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John Grant – Love Is Magic

2018 - Bella Union
elettronica / funk

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Tracklist

1. Metamorphosis
2. Love Is Magic
3. Tempest
4. Preppy Boy
5. Smug Cunt
6. He’s Got His Mother’s Hips
7. Diet Gum
8. Is He Strange?
9. The Common Snipe
10. Touch And Go


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Non mi dispiacerebbe davvero essere John Grant nella mia prossima vita. Certo, magari un pochino meno paranoico e traumatizzato da come ha vissuto la sua omosessualità. A qualche anno di distanza dal tutto sommato piacevole “Grey Tickles, Black Pressure” ritroviamo l’artistone americano che procede spedito portando avanti il suo messaggio: faccio quel che mi pare e non ho peli sulla lingua. Potrei replicare il discorso che ho fatto per il precedente album, perché se questa è la miglior qualità del nostro, è anche il suo peggior difetto. Oltretutto ancora più difficile da ignorare su “Love is Magic”.

Sull’iniziale Metamorphosis, infatti, pare che John si sia dato quasi al cabaret, svirgolando e sputando una sorta di flusso di coscienza su un tappeto di synth che funkeggiano e bombeggiano; lo riesco quasi a intravedere col face paint bianco – come nella copertina – che saltella e fa movimenti isterici con le sopracciglia. Sembra un bambino che ha appena scoperto quali parole facciano arrabbiare i genitori e sta recitando tutta la lista mentre si frega le mani con un sorrisetto compiaciuto. Poi si ferma, si perde nell’etere, tutto rallenta e ci parla della madre morta e di come lei sia andata via mentre era distratto, ovviamente poi si riparte. L’ascoltatore potrà sicuramente sorridere, ma personalmente non è un pezzo che ascolterei oltre il necessario perché non mi lascia proprio nulla, forse dal vivo sarebbe diverso, non saprei. Comprendo quale fosse il suo obiettivo, ma continuo a non ritenere il pezzo interessante a livello di melodie e musicalità.

In altri punti riesce con discreto successo a riverniciare il vecchio messaggio escapista del classico I Wanna Go To Marz su Tempest, dove fa una lista di vecchi giochi Atari con cui sarebbe bello rifugiarsi col suo partner, mentre il tappeto musicale alterna “blip blop” a sventagliate di sintetizzatori in arpeggio. Preppy Boy invece vorrebbe farci ballare e rimbalzare, ma la voce e la scrittura di Grant davvero mal si prestano a fare “funk”, ci prova disperatamente da anni ma non mi ha mai convinto che avesse i numeri giusti per quel genere. D’altronde, non penso proprio che uno possa imparare a 40 anni come essere funky. Ne troviamo diversi di quel tipo di pezzi di cui Grant pare fin troppo appassionato (Diet Gum va avanti per quasi otto minuti!); risultano sempre simpatici e vi faranno muovere un pochino le anche, ma non è niente che torneresti mai volontariamente ad ascoltare perché lasciano proprio poco.

E questo è un po’ il punto del disco, ogni pezzo è interessante sulla carta, ma poco coinvolgente all’ascolto effettivo. Ci sono fortunatamente un paio di eccezioni che confermano ancora l’ottima capacità dell’americanone per le ballate emozionanti. La title track a proposito utilizza benissimo i synth per una sonorità retrò e moderna insieme, più il suo registro a metà sussurrato e barocco che personalmente adoro e che condisce sempre tutti i suoi momenti migliori. Davvero avrei voluto tutto un album così, non necessariamente condito da malinconia, ma con un’attenzione all’accompagnamento e alla melodia invece di questa sua voglia di essere sopra le righe e vagamente provocatorio. Is He Strange invece parla del suo isolazionismo e del recente amore per l’Islanda, in un pezzo che gioca sulle sue migliori caratteristiche.

Con “Love is Magic”, John Grant continua a voler sfidare costantemente l’ ascoltatore, finendo per dividere il pubblico: chi si era appassionato a lui di recente troverà tanti motivi per continuare, i fan di vecchia data avranno qualche perplessità in più. Personalmente, eccetto tre momenti notevoli, non trovo gran motivi per isolare questo lavoro nella sua discografia. Nonostante abbia sempre ammirato l’artista e la persona, nonché il coraggio insito in certe scelte, continuo a scendere il coinvolgimento che percepisco dalla sua musica.

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