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Muse – Simulation Theory

2018 - Warner Bros.
pop / rock

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Tracklist

1. Algorithm
2. The Dark Side
3. Pressure
4. Propaganda
5. Break It To Me
6. Something Human
7. Thought Contagion
8. Get Up And Fight
9. Blockades
10. Dig Down
11. The Void


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I Muse, gruppo rock britannico con una carriera di quasi venticinque anni alle spalle, non deve preoccuparsi di dimostrare quanto talento artistico c’è dietro quel nome perché la stoffa c’è, c’è sempre stata e, tutti gli album in studio e le copiose date in tutto il mondo sono solo alcuni dei trofei simbolici collezionati nel tempo da questi maestri del rock. Matthew Bellamy (voce e chitarra), Chris Wolstenholme (basso) e Dominic Howard (batteria) hanno portato avanti con sicurezza il loro ideale di musica attraverso un viaggio lungo e intenso che, dagli anni ‘90 è giunto oggi, nel 2018 ad un nuovo capitolo. L’ottava creazione dal titolo “Simulation Theory”è uscita per l’etichetta discografica Warner Bros lo scorso 9 novembre.

Questo lavoro non ha niente in comune con i dischi passati del trio di Teignmouth poiché si installa su un’atmosfera pop anni ‘80, tra lampi di elettronica e suggestioni sinfoniche, in cui, seppur mantenendo un’attitudine rock, la band mira alla pura sperimentazione. Gli undici brani sono stati prodotti dal gruppo insieme a produttori importanti quali Rich Costey, Mike Elizondo, Shellback e Timbaland.

Le prime tre canzoni Algorithm, The Dark Side, Pressure sono tre perle avvolgenti che puntano ad aprire la mente dell’ascoltatore fagocitandolo dentro una dimensione pop elettronica spregiudicata e ricca di sintetizzatori; ma è attraverso Propaganda, un frammento decisamente forte, che i Muse determinano in maniera perfetta il mood dell’album, azzeccandone la direzione. Il carattere sonoro di questo brano è lampante, tanto da prestarsi bene per quella che sarà l’esibizione live. Break It To Me è una composizione ipnotica ma confusa, non all’altezza del resto, a cui seguono le intense Something Human e Thought Contagion.

Dopo la prima metà del disco si arriva alla power ballad Get Up And Fight da lì in poi la discesa con gli ultimi tre pezzi Blockades, il cui ultimo assolo di chitarra del frontman fa gongolare i fan di vecchia data, Dig Down che ricorda le sonorità di Madness, il singolo più apprezzato di  “The 2nd Law” (2012), e infine il brano The Void, che si ricollega a quell’atmosfera apocalittica iniziale velata ora di un barlume di speranza. 

Mentre il concept dietro l’album “Drones”(2015) era raccontare di qualcuno che, in qualche modo, si sentiva intrappolato in una sorta di realtà distopica, “Simulation Theory”, al contrario, tratta la fuga da quel mondo alla ricerca del contatto umano.

Ogni band, non importa quanto affermata, punta in alto: ecco perché i Muse hanno osato con nuove sonorità, senza limitarsi a ciò che è comodo o familiare. È solo abbracciando nuovi generi musicali che si può aspirare a creare qualcosa di innovativo e originale.

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