Recensione del disco “Daqa’iq Tudaiq” (Constellation Records, 2018) dei Jerusalem In My Heart. A cura di Riccardo Gorone.
L’assenza di antagonisti genera solamente cloni protagonisti ed omologati: tutti lo vogliono, ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo perché troppo poco indie. L’indie non è morto, si è soltanto tramutato in una posa per sfornare musica di merda.
Secondo singolo estratto dalla soundtrack del remake ad opera di Luca Guadagnino, in uscita a fine mese per XL Recordings
Ai Deftones delle delimitazioni di genere già allora fregava poco e niente e la leggiadra pesantezza di “Adrenaline” ne fu esempio chiave di un’intera carriera.
Arriva ad un anno di distanza dall’ultimo album “Utopioid”.
Realizzato in collaborazione con Jonas Renske dei Katatonia, è il secondo estratto dal nuovo album “Phanerozoic I: Palaeozoic”.
Recensione dell’album “Further Still” (The Flenser, 2018) dei Bosse-de-Nage. A cura di Fabio-Marco Ferragatta.
Recensione del disco “re:member” (autoprodotto, 2018) di Ólafur Arnalds. A cura di Damiano Gerli.
Il tempo passa, le band stingono, le fanbase irritano ma dischi come “Kid A” rimangono, ora e sempre, scolpiti indelebilmente nell’etere. L’anima qui non è pervenuta.
Online anche il primo singolo estratto “Comeback Kid”
Il quinto album in studio del trio tedesco esce questo fine settimana su Pelagic Records.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il cantante della band di Bristol, Joe Talbot, in attesa della data milanese di novembre
I Get Up Kids di “Four Minute Mile” diventano quindi i classici ragazzi con un po’ più di esperienza di te, che passano oltre al tuo essere metallaro o ascoltare hardcore. Sono capaci di criticarti perché ascolti gli Strife e gli All Out War ma ti danno tempo per crescere, secondo la loro opinione.
Recensione del disco “And Nothing Hurt” (Fat Possum Records/Bella Union, 2018) degli Spiritualized. A cura di Alessandro Piccin.