01. Aubade
02. Ground
03. Litany
04. Ondine
05. Niagara
06. Double Body
07. Bottom Of The Sky
08. Mutable Signs
09. Fanfare
10. Moments Of Exile (Coda)
Eccoci ad assistere ad un simpatico evento che sarebbe logico avvenisse più spesso, ma che, invece, avviene raramente. All’interno della serie di collaborazioni intergenerazionali FRKWYS dell’etichetta RVNG (stili che si mescolano come Psychic Ills+ Juan Atkins; Mike Cooper e Steve Gunn, Kaitlyn Aurelia Smith + Suzanne Ciani, e così via) abbiamo un padre e un figlio che, ognuno con un proprio stile, portano avanti la “tradizione dell’avanguardia” familiare: Yoshi Wada (artista, compositore e membro del Fluxus) e suo figlio, Tashi Wada, sostenuti da una crew di tutto rispetto come Simone Forti, Julia Holter, Cole MGN, Corey Fogel.
Combinando la sintesi con l’acustico, “Nue“, sottolinea un nuovo aspetto dello spettro sonoro di Tashi, come la ricerca sugli armonici della cornamousa del padre, a sua volta, coinvolto negli studi del compositore James Tenney, grazie al quale reimmagina una nuova forma di musica liturgica. Il titolo “Nue“, appunto, deriva da una chimerica creatura giapponese con la faccia da scimmia, le zampe di tigre e un serpente per coda. Ma, ecco che la parola presa come “nue”, in francese significa nudo, esposto, spogliato della propria complessità, essenziale. Ecco, questa commistione è il punto di partenza per questa uscita che definire collaborazione è assolutamente riduttiva.
La complessità che in realtà si cela dietro questa apparente semplicità, è data innanzitutto dall’aiuto di Cole MGN, che ha saputo ricostruire un micromondo dietro ogni modulazione strumentale. Sarebbe però sbagliato pensare ad una “partitura” per strumenti, così statica, esplicativa, in un certo senso morta. È sempre il solito iato tra scritto e parlato, tra visione (di una partitura, verticale) ed ascolto (del brano effettivo, orizzontale), che ogni volta si tenta di superare, e non sempre ciò avviene (un raro caso è stato proprio Pentimento di Jon Hassell, la cui produzione verticale ha davvero saputo spiazzare critica e aficionados del musicista).
La famiglia Wada gioca così con i suoni nascosti tra le pieghe degli stessi, attraverso molteplici influenze. Sentiamo ad esempio uno dei pezzi chiave del disco, nonché primo singolo di questa uscita, dal titolo Fanfare, un titolo che già Adorno aveva colto in tutta la sua pienezza ed ironia, parlando di Mahler e di come gli strumenti si intercambiassero tra loro (ad esempio come il trombone tentava di suonare come un violoncello e come far suonare il violoncello come se fosse una tuba: un piegare gli strumenti ad una volontà capace di illudere, di mettere in luce l’apparenza in tutto il suo splendido apparire in un gioco di trabocchetti senza fine).
Ecco, lo spirito di questo disco è la comunicabilità di timbri che si camuffano nelle loro possibilità acustiche ed espressive. Un’opera obbligatoria per tutti gli amanti della composizione.