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Toby Driver – They Are The Shield

2018 - Blood Music
art rock / classica moderna

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Tracklist

1. Anamnesis Park
2. Glyph
3. 470 Nanometers
4. Scaffold Of Digital Snow
5. Smoke-Scented Mycellium
6. The Knot


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Ben lontano dalle mistificazioni post-jazz-rock dei suoi Kayo Dot ma anche dalla spazialità ariosa e pregna di riverbero del suo “Madonnawhore” (timorati di Dio attenti alla traduzione letterale) dello scorso anno, il polistrumentista dell’anomalo Toby Driver dà al nuovo solista “They Are The Shield” una spinta di giostra che lo muove verso altri lidi. Come sempre.

Sin dai tempi dei furenti maudlin of the Well non è mai stato fermo su un singolo modo di proporre la propria musica – o un genere specifico – figurarsi se deve farlo ora. Il disco ha un nonsoché di newyorkese: sarà la copertina in cui il Nostro è vestito di tutto punto riportando alla mente gli ultimi Interpol, sarà la presenza di Brian Chase degli Yeah Yeah Yeahs oppure che sia stato registrato agli East Side Sound (rifugio di Zorn, Rollins, Young Gods e chi più né ha e via dicendo) fatto sta che il suono che fa da sfondo ai sei brani qui presenti è secco e freddo come il miglior inverno della Grande Mela.

Difficile definirlo, piazzarlo in questa o quella categoria o anche solo incatenarlo, Driver fa sempre il bello ed il cattivo tempo a suo piacimento, libero da ogni etichetta che negli anni è stata affibbiata ai suoi molteplici progetti e lo dimostra nuovamente. E sempre, dico sempre, è riuscito a tirare fuori qualcosa di delizioso. Certo, il disco dello scorso anno forse non brillava per varietà ma tutto era fuorché brutto. Magari noioso ad una certa, ma brutto mai. Ecco, “They Are The Shield” è così sottile ed artisticamente sopraffino che la noia non arriva mai. Si insinua delicatamente tra gli strati dell’epidermide come un serpentino vento gelido e comincia a muoversi ondivago tenendo a distanza ogni sorta di immobilismo.

Il quid in più questa volta lo fa la propensione a visitare i lidi della classica moderna – complice la coppia di violinisti composta da Conrad Harris e Pauline Kim – che vanno ad investire sintomi digital pan-asiatici e cyberpunk che non sfigurerebbero nella colonna sonora di un nuovo capitolo dell’ormai saga Blade Runner (Scaffold Of Digital Snow) e scheletrici osanna indie-art-rock dal tocco ipnotico (splendida la costruzione armonica di Anamnesis Park). La chitarra e la voce di Driver di primo acchito sembrano un compendio ma quando si inseriscono nella formula indie rock di cui sopra, pur nel suo essere estremamente scarna e sottile come un foglio d’alluminio, danno corpo ad una trasmigrazione emotiva che dell’urgente amarezza e malinconia metropolitana fa il suo cappotto e cappello (470 Nanometers) così come quando ad infilarsi tra le pieghe di robusto lirismo da opera alternative “rock” fa capolino il pianoforte (provate a non commuovervi su The Knot).

Se ci aggiungete che i Kayo Dot hanno da poco firmato per Prophecy diciamo che i regali di Toby Driver sembrano non estinguersi con questa piccola perla di disco.

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