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Ensemble 0 – Ensemble 0 Plays Eight Compositions And It Lasts 38:36

2018 - Flau Records
experimental

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Tracklist

1. Florent plays glockenspiel & chimes, Sylvain plays hapi drum & glockenspiel, JF plays ebows and it lasts 
2. Sylvain plays guitar, Florent plays metallophone, JF plays ebows and it lasts 
3. Thomas plays vibraphone, JF plays ebows, Sylvain plays glockenspiel, Florent plays harmonium and it lasts 
4. JF plays ebows, Sylvain plays guitar, Florent plays percussion, Thomas plays guitar and it lasts
5. Florent plays glockenspiel, JF plays ebows & guitar, Sylvain plays glockenspiel and it lasts 
6. Sylvain plays glockenspiel, Florent plays glockenspiel & chimes, JF plays ebows, Antoine plays modular synth and it lasts
7. JF plays chime, Sylvain plays radio, Florent plays glockenspiel and it lasts 
8. Florent plays harmonium, JF plays ebows, Antoine plays modular synth, Sylvain plays melodica, Maxime plays field recordings and it lasts 


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Ensemble 0 è un progetto poliedrico che fa capo a tre membri fondatori che vivono rispettivamente, in Francia (Joël Merah), in Spagna (Stéphane Garin) e in Belgio (Sylvain Chauveau), aperto però a nuovi ingressi di musicisti secondo il progetto in opera e al loro libero transito o permanenza. L’idea dei membri fondatori è quella di riproporre musica di altri artisti o la propria. Nel 2016 una sezione di Ensemble 0 è stata formata a Bruxelles da Florent Garnier, Jean-François Brohée e Sylvain Chauveau: questo trio ha trascorso un anno e mezzo componendo nuovi brani acustici, suonandoli dal vivo, registrandoli e mixandoli per detto album edito dalla giapponese Flau Records. Brani con percussioni, glockenspiel, harmonium, ebow, chimes, chitarre, sono definiti nel titolo da un particolare, cioè, l’indicazione dei musicisti e degli strumenti da loro suonati – con l’aggiunta in alcuni di essi di Thomas Jean Henri (alias Cabane, ex Soy Un Caballo – vibrafono, chitarra acustica) e Antoine Pasqualini (alias Monolithe Noir) in veste di ospiti. In una traccia c’è anche il produttore, polistrumentista e cantante, Maxime Wathieu.

L’idea originale della sezione di Bruxelles dell’Ensemble 0 era quella di creare un repertorio acustico con pochi strumenti, in modo che tutte le attrezzature potessero essere trasportate per eseguire la musica ovunque: in strada, nei parchi, negli appartamenti e nei luoghi deputati alla musica. In seguito sono stati però aggiunti tocchi di elettronica dovuti alla presenza del synth modulare di Antoine Pasqualini. In passato, la band si è esibita anche con i nomi di 0, 0 (per percussioni), 0 (per ensemble di grandi dimensioni) o 0 (per chitarre), a tutt’oggi non usano più queste variazioni e preferiscono essere chiamati “ensemble 0”. ensemble 0 (For Radio), invece, è la mensile playlist radio online, di ensemble 0, diretta da Stéphane Garin e Catherine Luro.

Jean-François Brohée: Fondatore del duo Tangtype (con Julie Cambier) autore di due album pop elettroacustici per la label Humpty-Dumpty, collabora con ensemble 0 dall’inizio del 2010 e sta sviluppando un approccio sperimentale al suono della chitarra basato su ebows (elettromagneti che vibrano le corde). È altresì ricercatore in archeomusicologia specializzato in musica mesoamericana e precolombiana centroamericana.

Florent Garnier: entrato a far parte de “ensemble 0” nel 2015, alla sua prima esperienza come musicista. Ascoltatore diligente, attento spettatore della musica da tutti gli orizzonti e formati, è promotore dei concerti dei suoi artisti affiliati a Bruxelles (Atelier 210, BeauHaus, Halles de Schaerbeek, Le Brass). Attratto dal superamento dei codici tradizionali della musica dal vivo e registrata, lavora sulla riabilitazione dell’ascolto attento e sul posto dell’ascoltatore.

Sylvain Chauveau: uno dei membri fondatori di ensemble 0 e co-supervisionatore delle attività del collettivo con Stéphane Garin e Joël Merah. È anche autore di numerosi album da solista sulle etichette FatCat, Type, Broccoli, Flau, Disco of the Sun e Steel, Sub Rosa… e si esibisce in concerti in Europa, Asia e Nord America; crea installazioni sonore per mostre e gestisce l’etichetta Onement, dove il concept è di pubblicare LP in copia singola. Realizza colonne sonore per lungometraggi e spettacoli di danza. Sylvain è anche membro di Arca (con Joan Cambon).

Fotografati i musicisti, entriamo nel particolare della musica: dunque, 8 sequenze riconducibili a certi lavori di musica ambientale dove gli strumenti si integrano e sovrappongono a ondate creando incantevoli e notevoli pattern sonori alla Terry Riley, Steve Reich, forse il chitarrista newyorchese Rhys Chatham per simil attitudine minimal compositiva…

La piena gamma del picco uditivo pervade lo spazio musicale, si diffondono echi, slarghi dosati capienti e tranquilli, c’è una sorta di imperturbabilità che disorienta e contemporaneamente tiene sorprendentemente sospesi sulle nuvole di suono che, reiterato, crea paradisi minimali, addizionati sicuramente dalla Minimal Art: spostamenti che arricchiscono le percezioni sensoriali, un po’ come, non tutti lo sapranno, fumare una sigaretta buona. Il discorso si sviluppa raccolto, misurato, pregno di malinconia e sfumature che si perdono nel tempo lungo le armonicizazioni e gli innesti, in volata e in conseguenza, degli strumenti.

Le tinte compaiono alterne di foschie e di limpidi soleggiati panorami celesti, l’arancione tenue pare prevalere, così come l’etereo azzurro, il verdino, sbiadendo in biancore diffuso, strutturando cromatismi appartenenti a un mondo sonoro estraneo, misterioso, nostalgico e dolce che permea le infinite particelle atomiche che compongono l’aria.
La totalità degli scorci luminosi, fotosintetici, degni di un viaggio in cui la ricerca e la tranquillità invitano a un pacato ascolto privo di cadute di tono, sbocciano di riverberi magniloquenti, guidano sicuri e crescono accentuando uno pseudo loop davvero mirabile che annulla la percezione temporale: c’è da perdersi nei sogni a tali altezze, permettendo di abbracciare tutte le cime montuose del globo e dettagliarne la vicinanza impensabile fin sopra la exosfera, ai confini con lo spazio, rarefacendo la meraviglia obliqua tra ascendente e discendente restando in quota, immaginando di navigare in sospensione a bordo di un aliante e regalando così una narrazione interiore di stupore che ha rari eguali di immedisimazione e serenità, cui si va incontro.

Splendido esempio, gli 8 minuti della sesta track Sylvain plays glockenspiel, Florent plays glockenspiel & chimes, JF plays ebows, Antoine plays modular synth che effondono suggestioni ammalianti spuntando candore appena intinto nel lisergico della fruizione, concertando una costruzione che affranca totalmente dal vivere quotidiano, forza degli scampanellii, dell’incedere sottilmente gaio e memore di inconsce infatuazioni fanciullesche esternate dagli idiofoni, degli acustici arpeggi sfibrati da rumori vibrati, inventando il florido incontro ritmico, gradevole e tensivo nel suo persistere, evocativo del felice connubio tra chimica e natura.

Le modularità dell’opera ammansiscono i sensi riconvertendoli in stupore e meraviglia, allorché le reazioni umorali rilasciando endorfine modificando lo stato emotivo di chi si cala in dette zone elevatissime d’ascolto, la cui risonanza della sublimazione del corpo in puro spirito trasporta la memoria nella vaghezza dellepiù piacevoli dissertazioni dei ricordi.

Florent Garnier e Sylvain Chauveau, sono inoltre titolari della label “I Will Play This Song Once Again Records” e recano una sorprendente curiosità, tale label agisce a cavallo di un Music Truck, ossia, un camion che comprende all’interno: una stazione di ascolto, una sala concerti e un negozio di dischi mobile, appunto, su ruote! Ciò in risposta al declino dei rivenditori dei negozi di dischi e dei locali indipendenti di musica dal vivo, mirando ad offrire un’alternativa che porti la musica alle persone ovunque si trovino.

Per contribuire a rendere reali i loro ambiziosi piani, la coppia si serve del crowdfunding e non solo, collabora di fatti a festival innovativi aperti ad altri partner affidandosi e contando su una forte ondata di supporto da parte del pubblico per dimostrare l’appeal del progetto, affinché la gente pensi, e lo sarà certamente, quanto sia bello e coinvolgente partecipare ad esso!

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