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Portrayal Of Guilt – Let Pain Be Your Guide

2018 - Gilead Media / Holy Roar Records
post-hardcore / black metal

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Tracklist

1. Daymare
2. Among Friends
3. A Burden
4. Let Pain Be Your Guide
5. Your War
6. Chamber of Misery (Pt. II)
7. Life Hoods Nothing
8. The Hunger
9. Death is Gentle
10. Until We’re Dust


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Il fiato mozzato, l’incapacità di mantenere le mani ferme, lo sguardo che si appiccica impotente al suolo, costretto dalla paura a restare immobile, come incatenato da un’entità altra che detta rigide regole dall’alto della sua forza bruta.

Queste sono solo alcune delle sensazioni che si percepiscono di fronte al primo ascolto di “Let Pain Be Your Guide”, full lenght di debutto dei texani Portrayal Of Guilt, astri nascenti di una realtà screamo in continua evoluzione, in grado di muoversi ben al di fuori dei già labili confini delimitati da questo genere nel corso degli anni.

Holy Roar Records e Gilead Media uniscono le forze per l’uscita di questo dieci tracce che si fionda di diritto tra le uscite migliori dell’anno, sostanzialmente annichilendo buona parte del materiale hardcore e metal rilasciato nei mesi addietro da band sicuramente più blasonate e riconosciute. Complice, o colpevole di questo assalto sonoro, è la cattiveria diretta e senza scrupoli che il quartetto di Austin profonde senza alcuna pietà e senza risparmiare i propri strumenti, come a voler dimostrare che il male della società moderna ha un volto – e un suono – di cui “Let Pain Be Your Guide” vuole farsi portatore.

Angosciante, opprimente, a volte quasi fastidioso nella sua stretta mortifera, fredda e oscura, il lavoro dei Portrayal Of Guilt si muove come una bestia in cerca di prede da azzannare a colpi di blast beats e arpeggi soffocanti, tra crescendo post e caos à la Converge. La produzione, affidata a Matt Michel (Majority Rule), l’artwork creato da Chris Taylor (Pg. 99), i contributi vocali di Dylan Walker (Full Of Hell) e di Maha Shami (Nø Man) non fanno altro che aumentare il tasso specifico di una release talmente sporca e cattiva da sembrare quasi irreale.

I tocchi di industrial e noise, sparsi come una sostanza contaminante e destabilizzante (Let Pain Be Your Guide, The Hunger) si insinuano strisciando nel cervello, sostenuti in questa opera di erosione da giri di chitarra ripetitivi e ossessivi (Death Is Gentle). Le poche certezze residue si sgretolano sotto il peso dell’immediatezza e della velocità di esecuzione che caratterizzano questo album: il riff iniziale di Among Friends è talmente confuso nella sua rapidità da bruciare tutto ciò che incontra sul suo cammino, salvo poi aprire a un ritornello in puro stile Birds In Row e Baton Rouge.

Tutto suona imponente, il testo come insieme di concetti e pensieri viene meno di fronte al tripudio generale di devastazione e violenza, per i quali i Portrayal Of Guilt sono freddi calcolatori, cinici nel loro voler schiaffare in faccia una furia senza ritorno. Il futuro è una mera visione di fronte a un brano come Your War, colonna sonora di una discesa agli inferi che nessuno è in grado di evitare. L’unica parola recitata in Chamber Of Misery (Pt. II) è “suffer”, e questo la dice lunga su cosa questo album voglia portarsi appresso: un senso di paura, di terrore, di vuoto che non è possibile sovvertire.

Let Pain Be Your Guide” è un’esperienza totale e immersiva nel lascito della nostra contemporaneità più cupa e malsana, un viaggio di sola andata verso il nulla più assoluto che abbiamo volontariamente creato.

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