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Author & Punisher – Beastland

2018 - Relapse Records
industrial

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Tracklist

1. Pharmacide
2. Nihil Strenght
3. Ode To Bedlam
4. The Speaker Is Systematically Blown
5. Nazarene
6. Apparition
7. Night Terror
8. Beastland


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Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa fuori posto nei dischi di Author & Punisher (al secolo Tristan Shone). Che quel qualcosa eccedesse e al contempo mancasse un tassello, che i suoi album si trovassero al posto giusto nel momento giusto eppure fuori tempo massimo, che fossero originali tanto quanto derivativi. Tutti uguali nel loro essere differenti l’uno dall’altro.

Negli ultimi anni si sono succeduti il pensiero digital hardcore di “Ursus Americanus”, il  delirante guardare agli Skinny Puppy di “Women & Children” ed il metal pompato da sintetiche droghe cyberpunk e supervisionato da Phil Anselmo del devastante “Melk En Honing”. Nonostante ognuno di essi eserciti su di me ogni sorta di atroce pensiero di violenza, irrefrenabile disgusto per l’umanità a livelli biblici e voglia di pogare al muro o di saltare in sella ad una delle moto di “Akira” c’era sempre qualcosa che sfuggiva, quel qualcosa che vedi solo con la coda dell’occhio ma che non riesci ad afferrare, sfuggente come l’ombra di un elefante in una dannata cristalleria.

Beastland” svela l’arcano: era tutta una questione di suono. O almeno credo. Sono ancora indeciso e fortemente combattuto. Eppure mi sembra di aver finalmente afferrato il bandolo della matassa, sciolto il Nodo Gordiano, scovato la fottuta tana del bianconiglio. Il suono, dicevo, qui sembra infine arrivare al suo compimento. Dove prima non c’era quella spinta che avrebbe mandato in orbita le colate di detriti di Shone qui il suo lavoro in combutta con Braden Diotte e Kurt Ballou dà i suoi frutti e leviga il martirio noise, affina l’arte del metallo urlante, segmenta l’orrore elettronico, santifica la mattanza harsh e, sia lodato il Dio Macchina, arriva la melodia e spazza via tutto. A portarla è proprio la voce di Tristan che nel mezzo dell’apocalisse canta, e i suoi synth lo seguono come una muta di lupi infine ammaestrati ma non per questo meno pericolosi.

Nazarene pianta i chiodi nella croce al neon di un Cristo cibernetico e nel bel mezzo di stomp ferocemente industriali ecco arrivare una melodia post-gaze, come se gli Isis si fossero messi a suonare un misto letale di harsh noise e powerviolence. Eccolo qui l’elemento mancante: la cazzo di melodia, le aperture, l’aria che si respira attraverso un tubo di plastica sotto una neve tossica. Basterebbe questo brano per definire tutto l’album, ma lo stesso accade nella demetia reznoriana di Apparition e The Speaker Is Systematically Blown (la più NINiana della partita) ma è solo un momento di vana lucidità in mezzo a presse meccaniche azionate da golem marziani. L’atmosfera malsana di Night Terror è lo zenit di un’orgia i cui orchestratori indossano maschere di Otto Von Schirach, KMFDM e Al Jourgensen, tutti intenti ad ascoltare in cuffia una bellissima litania post-metal.

E ora scusate ma Kaneda mi aspetta vicino alla mia cybermoto per una corsa su un’autostrada deserta illuminata solo da alogene sfarfallanti, se non proprio distrutte.

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