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High On Fire – Electric Messiah

2018 - eOne Music
stoner metal / sludge

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Tracklist

1. Spewn From The Earth
2. Steps Of The Ziggurat/House Of Enlil
3. Electric Messiah
4. Sanctioned Annihilation
5. The Pallid Mask
6. God Of The Godless
7. Freebooter
8. The Witch And The Christ
9. Drowning Dog


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Non è mai facile parlare di pesi massimi come Matt Pike e gli High On Fire, una strana aura di magnitudine e magnificenza li precede anche al semplice ascolto di un nuovo disco uscito, qualsiasi cosa abbiano deciso di incidere. Nulla toglie che gli High On Fire possano anche voler rinnovarsi nello stile e nella composizione, come accade nel caso dell’ultima uscita “Electric Messiah”. Questa volta il lavoro è ispirato ad un sogno di Pike, un’apparizione dello scomparso leader dei Motörhead, Lemmy Kilmister che oltretutto lo deride e lo bullizza. Conoscendo il personaggio sicuramente non sarà stato molto carino, gli avrà detto tipo: “maledetto ciccione che non sei altro, neanche due cannette riesci a reggere! e cosa sono tutti quegli Orange sul palco, ce l’avrai mica piccolo eh?” o qualcosa del genere. Chiaramente, come anche specificato da Pike stesso, Lemmy è Lemmy e nessuno può né sostituirlo né provare ad imitarlo senza mettersi in ridicolo, ogni paragone con una leggenda ha come risultato solamente di evidenziare quanto infinitamente migliore e irraggiungibile sia la leggenda stessa, anche se l’altro termine di paragone sono gli High On Fire che alla leggenda sono molto vicini. 

Sia la voce che le ritmiche spinte, quasi hardcore sin dalla rabbiosa apertura Spewn From The Earth, ricordano la compianta band londinese, tanto che un primo titolo al disco era “Insect Workout With Lemmy”. Tuttavia i suoni nettamente più pesanti e la foga ancora più accentuata fanno di “Electric Messiah” un’opera originale ed ispirata, seppur simile nell’intenzione, estesi assoli di chitarra compresi purtroppo, forse unica nota negativa. Pike e compagni in questo nuovo capitolo degli High On Fire, sono un carroarmato lanciato a 200km all’ora, una furia inarrestabile, come fiamme su foglie secche impregnate di benzina. Non sono molti i momenti di tregua, fatti salvi alcuni intro che sfociano subito in una pioggia di lava incandescente e pochi brani come Steps Of The Ziggurat/House Of Enlil e Drowning Dog.

Davvero interessante la genesi e il significato di questi due pezzi, il primo è una “rock opera” a detta di Pike; una storia sull’antica popolazione dei Sumeri che adoravano due dei costantemente in lotta tra loro per il potere. Addirittura alla fine del pezzo si alternano tre ambienti riferiti a tre diversi personaggi, i due dei fartelli in lotta ed Isis, ciascuno ha una sua parte, nello specifico una ad alta una a media ed una a bassa intensità; un pezzo altamente teatrale e dal sapore epico, uno slancio artistico indubbiamente ben riuscito. Il già citata chiusura Drowning Dog, oltre che un mood più sludge rispetto al resto del disco, vede trattati temi come la coscienza collettiva offuscata dai media, argomenti cari a Pike che si fa alfiere liberatore delle nostre menti soggiogate dalla routine, dal conto corrente e dai dibattiti politici.

A ben vedere la liberazione dalle catene che inchiodano il nostro spirito alla conformità e all’obbedienza, dovrebbe essere compito di ogni buon disco. La musica vera è prima di tutto rivoluzionaria e scomoda al potere, altrimenti è solo la base per un balletto di marionette meccaniche e noi siamo le marionette così comode legate ai nostri fili da non accorgersi di essere manovrati ad ogni movimento ed in ogni momento delle nostre corte e dolorose vite.

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