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Cloud Nothings – Last Building Burning

2018 - Wichita Recordings
alternative rock / post hardcore / emo

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Tracklist

1. On An Edge
2. Leave Him Now
3. In Shame
4. Offer An End
5. The Echo Of The World
6. Dissolution
7. So Right So Clean
8. Another Way Of Life


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Che mina è il nuovo album dei Cloud Nothings? Quando si dice che l’urgenza è il Primo Motore Immobile dell’alt rock tutto non si dice una cazzata, e i ragazzi di Cleveland sembrano saperlo benone perché a nemmeno un anno dall’ultimo, carino benché tiepido “Life Without Sound” se ne escono con questo “Last Building Burning” e non c’è fretta cattiva consigliera che tenga, semmai è proprio il contrario.

A sentire il frontman Dylan Baldi è proprio la mancanza della pesantezza a lui cara in questo benedetto mondo alt-rock a far prendere al quartetto la decisione di tornare in studio, chiamare quel matto di Randall “Sunn O))) Wolves In The Throne Room Boris” Dunn e far ruggire le casse, gli strumenti, le mani, la gola, tutto. Insomma da band quel tanto che basta migliore di parecchie altre ad eccellenza nel giro di cinque dischi, e vi assicuro che oggi è un miracolo in miniatura.

Non ci ritroveremo tra vent’anni a scrivere nulla di nulla sulle band in giro in questi anni anemici però ci sono dischi, pochi se non pochissimi, che riescono a resistere alla prova della supervelocità dei succhi gastrici di questi nuovi anni ’10, ebbene questo è uno di quelli. Non più cugini dei Weezer e qualcun altro ma identità propria in un turbine di schiaffoni elettrici, “Last Building Burning” è una ferita lunga otto brani, veloce e feroce afflato post hardcore che ci porta a ringraziare e ricordare i Rival Schools per essere esistiti e aver dato il La a qualcosa (On An Edge è l’apertura perfetta) ma che all’interno di brani da 10 minuti e rotti alterna il pensiero emo/screamo a qualcosa di nuovo e che Dunn conosce benone, ossia spezzati di rumore ed ambienti asetticamente psichedelico droniani (Dissolution è quel pezzo che oggi nessuno ha il coraggio di scrivere col timore dello skip) e nemmeno nei momenti più riverscuomiani Dylan lesina dal gridare (In Shame, Another Way Of Life, Leave Him Now) finendo sul vagone dei sentimenti dell’emo ’90s aprendo su chitarre pastose e iper melodiche ma mai stucchevoli, sempre grazie mr. Dunn (Offer An End).

Che mina ‘sto disco, ragazzi. Teniamoceli stretti questi Cloud Nothings perché la carestia è lunga e questa è la fetta di torta che trovi inaspettatamente in frigo dopo un periodo passato ad autodigerirsi.

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