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Interviste

Intervista a RON GALLO

Ron Gallo

L’abbiamo conosciuto grazie all’ottimo debutto “Heavy Meta” (New West Records, 2017), e da allora abbiamo puntando le antenne oltreoceano dalle parti di Philadelphia per aggiornarci sul suo percorso. Dopo un anno ritorna sugli scaffali dei negozi con “Stardust Birthday Party” (qui la nostra recensione), nuovamente per l’etichetta New West Records, e con un bagaglio di nuove esperienze che lo hanno portato verso nuovi orizzonti. Abbiamo raggiunto telefonicamente Ron Gallo a pochi giorni dall’uscita del suo nuovo album per parlare della genesi del disco e di tanto altro.

In “Heavy Meta” hai espresso la tua rabbia e la tua frustrazione su ciò che ritieni sbagliato nel mondo. È passato un anno e you “Stardust” ci racconta di un nuovo Ron, preoccupato nel comprendere se stesso. Cos’è cambiato?

Il più grande cambiamento è stato realizzare che il modo in cui guardi il mondo riflette il modo in cui guardi te stesso. Adesso mi sento una persona più positiva, piacevole e compassionevole, ma in effetti il mondo non ha seguito il mio cambiamento ed anzi mi appare più caotico rispetto a quando ho scritto Heavy Meta. Per questo motivo sento che Stardust sia una sorta di testamento sul prendersi le proprie responsabilità sulle scelte della propria vita e sui propri sentimenti. Ho impegnato diverso tempo per capire me stesso, ciò per cui lotto quotidianamente, e questo mi ha permesso di capire meglio gli altri, così da rivelare e ricostruire il tutto come parte di un unico disegno.

Lungo tutto l’album psicoanalizzi te stesso, dicendoti che – a dispetto di tutto – andrà bene. È una preghiera o un tentativo di autoconvincimento?

Verissimo. Sono convinto che tutto andrà bene e che nel peggiore degli scenari la vita è un incubo, “tu” concluderai il tuo percorso con le tue percezioni ed ogni cosa per cui combatti non esisterà più. Mi piace pensare che ora e sempre, ed in qualsiasi posto vada tutto bene, ma è chiaro che dipende fortemente dalla nostra percezione. Noi tutti siamo formati da due elementi – un pensiero capace di generare dolore senza fine, ed un’aspirazione a ciò che non  è altro che pace eterna. Tornando alla domanda, per me questo processo è un costante promemoria su ciò che conta e c’è di buono nella vita.

Come è venuta fuori l’idea per il video di Always Elsewhere? Credo che nella sua semplicità colga pienamente il segno.

Durante il primo viaggio in Italia le magliette del nostro merchandise sono arrivate dentro una scatola di cartone e mi sono ritrovato a trasportarle per un po’, vagando senza meta. Quest’immagine di me con una scatola in mano mi ha dato l’idea di filmarmi lungo diversi scenari, senza alcun motivo o intenzione di creare un vero e proprio video da utilizzare per una canzone. Solo in un secondo momento è uscito il concept per Always elsewhere, con l’idea che quest’immagine potesse rappresentare il nostro falso IO che trasciniamo con noi tutto il giorno, tutti i giorni.

Ron Gallo

Do You Love Your Company è un’altra canzone semplice ma piena di significato. La domanda è altrettanto semplice: do you love your company?

Oh si, ora più che mai! Ma non sarà così per sempre (ride, ndr).

Nella bio di “Stardust Birthday Party” citi Love Supreme di John Coltrane come una delle ispirazioni per la scrittura del disco. Quali sono stati gli ascolti che più ti hanno “illuminato” nel processo creativo?

Qualunque cosa io ascolti ha un’influenza tale da diffondersi ed integrarsi nei miei brani. Spazio dal punk old school al jazz, fino alla musica fatta da miei amici che nessuno ha ancora mai sentito. Giusto per citare qualche nome: Parquet Courts, MF Doom, Krishna Das, Jonathan Richman, Caroline Rose, Talking Heads, Naked Giants, NEU!, Tyler the Creator, Minor Threat, Lauryn Hill.

Questa è l’epoca dell’hip/hop in tutte le sue sfumature. Cosa significa fare rock & roll nel 2018?

Non ho idea di cosa significhi e non sono neanche sicuro che quello che noi facciamo possa definirsi rock & roll. Qualsiasi cosa sia, it is feels right!

Voglio concludere quest’intervista con una domanda banale. Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho diverse idee in cantina. Sto pianificando di portare alla luce un trio country, “The East Nashville Steak Ramblers” (letteralmente “Gli escursionisti della bistecca di Nashville Est, ndr), di suonare la batteria nei Blues Cop (il gruppo del mio batterista Taylor). Probabilmente poi registrerò canzoni rap con Garageband, o magari un documentario sul tour, e tanto altro.

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