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The Babe Rainbow – Double Rainbow

2018 - Flightless Records
psychedelic rock

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Tracklist

1. The Magician
2. Supermoon
3. Gladly
4. Darby And Joan
5. Eureka
6. Alan Chadwick's Garden
7. Cool Cat Vibe
8. Bella Luna
9. 2nd Of April
10. Running Back
11. New Attitude


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Pink is the new black

Così Angus “The Hothouse Flower” Dowling (voce, batteria), Jack “ Cool Breeze” Crowther (chitarra) e Lu-Lu-Felix “Blue Spirit” Domingo (basso) cantano in Cool Cat Vibe. E non riesco a pensare a dichiarazione più adatta per descrivere lo spirito di questo giovane trio di Byron Bay.

In questa ridente località del nord Australia i Nostri trascorrono la loro esistenza tra utopia e realtà, alimentando la mai doma fiamma della controcultura anni Sessanta e promuovendo ideali di autosostenenimento e comunione con la natura. Un collettivo di “modern hippies”, per capirci meglio. Difatti – nonostante si descrivano come una “Monky Disco” band (vedi debutto omonimo per 30th Century Records, 2017) – i The Babe Rainbow appartengono ad una nicchia di band revival dall’attitudine decisamente più retrò, che nuota in un pastiche citazionistico di flower-pop, trippy-psichedelia e surf-rock (allo stesso modo di levitation room, Mystic Braves, Allah Las o dei King Gizzard & The Lizard Wizard di Paper Mâché Dream Balloon).

Prodotto da Stu Mackenzie (King Gizzard & The Lizard Wizard) in veste di talent-scout ed edito da Flightless Records, “Double Rainbow” ci prima ipnotizza con fluttuanti incantesimi synth (The Magician) per poi svilupparsi intorno a riverberate notturne (Supermoon, Cool Cat Vibe) e divagazioni di beatlesiana e barrettiana memoria (Gladly, Darby And Joan, Eureka, New Attitude). Tutto ciò visto attraverso gli occhi di Kevin Ayers e scandito da parentesi strumentali (Alan Chadwick’s Garden, 2nd Of April) e meravigliose ballate al chiaro di luna (Bella Luna, Running Back). Che sia mezza o piena, poi, poco importa (vedi copertina).

Double Rainbow” ci regala la possibilità – anche se solo per una quarantina di minuti – di appoggiare la testa, chiudere gli occhi e sognare Woodstock. Una buonanotte a colpi di sitar e un’imperdibile occasione per riavvicinarsi al mondo dei fiori: “Come closer wherever you are / we’re not living on Earth”.

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