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Interviste

Intervista agli IDLES

Idles

Joy as an Act of Resistance”, il loro secondo attesissimo album, è uscito il 31 agosto per la newyorkese Partisan Records (qui la nostra recensione).

Con loro il rock torna in classifica, debuttano al 5° posto nella UK Chart, il fan club è tra i più attivi e che si siano mai visti, l’irruenza dei loro pezzi è un veicolo per condividere amore e unità. I bristoliani IDLES sono il fenomeno del momento e sono attualmente impegnati nel tour che sta toccando Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone e sono attesi per l’unica data italiana a Milano il 22 novembre (qui la nostra news).

Io ho a disposizione 20 minuti al telefono con Joe Talbot, il cantante, proprio durante lo spostamento sul furgone dall’Ohio all’ Ontario; una volta condensate le domande nell’essenziale, arrivata l’ora concordata per chiamarlo, compongo il numero.

Joe: Pronto!!! (in italiano n.d.a.)

Pronto Joe? Tutto bene? Siete già in Canada?

Joe: Sono sul furgone in questo momento, non siamo ancora in Canada, spero tu riesca a sentirmi bene.

Anch’io sono su un furgone Joe.

Joe: Non dirmi che stai guidando quel furgone mentre parli con me, voi italiani guidate come pazzi! (ride n.d.a.)

No tranquillo non sto guidando, sono parcheggiato sul mare.

Joe: Ohhhh! Allora va bene!!!

Partiamo dalla storia recente: il vostro nuovo album “Joy As An Act Of Resistance” è entrato nella Top 5 nelle classifiche UK, ve lo aspettavate?

Joe: Cazzo no, non ce lo aspettavano per niente ed è stata una magica e bellissima sorpresa, un cosa che non riuscirò mai a comprendere, è stata una cosa enorme per noi, non perché siamo interessati alle classifiche in alcun modo ma perché dimostra quanto la gente abbia avuto voglia di capire cosa stiamo cercando di dire ed è stata una delle più belle esperienze che abbia mai avuto.

Sì, è bellissimo perché un paio di mesi fa quando avete annunciato l’uscita di “Joy As An Act Of Resistance”, i vostri fan dicevano cose tipo “ Facciamoli andare in classifica”, ed era quasi detto come scherzo ma poi è successo veramente.

Joe: È vero ed è assurdo ma dimostra che se c’è speranza per cinque idioti sovrappeso allora c’è speranza per chiunque!

Pensavo avessi perso peso!

Joe: Sì è vero, ho smesso di bere,quindi  ho perso un po’ di chili, da allora il peso è diminuito ancora di più!

Parliamo della vostra musica: da quando vi ascolto mi è venuta voglia di comportarmi meglio con altre persone, voglio essere un uomo più forte e amorevole, lo considero un cambiamento nella mia vita, quindi, in poche parole, la domanda vuole essere questa: il mio atteggiamento ascoltandovi, è cambiato, come me potrebbero cambiare altre persone e questo, a catena, potrebbe comportare un cambiamento nella visione del mondo della gente, insomma, il mondo potrebbe diventare un miglior posto dove vivere. Ve lo eravate prefissato? Ve lo aspettavate?

Joe: Sì e no, il vero proposito nel nuovo album era riflettere i cambiamenti avvenuti nelle nostre vite, questa è la cosa più importante: io per primo sono diventato una persona migliore e ho trasmesso ciò nella nostra musica: siamo tutti persone migliori oggi, come band, siamo migliori amici,io sono un partner migliore con la mia fidanzata e sentire che alcune persone hanno anche leggermente cambiato qualcosa nella loro vita è, ancora una volta, pazzesco, bellissimo, è una cosa a cui stento a credere e che amo profondamente.

Questo si riflette nella vostra musica, posso affermarlo da ascoltatore

Joe: Grazie Massimo, grazie per aver condiviso questo pensiero.

È facile attirare le masse dicendo di no, negando, quando si arriva alla distruzione tutti sono d’accordo, nella vostra musica invece, c’è sì ribellione, ma anche e soprattutto un energico slancio creativo, una voglia inarrestabile di dire “Sì” alla vita e ciò ha attirato un grande pubblico, perciò credo che vi ritroviate ad essere dei messaggeri. È ciò che volevate o è un effetto collaterale?

Joe: penso che cerchiamo di essere il più trasparenti possibile e questo porta ad un grande scambio di idee, un grande dialogo con il nostro pubblico quindi penso che la chiave sia di essere più aperti possibile ad ascoltare e comunicare, quindi il nostro messaggio è la nostra opinione e noi crediamo nella nostra opinione, non vogliamo vincere, vogliamo imparare e avere degli scambi e cambiare noi stessi perché semplicemente se ognuno di noi volesse migliorare, tutto il mondo potrebbe migliorare, dovrebbe funzionare così: si tratta di ascoltarti, di amarti come atto politico e avere consapevolezza che tu sei l’unica persona che controlla le tue azioni, non puoi controllare le azioni di nessun altro, se diventi una persona migliore seguendo ciò che credi, allora le cose cambieranno.

Cito dal testo di Lovesong: “Look at the card I bought, it says I love you”. Ho la sensazione che il vostro humour porti con sè di più di quello che dice e che sia di più di semplice “divertimento”, è così? E quanto è importante lo humour nella vostra musica?

Joe: è molto importante per me nella vita, io voglio essere il più onesto possibile nei miei testi. Lo Humour è un mezzo molto potente per l’incisività, é uno scambio col il quale puoi parlare di qualcosa di oscuro, morboso o difficile e usi lo humor come dono all’ascoltatore, è un modo per aprirsi alla vulnerabilità, facendo ridere e facendo capire che sei pronto a confrontarti su un livello… insomma facendoti accettare. Lo humor dunque è molto importante, è un grande elemento della cultura britannica, penso inoltre che un grande gesto di vulnerabilità sia quello di ridere di te stesso e di accettare le tue imperfezioni, questo ha aiutato molto il rapporto con il nostro pubblico.

Ascoltando i tuoi testi mi è venuto in mente Re Lear, che capisce dov’è il vero amore e chi è veramente quando perde tutto, quando rimane nudo. Gli eventi nella tua vita ti hanno fatto diventare l’artista che sei oggi? E in che modo ti hanno cambiato?

Joe: Assolutamente hanno cambiato tutto, perdere mia mamma è stato l’inizio di un grandissimo cambiamento del modo in cui vedevo me stesso, del modo in cui mi relazionavo con gli altri, e perdere mia figlia mi ha fatto capire come, non importa quanto sia alto il muro che costruisci intorno a te, non puoi fermare gli eventi che lo butteranno giù quindi ho capito che lo scudo più forte che puoi avere è essere vulnerabile perché poi la forza la prendi dalle persone compassionevoli che ti circondano e che ti accompagnano attraverso una crisi, un trauma, quindi sì, come artista ho imparato che essere vulnerabili e ascoltare chi ti circonda e amare se stessi è la forza più grande che hai, è la cosa più forte che possa fare.

Il vostro pubblico è formato da più fasce di età: dai teenagers ai 50 enni, che ne pensi?

Joe: Sì credo che la chiave sia che la nostra musica è primaria, umana e questi aspetti permettano a chiunque di sentirsi il benvenuto nell’ascoltarla. Penso che i miei testi arrivino dopo, che è grandioso perché permette alle persone di apprezzare la musica e poi di chiedersi cosa sto dicendo e capire che non sto cercando di insegnare nulla, solo di esser aperto e onesto su quello che ho passato e credo che la musica sia la cosa più universale che abbiamo e che con i ragazzi della band abbiamo creato qualcosa di quasi tribale che quindi non si ferma ad attrarre solo adolescenti.

Una delle differenze tra gli IDLES e molte altre giovani band è che voi non suonate semplicemente punk rock, o come lo vuoi chiamare, sembra che siate tutt’uno con la vostra musica e non semplicemente degli ottimi esecutori

Joe: Credo che l’intento sia di suonare qualcosa che amiamo che va al di là del punk rock, la nostra musica è un derivato di ciò che amiamo, che va ben oltre il punk e credo che la differenza tra noi e altre band è che noi indossiamo quello che amiamo e celebriamo tutte le nostre influenze musicali e facciamo qualcosa di autentico che permette a chiunque di sentirsi benvenuto, se facessimo un album unicamente punk, attirerebbe solo i punk, ma se facciamo musica che amiamo, derivata da cose che abbiamo imparato ad amare attireremo tutte le persone che amiamo, vale a dire tutti, è questa l’incisività di cui parlavo, includere tutti celebrando la parte migliore di ciò che ci rende felici.

Negli ultimi 18 mesi gli IDLES hanno realizzato tanto, cosa pensi e speri porteranno i prossimi 18 mesi?

Joe: Tanti concerti sicuramente, e poi non so, quello che voglio è salute e felicità, voglio essere un marito, voglio essere un padre, e voglio girare il mondo con i miei migliori amici, il resto e solo un grande dono, è magico.

Grazie Joe per il tuo tempo

Joe:Tutto bene grazie mille!! (In italiano)

Il tuo italiano è buono, dovresti fare più date in Italia, ne fate solo una!

Davvero? (Ride n.d.a.) Le faremo, faremo sicuramente più date in futuro, sicuramente!!

Ci vediamo a Milano allora!

Joe: Ci vediamo lì!

Bene. Ci siamo salutati, a me ha fatto molto piacere, davvero, poter parlare con lui, ha una bella voce squillante, nonostante la stanchezza data dal tour, io sono parcheggiato, come ho detto a lui con il mio camper in riva al mare: scendo, mi faccio una passeggiata ripensando a tutto quello che ci siamo detti e non vedo l’ora di vederli dal vivo il 22 novembre al Circolo Magnolia di Milano.

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