Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Neneh Cherry – Broken Politics

2018 - Smalltown Supersound / Awal Recordings
trip hop

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Fallen Leaves
2. Kong
3. Poem Daddy
4. Synchronized Devotion
5. Deep Vein Thrombosis
6. Faster Than the Truth
7. Natural Skin Deep
8. Shot Gun Shack
9. Black Monday
10. Cheap Breakfast Special
11. Slow Release
12. Soldier


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Coerenza. Questa la parola che sentirete ripetere sotto traccia tra i solchi di questo “Broken Politics”. Risuona un po’ ovunque a caratteri cubitali in questo nuovo episodio di una carriera sontuosa, cristallina; una seconda giovinezza che tanto seconda non è: la ragazza Neneh stiamo ancora aspettando di vederla invecchiare. L’album precedente, “Blank Project”, un ritorno di inaudita potenza a diciotto anni di distanza dal precedente che vale una discografia: questo non è da meno.

L’incipit è affidato a Fallen Leaves, a confermare le dichiarazioni della Cherry per cui quest’album sarebbe “quieter and more reflective” rispetto al precedente. Paradossalmente, però, questa nuova fatica ha un afflato più estroverso, solare, di “Blank Project” (curiosa la ripetizione delle iniziali nei due dischi, BP), dove la maggiore irruenza e abrasione nel sound potevano essere un modo per esorcizzare e superare un pesante lutto personale. Anche qui il dolore legato a un evento luttuoso non è un’influenza estranea al disco, ma in qualche modo è chiaro fin da subito come l’atmosfera è più dimessa, più rilassata. Merito molto anche di Kieran Hebden, aka Four Tet, che ha messo la sua firma su tutti i brani del lotto. E il motivo ricorrente suonato all’arpa che caratterizza questo primo brano ha decisamente un che del producer (o potrebbe essere uscito da una delle tante sessioni che Ryuichi Sakamoto e David Sylvian hanno condiviso nel corso del tempo). L’umore fumoso e urbano del singolo Kong tradisce la longa manus di un altro vecchio amico, che alla nostra deve peraltro qualcosa per l’inizio della propria, di carriera. Robert “3D” Del Naja torna sul luogo del delitto e della nostalgia contribuendo a confezionare un brano con un andamento che ricorda tanto i tempi di Karmacoma, così come quelli più recenti di Take It There.

Si parla di politica, ma in toni personali, appassionati. Prima di tutto il rispetto, quello che ci viene negato, soprattutto quando veniamo colti in momenti di debolezza. Ma le invettive assumono un tono intimista, sono tirate soffuse, come in Faster Than The Truth: l’unica traccia di ostilità la riscontriamo nella batteria borbottante di sottofondo, ma rimane sempre più un rumore di sottofondo, mai una minaccia. Altrove fanno capolino vecchie conoscenze d’infanzia della Cherry, come il sax campionato di Ornette Coleman che lancia il break in Natural Skin Deep, momento di respiro in un pezzo altrimenti pervaso da un’inquietudine costante. Ed è proprio ai funerali del compianto sassofonista che la Cherry ascolta l’espressione Shot Gun Shack, canale di un concetto complesso, per il quale le armi sono portatrici di miseria e morte, eppure potenti e sensuali.

Anche quando filtrata attraverso l’estetica ritmica carezzevole di Four Tet, la personalità di Neneh Cherry non arretra di un millimetro e mette a segno un altro colpo eccellente, frutto di collaborazioni sempre azzeccate e gestite al meglio. Da ascoltare in ambienti intrisi d’incenso, a luce soffusa, con animo meditativo ma sereno.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni