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GOLDENGROUND: AC Noises

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Questo capitolo di Goldenground sarà forse più significativo per chi è familiare con la chitarra come strumento, ma può essere interessante per tutti non per rudimenti tecnici ma per capire cosa c’è dietro alcuni suoni che ci fanno sognare e innamorare della musica. Ogni chitarrista, con veramente pochissime eccezioni, ha ai suoi piedi un set di effetti, delle scatolette di metallo, che all’occorrenza attiva e disattiva a seconda di quello che il pezzo richiede in quel momento. Questi effetti possono trasformare la chitarra in un docile agnellino o in un carroarmato di potenza, possono causare trip allucinogeni pesanti oppure possono perforare i timpani con frequenze al vetriolo. Da qualche anno a questa parte la produzione di quelli che in gergo vengono chiamati “pedali” ha visto un fiorire di piccoli produttori che si sono opposti e nel tempo imposti allo strapotere delle grandi aziende, per citarne due tra le più famose Boss ed Electro Harmonix. In Italia uno dei più recenti brand che ha riversato un sacco di bellissime scatolette tra i piedi dei chitarristi di tutto il mondo si chiama AC Noises ed oggi avremo il piacere di avere alcune risposte da suo padre Andrea

Dicci Andrea, com’è nata l’idea di produrre pedali data la grande quantità di piccoli brand che già ci sono ? Raccontaci i primi passi di questa avventura.

A dire il vero l’idea di creare un vero e proprio brand è nata da Claudia, mia compagna nella vita e nel lavoro. Una sera stava guardando delle foto su Instagram ritraenti pedali già esistenti e, vedendoli particolarmente curati anche nell’estetica (lei è fotografa/illustratrice e di conseguenza possiede un occhio particolarmente attento per questo genere di cose), se n’è uscita dal nulla con una domanda del tipo “perché non li facciamo anche noi?”. Io fino ad allora avevo sempre e solo realizzato pedali per me stesso con lo scopo di ampliare la mia personale gamma di effetti che ero solito usare in studio (non sono mai stato un performer ma ho spesso lavorato come producer/sound designer per media) o al massimo per qualche amico chitarrista, di conseguenza non avevo in mente di dar vita a qualcosa di simile. Nei giorni successivi però le cose hanno preso sempre più forma per diversi motivi, uno su tutti proprio la consapevolezza di poter creare qualcosa di particolarmente valido e ricercato in termini sonori. La mia passione ventennale per la musica e la conoscenza acquisita nel campo del sound design hanno trovato sempre più sfogo nell’elettronica e, grazie allo stimolo ricevuto da Claudia, insieme a quest’ultima abbiamo deciso che valeva la pena provarci. Abbiamo cominciato con progetti più semplici proprio per testare le nostre possibilità all’interno di questo mercato particolarmente saturo. Riuscire a ritagliarsi il proprio spazio con drive e fuzz era infatti la nostra prima sfida e, a quasi due anni di AC noises, la nostra impressione è di averla affrontata bene. Tanti semplici appassionati piuttosto che musicisti professionisti oggi hanno quei drive e quei fuzz in pedaliera e questo per noi significa molto e ci regala diversi stimoli per il futuro.

Il nome è molto carino e accattivante così come le grafiche sui vostri pedali fino ai nomi degli stessi: AMA, VOLA ecc.. hanno un che di futurista! Spiegaci come avete scelto il nome del brand e a cosa vi siete ispirati per i nomi dei pedali e per le grafiche.

AC sta semplicemente per Andrea e Claudia. Abbiamo dato vita a questa creatura insieme così come insieme viene gestita ogni singolo giorno, quindi ci sembrava giusto mantenere l’essenza di questo lavoro di coppia anche nel nome. Poi abbiamo aggiunto “noises” anziché “pedals” perché non volevamo porci questo tipo di limite (ad oggi abbiamo produciamo solo pedali, ma domani chissà…). I nomi dei nostri pedali nascono invece dalla nostra interpretazione nei confronti della relazione tra un determinato effetto e la sensazione che questo ci suggerisce quando viene utilizzato. A nostro modo di vedere, la relazione tra suono ed immagine è sempre presente. Forse è tutto frutto della mia deformazione professionale da sound designer per media, della passione per le colonne sonore o altro, ma proprio non riesco a fare a meno di immaginare qualcosa quando ascolto un suono. Ogni volta che testo un prototipo tendo quindi a provare una determinata sensazione visiva ed in tal senso lancio degli input a Claudia, la quale poi trasferisce tutto su carta realizzando diversi schizzi relativi a queste mie “visioni”. Quando poi scegliamo l’illustrazione definitiva a quel punto il nome viene quasi da se e viene pensato come una sorta di consiglio/suggerimento per chi acquisterà il pedale (per questo si tratta sempre di verbi). È come se fosse il nostro primo “grazie” nei confronti di chi ci supporta e, per rendere il tutto più autentico ed emotivamente sentito, abbiamo deciso di farlo in lingua Italiana.

Arriviamo alla parte un po’ più tecnica. I pedali AC Noises suonano in modo davvero originale, cos’è che li rende così unici ? Raccontaci come viene ideato un pedale dall’inizio alla fine del processo.

Come accennavo prima, credo che il segreto sia da attribuire al mio percorso personale. Non ne faccio un fatto di competenze nell’elettronica o di particolari abilità (quelle servono anche, certo) ma è un discorso più legato alla mia storia di ascoltatore ed appassionato di musica e suoni. Ho 33 anni e faccio quindi parte di quella generazione che sa davvero cosa vuol dire pagare fisicamente una copia di un disco. Io negli ultimi vent’anni ne ho comprati una quantità incredibile ed ho ascoltato e studiato davvero qualsiasi genere musicale (sia per diletto che per il percorso di studi vero e proprio che ho intrapreso ai tempi dell’università), maturando una certa preferenza nei confronti delle nicchie alternative ma non solo. Su ogni singolo suono ci ho passato pomeriggi interi, quindi ho sempre vissuto l’ascolto di un brano come un momento davvero catartico e questa cosa dura dalla fine degli anni ’90. Quando poi ho deciso di studiare e lavorare come sound designer, il tutto ha acquisito ancora più valore. Davanti ad ogni singolo plug-in, virtual instrument o altro ho sempre avuto la voglia ma anche la necessità di perderci la vita intera, questo perché il mio modus operandi è sempre stato quello di partire da un suono che si manifesta sotto forma di idea astratta per poi personalizzarlo manipolandone i valori e renderlo dettagliato nelle varie sfumature. È un processo lungo ma incredibilmente soddisfacente (oltre che a mio modo di vedere necessario). Oggi è lo stesso con i nostri pedali, solo che anziché spostare numeri su un’interfaccia digitale sposto componenti elettronici nella breadboard (le schede utilizzate per realizzare prototipi di circuiti elettrici). Quando poi sono soddisfatto del risultato al 100% (in genere dopo mesi) la palla passa a Claudia, la quale progetta lo schema di foratura dei box, la colors palette, l’illustrazione che poi verrà stampata in digitale ed in sostanza tutti gli aspetti estetici legati al prodotto.

Fino ad ora abbiamo visto uscire 4 modelli di pedali (più uno special), qual’è quello di cui sei più fiero ? C’è un pedale che ti ha richiesto maggiore fatica nella realizzazione?

Il nostro riverbero con oscillatore e bit crusher AMA ha sicuramente guadagnato un posto speciale nella nostra giovane storia. Non solo perché si tratta del nostro top seller ma proprio anche per il lavoro che c’è stato dietro. Dopo l’ascolto di una colonna sonora di un film thriller/horror s’è sviluppata dentro di me questa malsana idea di unire un simulatore di spring reverb ad un bit crusher ed il processo di sviluppo è stato molto lungo e complesso ma n’è valsa sicuramente la pena. È un pedale strano, non per tutti. All’inizio aveva anche subìto qualche critica da qualche altro costruttore (e qui onestamente non so se si trattava di una vera e proprio critica o se era una una sorta di malcelata invidia) del tipo “il nuovo pedale AC Noises può essere interessante ma secondo me sul palco non te ne fai nulla, è più per fonici o DJ”. Poi è finita che questo pedale è stato scelto da componenti di band come Nine Inch Nails, Mogwai ed A Perfect Circle, quindi possiamo sicuramente dire che all’AMA gli si vuole particolarmente bene.

Ci sono AC Noises nei negozi di tutto il mondo e sotto i piedi di grandi chitarristi del calibro di Matt Pike! Come avete fatto a raggiungere un pubblico così largo e degli artisti così importanti in relativamente così poco tempo ? E come vi trovate con gli artisti che usano i vostri suoni?

Guarda, mi piacerebbe darti una risposta particolarmente sensata ma la verità è che io per primo non ne ho idea. Voglio dire, è ovvio che è nel nostro interesse sia cercare di farci conoscere da un pubblico più vasto possibile che riuscire a beccare qualche nome grosso per avere un po’ di promozione ma di fatto la verità è che ci siamo limitati alle cose più scontate: passa una band da Milano che A) ci piace e B) potrebbe essere interessata ai nostri pedali? Ok, proviamo a contattarli per vedere se hanno voglia di provarli durante il soundcheck o quando vogliono loro. Se non gliene frega niente o se li provano e poi non gli dovessero piacere pazienza, ci guarderemo il concerto e torneremo a casa. Fino ad oggi è stato sempre molto soddisfacente, in quanto non c’è mai stata una sola occasione in cui qualche band/artista ha provato i pedali senza prenderne almeno uno. Fortuna? Pedali magici? Non lo so, so solo che questi primi due anni sono stati pazzeschi. Con alcuni artisti e/o con gente delle loro crew sono nate delle vere e proprie amicizie e ci si sente spesso. È successo con gli Afterhours l’anno scorso e con i Mogwai quest’anno ma ecco, ci tengo a dire che questo genere di cose non capita solo con le band di un certo calibro. Anzi, questo lavoro ci sta facendo conoscere band e persone fantastiche anche perché fondamentalmente abbiamo sempre un approccio molto punk con tutti: chi passa di qua per provare i pedali spesso si ferma anche a pranzo per una carbonara e poi si creano altre occasioni per rivedersi e stare insieme (spesso i loro live). Questo è sicuramente l’aspetto che preferiamo di più di questo nostro lavoro perché in fin dei conti si tratta sempre di musica, una di quelle entità in grado di unire davvero le persone.

Sui social siete molto attivi e molto efficaci, credi che questo vostro punto di forza sia stato determinante per la diffusione dei vostri suoni?

Beh, evitare i social nel 2018 credo che per un’azienda di qualsiasi tipo rappresenti una sorta di harakiri, soprattutto per quelle piccole come la nostra. Nel senso, se avessimo i milioni magari metteremmo un post al mese e nel frattempo sborseremmo cifre pazzesche per essere presenti su ogni rivista, sito, blog, canale youtube del settore ed attirare potenziale clienti da là. Ma dato che i soldi sono sempre un problema non ci resta che fare quello che possiamo con il meglio che abbiamo a disposizione. Come già detto Claudia è una fotografa professionista e di conseguenza la gestione di Instagram è in mano sua dal giorno 1. Sicuramente è anche grazie ai social che abbiamo avuto la possibilità di farci conoscere e ricevere ordini da ogni parte del mondo, questo né vogliamo e né possiamo negarlo.

Che risposta avete dalle persone che usano i vostri pedali? C’è qualcuno che si lamenta e che vi manda qualche insulto o sono tutti innamorati di AC Noises?

Anche qui possiamo ritenerci molto soddisfatti perché di fatto abbiamo registrato un solo reso in due anni ed in ogni caso abbiamo sempre ricevuto tanto affetto da chi ci ha scelto. Qualche volta nel mercato dell’usato Statunitense salta fuori qualche nostro pedale e all’inizio non nascondo che ci si rimaneva un po’ male ma più per una questione affettiva che altro, qualcosa del tipo “PERCHÈ STAI ABBANDONANDO NOSTRO FIGLIO?”. Poi in realtà abbiamo realizzato che si tratta di una cosa normalissima (e chi usa pedali o strumenti musicali in genere lo sa bene), a volte si cambiano setup, si passa al digitale, si deve monetizzare e via così, ma nessuno ci ha mai rivolto mezza lamentela ed ovviamente non possiamo che esserne felici ed orgogliosi. Poi se è effettivamente partito qualche insulto non lo so, magari è successo anche ma se non ne sono a conoscenza è perché Claudia l’ha sicuramente rimosso per nascondermelo ed evitare di fomentare la mia vena sicula.

Cosa dobbiamo aspettarci in futuro da AC Noises? Dacci qualche anteprima dei vostri piani!

Attualmente stiamo ultimando gli ultimi dettagli per l’imminente uscita del nostro prossimo pedale. Si tratterà di un’edizione limitata di una macchina infernale creata in collaborazione con Xabier Iriondo degli Afterhours. Lui nella band utilizza il nostro fuzz ESPLORA da un anno e mezzo e quando ci ha scoperti ci ha subito proposto questa collaborazione la quale finalmente sta per vedere la luce (dopo più di un anno di tentativi e prototipi). Sarà qualcosa di molto violento ed esagerato, qualcosa di sicuramente molto difficile da trovare in un solo pedale. Del resto non poteva essere altrimenti in quanto Xabier, oltre ad essere uno dei chitarristi più particolari e sperimentali del nostro paese (e non solo) è sempre stato un grande intenditore di questo mondo. Quando aveva aperto il suo negozio a Milano nei primi 2000, è stato probabilmente il primo importatore Italiano di marchi come Earthquaker Devices e Death By Audio, brand che oggi sono dei colossi ma che ai tempi qui in Italia non conosceva nessuno se non lui. Insomma, siamo sicuramente gasati per quello che stiamo per tirare fuori anche se purtroppo si tratterà appunto di una limited edition (solo 25 unità), quindi non possiamo fare altro che consigliare di rimanere aggiornati sulle nostre pagine Instagram e Facebook per essere sicuri di non perdere l’uscita di questa folle macchina.

Ti ringraziamo molto per il tempo che ci hai dedicato, ti auguriamo un buon lavoro ed aspettiamo al più presto nuove magiche scatolette marchiate AC Noises!

Grazie a te Matteo e ad Impatto Sonoro tutta, sia per questa intervista che per tutto quello che fate ogni giorno per la cultura musicale di questo paese.

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