Per un ragazzo abituato a musica spesso più estrema, sarebbe potuto sembrare un disco frivolo e di poco spessore e invece quella voce mai del tutto intonata e quelle sferzate di chitarra acustica come pennellate violente su una tela, mi hanno colpito più di tutti i distorsori degli anni 2000. Anche il mood generale sì, era sull’happy, blueseggiante, un po’ scanzonato…ma aveva un motivo! Non era semplicemente la superficialità di sorridere e dimenticarsi di tutto il resto – era un immergersi totalmente in qualsiasi cosa, bella o brutta, buona o cattiva, e galleggiarci dentro come una barchetta di legno su un oceano sconfinato. È quella per me la fonte della spensieratezza di “Barrett”: la consapevolezza profonda di essere un piccolo nulla in mezzo all’infinito
Una canzone in particolare tengo nel cuore, Dominoes. Alla batteria un David Gilmour a fare da papà a questo genio bambino incontrollabile e alle tastiere un allegro Richard Wright che si diverte come quando all’asilo giochi col tuo migliore amico. Il testo poi “You and I and Dominoes, the day goes by” un’ode al tempo perso, a tutte quelle volte che ci si sente fermi, incastrati da qualcosa o qualcuno mentre il tempo inesorabilmente continua la sua folle corsa.
Dominoes mi ha accompagnato in momenti non propriamente felici, mi ha aiutato a superare delle situazioni di forte stress psicologico ed emotivo, con il suo andazzo altalenante ma rassicurante, e mi ha insegnato la contemplazione e l’infinita bellezza del vivere la noia e di abbandonarsi ad essa, perché non è necessario continuamente fare cose alla velocità della luce nella vita, a volte è necessario fermarsi e rendersi conto di essere, semplicemente di esistere senza opporre nessuna resistenza.