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Blood Of Serpents – Sulphur Sovereign

2018 - Non Serviam Records
black metal

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Tracklist

1. Mater Tenebris
2. In Darkness, Brotherhood
3. Devil's Tongue
4. Evictor Of Christ
5. As The Temple Burns
6. Canticle
7. As Nocturnal Dimensions Beckon
8. Upon Waters Dark
9. Prophet Of A False Faith
10. A Void Between Worlds


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Che il genere metal stia in un momento di stasi è ormai cosa nota e il black metal non fa eccezione. Guardando con attenzione il panorama della musica oscura, infatti, non viene proprio da esaltarsi: gruppi come Satyricon e Dimmu Borgir sembrano avere proprio smarrito la strada, i Mayhem si fanno trascinare dalla corrente della sufficienza, i Gorgoroth cambiano line up ad ogni disco, pur mantenendo un certo livello e non dimentichiamo la dipartita degli Emperor. Tutto abbastanza sconfortante, ma per fortuna questo 2018 ci ha portato anche l’imperioso ritorno dei Marduk con il loro “Viktoria” e la sorpresa di Demonaz con il nuovo “Northern Chaos Gods” dei suoi ritrovati Immortal.

A proposito di belle sorprese, i Blood Of Serpents, con il loro secondo album ufficiale “Sulphur Sovereign”, si meritano sicuramente un posto nella top five dei migliori dischi black pubblicati fino ad ora quest’anno. Prodotto da Lars Broddesson, ex batteria dei Marduk, il quintetto svedese, capitanato dalle due chitarre Fredrik Nilsson e Kristian Roupe, scaglia un violento colpo di mannaia con un disco davvero potente. Possiamo notare come il gruppo intraprenda definitivamente la strada del black metal, rinunciando a quelle sfaccettature death presenti nel precedente “Black Dawn”, del 2014. Già dall’ascolto di Mater Tenebris si capisce subito che la band non ha alcuna voglia di scherzare e, sull’oscura scia di gruppi come Marduk (non a caso), Dark Funeral, Belphegor e Watain, non lasciano spazio a melodie di circostanza, scaraventandoci addosso un feroce black metal misantropo e schiacciante. L’aggressività di tracce come In Darkness, Brotherhood, Devil’s Tongue o Evictor Of Christ è resa alla perfezione dalla batteria di Christoffer Andersson, una sorta di mitragliatrice dal calibro pesante, e dal basso martellante di Benny Åkeson.

Ottimo excursus doom As The Temple Burns, mette bene in risalto la precisione del gruppo nell’esecuzione dei brani, tra l’altro mai banali. Arriva una boccata di ossigeno solo con Canticle, in cui i toni restano cupi e decadenti, ma scanditi dal suono aureo di un pianoforte e da Thomas Clifford che mette in risalto le sue doti vocali, dando prova della sua capacita di far coesistere violenza e controllo vocale in pezzi non deflagranti. Ma non c’è più tempo per adagiarsi, il gruppo svedese ricomincia violentissimo con  As Nocturnal Dimensions Beckon e Upon Waters Dark. Ogni traccia porta con sé ricordi dei bei vecchi tempi quando i pionieri del black metal, band di cui sopra, dominavano la scena forgiando il loro feroce metallo nero senza alcun compromesso.

Prima del commiato, c’è spazio ancora per un muro di doom con Prophet Of A False Faith, un’altra conferma del bel lavoro che le due chitarre di Nilsson e Roupe sanno fare: riff gelidi e, tra una carica e l’altra, anche un buon assolo tagliente messo al punto giusto. A Void Between Worlds esplode fragorosa e porta con sé tutta la misantropica brutalità che i Blood Of Serpents riflettono, dando il definitivo colpo di grazia e mettendo la parola fine a questo lodevole lavoro.

Sicuramente i fan del black metal di vecchia annata potranno apprezzare questo disco. Onestamente, anche se la band non può ancora misurarsi con i grandi gruppi del genere, possiamo considerare “Sulphur Sovereign” come nuova linfa vitale per un genere che, come accennato in precedenza, ha bisogno di nuovo forze oscure da schierare sul campo di battaglia del panorama musicale.

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