale come solo in una soundtrack si potrebbe percepire.

Ad arricchire tutto questo è la presenza di molti musicisti odierni sulla cresta dell’onda che, a quanto pare, adorano collaborare tra di loro e far comunella, come degli amici seduti al bar! Di chi parlo? C’è un certo Thundercat al basso, il sax di Terrace Martin, conosciuto anche per le collaborazioni con Herbie Hancock e Robert Glasper, le batterie del folle visionario Chris Dave e tanti altri. Insomma, anche questo disco ha tutti i connotati di un’allegra rimpatriata tra compagni del liceo!

Ora di certo vi aspettereste una bella panoramica del disco, magari un track by track di questa altra produzione.. ed invece no. Descrivervi le atmosfere oniriche che aleggiano tra i fraseggi sassofonistici ora furenti ora ubriachi? Meglio di no, poi dovrei parlarvi anche del coro così evocativo e celestiale: cosa c’entrerà mai col jazz?! Potrei anche raccontarvi con stupore della potenza raffigurativa dei colori usati negli arrangiamenti dal tanto criticato protagonista di questa recensione, anche se.. alla fine lungi da lui da essere sotto i riflettori! Ma perché annoiarvi con tutto questo? Cosa c’entrerà mai col jazz?! Certo, sicuramente sarebbe interessante capire la magia sotto la quale riescono a coesistere melodie così spensierate e ritmi scomposti ed articolati, forse lo chiesero anche a Gillespie cosa c’entrasse col jazz quello che suonava.

Ed a Coltrane? Spesso, dietro una serie di cliché, regole, stili ed altri odori stantii, non risiede lo spirito di chi ha realmente compreso il pensiero jazzistico ed il concetto di contaminazione. Questo disco rappresenta un degno esemplare di produzione pionieristica, avendo messo insieme molto più delle influenze di un talentuoso jazzista, ma tutto un background musicale democraticamente organizzato e saggiamente disposto, come in una composizione pittorica.

Il tratto di Kamasi Washington sta diventando sempre più riconoscibile e ciò mi rende ancor più sicuro di aver trovato un ricco giacimento di musica coraggiosa e composita. No, non è il solito jazz.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni