Below The Horizon
On Dry Land
In The Woods
Light Metabolism Number Prague
Dal 1983 al 1988 l’attività di questo artista ha toccato varie frontiere della musica contemporanea. Non starò a specificare se si tratta di musica leggera o colta, ma sicuramente contemporanea (e facciamo epoché sul tipo di classificazione ulteriore). Stiamo parlando di Robert Cox, conosciuto altrimenti come Rimarimba, che ha spogliato il minimalismo del suo carattere per così dire “aristocratico” (l’esecuzione tramite orchestra, la legittimazione della partitura, e tutta un’altra serie di convenzioni nel mondo del minimalismo che lo hanno reso canone tra gli altri) e renderlo assolutamente intimo, personale, con un’ottica del fai-da-te che affonda le radici, appunto, nell’underground (non poteva esserci termine più azzeccato).
L’etichetta succursale di RVNG, Freedom To Spend, dedica molto spazio al compositore riproponendo tutti i suoi lavori più significativa in questa unica collezione. Ecco, in questo caso, la musica che va da Below The Horizon fino a Light Metabolism Number Prague, passando per On Dry Land , è un continuo esercizio di creatività scevro da ogni tipo di griglia di pensiero che fa fluttuare tutta la dimensione estetica del Nostro in quella del gioco libero. Si trovano l’ipnosi, la cacofonia, l’atomismo, il libero nonsense che scaturisce da questo vaso di Pandora (che poi, visto che si tratta di riedizione con tanto di cofanetto, non ci distanziamo molto dalla metafora).
Ma la cosa più apprezzabile della musica di Cox è proprio l’aspetto “premusicale”, il suono, la sequenza primordiale, basica, prima della grammatica, come una melodia ancestrale inconscia. Ecco, questo è il caso di quasi tutti i lavori di Cox (poi sì, potete trovarci Brian Eno, Philip Glass, Moondog, Julius Eastman, ma la “povertà” stilistica del Nostro in realtà non ha eguali). Al di fuori degli ambienti istituzionali della musica, rimane lo spirito creativo che con multidimensionalità naïf, va ben al di là di che si “deve” fare per fare quel che si “può” fare.
Per questo ha davvero poco senso “recensire” questi dischi che “sono già stati”. Ogni lavoro è un mondo a sé, con i suoi tesori e i suoi rifiuti e desolazioni, fatti di precarietà e illuminazioni che solo con un “non-ascolto” si è in grado di comprendere e ascoltare.